lunedì 15 giugno 2009

Rino Formica: Si va verso la Lega delle Leghe

Formica:"Si va verso la Lega delle Leghe"

La prima e più eletta vittima di queste elezioni è l'illusione bipartitica.
A causa di questa allucinazione è caduto Veltroni e su questo abbaglio sta
scivolando Berlusconi. I due grandi partiti hanno perso sette milioni di
voti per correre dietro questo miraggio.
E sino a questo punto, nulla di irreparabile, se non fosse che vi è un
effetto di trascinamento provocato dal crollo della prospettiva del
bipartitismo: il bipolarismo diventa più instabile e vede i due partiti
dominanti alla mercè dei partiti irriducibili all'assorbimento o alla
irrilevanza (Lega da una parte e Italia dei Valori dell'altra).
Il bipolarismo è la rappresentazione plastica delle due grandi aree della
dialettica democratica: l'area di governo e l'area di opposizione.
Il bipolarismo è il cuore della democrazia dell'alternativa. Questa è la
ragione che spinge i due popoli ad essere attenti a ciò che avviene nel
campo altrui perché i vizi e le virtù nelle due aree sono in costante
rapporto osmotico.
I risultati elettorali ci dicono che i due poli sono malati e sono destinati
a produrre instabilità politica e sociale.
Nell'area di governo la vittoria di Bossi non è solo numerica ma ha un peso
specifico che gli consente di partire dalla base forte del potere locale
del Nord, di occupare il Governo centrale e di emarginare il tradizionale
"partito romano". Berlusconi è il più esposto alle contraddizioni perché è
legato fisicamente alla realtà territoriale leghista del Nord e perché è
anche espressione di quel vezzo romano di non saper distinguere tra cosa
pubblica e la "roba" privata.
Nell'area di opposizione il Pd è un ammasso di antiche rovine coperte dal
telone di un teatro tenda dove tutti si esibiscono ma il copione lo scrive
Di Pietro e alla cassa vigilano gli emiliani che sentono l'avvicinarsi della
tromba d'aria.
Quando si dice faremo un congresso vero, si confessa che sinora hanno fatto
congressi falsi.
Mi pare che questo sia stato l'unico strillo di autentica verità emesso in
questi giorni di triste ripiegamento.
A questo punto mi dovrei fermare e dovrei suggerire di far rivivere un
bipolarismo sano e virtuoso e dovrei invitare le parti a bonificare le aree
malsane del leghismo e del dipietrismo.
Ma non si può, perché ricadrei nell'errore degli analisti superficiali.
E' nostro dovere dire se giudichiamo superato o meno il punto di non ritorno
in un processo di trasformazione dell'intero sistema politico italiano.
Il vento degli anni novanta ha portato via la forma e la vita dei partiti
nazionali.
I partiti nazionali che furono la spina dorsale della democrazia italiana si
sono frantumati in un insieme di aggregazioni locali. Questo processo indica
la fine di un impero e l'inizio del feudalismo politico.
Il feudalesimo è una forma di organizzazione sociale primitiva che tende ad
arginare le paure diffuse e le insicurezze individuali sotto lo scudo
protettivo di un capo.
Il feudalesimo è legato sempre alla crisi di un potere centrale e si fonda
su l'abilità di un conte o di un vescovo nel saper tenere il controllo del
territorio.
Questo è il sistema politico che ci consegna la radiografia delle elezioni
del 6-7 giugno.
La realtà che abbiamo sotto gli occhi ci mostra anche un paradosso curioso:
i partiti nazionali tradizionali si sono frantumati in realtà feudali
territoriali, mentre la Lega, che ha distrutto i partiti nazionali, si
presenta come un partito nazionale delle politiche territoriali. Il
federalismo fiscale è stato percepito come una riforma nazionale che
restituisce al territorio il potere impositivo e che punisce gli sprechi
legati alla spesa storica.
Perché la Lega sfonda anche nelle regioni rosse? Perché entra come forza
nazionale per far valere le politiche territoriali nei luoghi ove il Pd è
arroccato nella tutela dei vecchi schemi della società organica che
unificava in un solo corpo le istituzioni, i partiti, i sindacati e l'
economia.
Il tempo stringe e tra un anno avremo le elezioni regionali in tutto il
territorio nazionale in un quadro europeo dominato da un centro-destra
interessato ad una stabilità sociale post-crisi globale.
Il centro-sinistra pensa di andare alle elezioni senza una politica
nazionale delle autonomie territoriali. Le candidature del Pd nel Sud in
queste elezioni e lo sconcio della caccia alla preferenza ci dicono che è
stato superato ogni limite alla decenza.
La storia ci insegna che quando i regimi forti si affermano per via
elettorale, vi è sempre una responsabilità delle forze di sinistra.
I vecchi partiti nazionali restano prigionieri dei loro schemi come lo
furono negli anni '60 quando non capirono che la società si andava liberando
dalle camicie di forza delle discipline di partito.
Oggi non hanno compreso che il centro della elaborazione e delle decisioni
politiche si è spostato dal centro alla periferia. La Lega anticipò questo
processo e ormai lo guida nell'area forte del Paese: il Nord.
Un impetuoso effetto imitativo si svilupperà ancora e raggiungerà un punto
alto nelle elezioni regionali 2010.
In quel giorno la Lega assumerà il ruolo di Lega delle Leghe regionali.
Sarà allora che le burocrazie del bipartitismo (Pd e Pdl) si accorgeranno
che è cominciato un nuovo ciclo politico che richiede uno sbocco
nazionale alle politiche territoriali.
Oggi la Lega condiziona Berlusconi nel governo locale del Nord e nel
governo nazionale, ma non è questa la sua vera vittoria politica.
La Lega ha vinto la battaglia iniziata dagli anni '80 contro il " partito
romano" e contro le politiche nazionali dei partiti tradizionali.
Il problema era reale, la soluzione è irreale: siamo tornati ai feudi e ai
feudatari.
Qualcuno continuerà a baloccarsi con un rinnovamento da farsi con i visini
angelici o diabolici o da realizzarsi con gli espedienti delle consultazioni
primarie o referendarie, mentre la Lega avrà in ogni regione piantato l'
albero di una libertà territoriale centrifuga. E allora sarà forse la Lega a
trasformarsi in forza centripeta perchè godrà della fiducia dei feudatari
locali.
Non so se saranno giorni radiosi o se vi sarà un 'alba grigia. Posso solo
prevedere tempi lunghi per un equilibrio nel sistema politico.
Il tormentone finirà quando sapremo che Berlusconi è andato in pensione e
che gode ottima salute, e che Franceschini ha perso la cassa integrazione
perché l'azienda non c'è più.
Ma non possiamo prevedere se qualcuno avrà la voglia di assumere i vecchi
feudatari conti o vescovi.

On. Rino Formica

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