Da Aprile
La crisi morde davvero
Francesco Scommi , 03 giugno 2009, 17:35
I dati Eurostat: nel primo trimestre del 2009 Pil italiano in calo del 2,4 per cento rispetto ai tre mesi precedenti. Su base annua sfioriamo il sei per cento. La Cgil: "Situazione grave, ma il governo continua a essere inerte". Il sindacato di Corso Italia stima 1 milione e centomila disoccupati nel biennio 2009 - 2010. Il segretario del Prc Ferrero: "Le politiche del governo Berlusconi hanno aggravato la crisi"
Crolla il Pil di Eurolandia nel primo trimestre dell'anno: meno 2,5% rispetto agli ultimi tre mesi dell'anno scorso. È il calo più marcato da quando è nata la zona euro. Nella Ue a 27 il calo è stato invece del 2,4% mentre nel Regno Unito dell'1,9%. È quanto emerge dai dati diffusi oggi dall'Eurostat (l'istituto di statistica europeo), che confermano le stime flash di maggio. Su base annua, invece, il Pil della Ue- 16 è calato del 4,8% mentre nella Ue-27 del 4,5%.
Analizzando il Pil dei singoli Paesi di Eurolandia nel primo trimestre del 2009 rispetto agli ultimi tre mesi dell'anno scorso i dati più negativi riguardano la Germania (-3,8%), poi Austria e Olanda (-2,8%), Italia (-2,4%), Spagna (-1,9%), Belgio (-1,6%) e Francia (-1,2%). Anche su base annua la 'maglia nera' tra i Paesi della zona Euro va alla Germania (-6,9%), seguita da Italia (-5,9%), Francia (-3,2%) e Spagna (-3,0%). Tra i Paesi dell'Europa dell'est a resistere alla recessione è la Polonia, che segnala una crescita dello 0,4% sul trimestre precedente e dell'1,9% su base annua.
In Lituania il calo rispetto al trimestre precedente è stato del 10,5%, in Lettonia dell'11,2% mentre dati negativi si sono registrati anche per Estonia, Romania, Slovacchia e Ungheria. A incidere maggiormente sulla recessione nel primo trimestre del 2009 nella zona euro - evidenzia l'Eurostat - una diminuzione di mezzo punto percentuale nella spesa delle famiglie per i consumi (-1% nella Ue-27), un calo del 4,2% degli investimenti (-4,4% nella Ue-27), dell'8,1% dell'export (-7,8% nella Ue-27) e del 7,2% delle importazioni (-7,8% nella Ue-27). Secondo quanto sottolinea sempre l'ufficio europeo di statistica, nel primo trimestre del 2009 il Pil statunitense è calato dell'1,5% mentre quello del Giappone del 4%.
Secondo il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, i dati rappresentano "una conferma ulteriore della gravità della crisi mentre il governo continua ad essere inerte". Per il dirigente sindacale, inoltre, "il dato sul Pil, su base tendenziale, significa una caduta a marzo di -5,9 punti nel 2009, che porta inevitabilmente ad un Pil annuo a -5%, così come indicato dal Governatore della Banca d'Italia".
Inoltre, osserva Megale, "le conseguenze più immediate sono sull'occupazione, sui redditi e sul sistema produttivo, ricordando che in autunno raggiungeremo il punto più critico". Sull'occupazione, spiega, "tra il 2009 e il 2010 un calo del Pil così consistente comporterà un incremento della disoccupazione che coinvolgerà 1,1 milioni di lavoratori in più: i giovani disoccupati sotto i 35 anni saranno +639.777 rispetto al 2008, per un totale di 1.584.777 giovani disoccupati alla fine del biennio. Le donne disoccupate (comprese quelle sotto i 35 anni) saranno invece +548.009 nel 2010, per un totale di 1.465.924 donne che resteranno senza lavoro alla fine del biennio. Una buona parte di questi lavoratori a rischio si trova nei 2 milioni di contratti a termine ricordati dal Governatore Draghi".
Quanto ai riflessi sui redditi, continua il segretario confederale, "già oggi in Italia circa 13,6 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese. Circa 6,9 milioni ne guadagnano meno di 1.000, di cui oltre il 60% sono donne. A tutto questo si aggiungono gli oltre 7,5 milioni di pensionati che guadagnano meno di mille euro netti mensili. Secondo i dati Bankitalia, Il 10% delle famiglie più ricche possiede quasi il 45% dell'intera ricchezza netta delle famiglie italiane. E a far parte delle famiglie più ricche sono da più di 15 anni le famiglie di imprenditori e lavoratori autonomi. Il reddito disponibile familiare tra il 2002 e il 2008 ha registrato infatti una perdita di circa 1.599 euro nelle famiglie di operai e 1.681 euro nelle famiglie con "capofamiglia" impiegato, a fronte di un guadagno di 9.143 euro per professionisti e imprenditori".
In più, aggiunge il sindacalista della CGIL, "l'impatto della crisi sulla distribuzione del reddito e sull'equità, considerando l'abbattimento delle retribuzioni per effetto del ricorso agli ammortizzatori sociali, produrrà un ulteriore perdita di potere d'acquisto per le famiglie di lavoratori. Gli stessi consumi delle famiglie contano a marzo 2009 una variazione tendenziale negativa pari a -5,2 punti percentuali". In tutto questo quadro, afferma, "il Governo italiano continua ad essere inerte. In Europa sono stati stanziati interventi anti-crisi da tutti i principali paesi industrializzati per un valore che va tra il 2% e il 4% del PIL (tra i 26 e i 90 miliardi di euro), mentre in Italia è stato previsto appena lo 0,3% in due anni (appena 4,8 miliardi). Ancora oggi - conclude Megale -, nonostante le parole del Presidente della Repubblica, che invita ad una maggiore coesione sociale, il Governo non ha attivato quel tavolo di confronto con le parti sociali sulla crisi da noi richiesto, ormai da otto mesi".
Per il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, "il crollo verticale del Pil nei paesi dell'Eurozona (-4,8%) e in particolare quello dell'Italia (-5,9% su base annua) dimostra che la situazione del nostro Paese è peggiore di quella, già pesante, degli altri Paesi europei. Vuol dire che dentro le politiche liberiste sbagliate che hanno portato all'attuale crisi, le politiche del governo Berlusconi hanno sortito l'effetto esattamente opposto a quello necessario, aggravando la crisi anziché migliorarla".
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