giovedì 4 giugno 2009

Pierpaolo Pecchiari: La mistificazione del voto utile

Lo stupidario della politica nazionale si è arricchito in questi giorni di una nuova mistificazione, la riedizione dell’appello al “voto utile”. Che, ovviamente, sarebbe il voto per il Partito Democratico: il partito dell’appassionato Franceschini e dello scaltro D’Alema, ma anche il partito di Rutelli, di Veltroni, della Binetti, di Colaninno, della Madia…

Siccome si tratta di ragionamenti che continuano a fare presa tra gli sprovveduti, e vengono diffusi anche da quelli che sprovveduti non sono, ma piuttosto definirei maliziosi, sento l’esigenza di mettere i puntini sulle “i”.

Il voto alle Elezioni Europee serve, chi lo avrebbe mai detto?, a definire la composizione del futuro Parlamento Europeo. In questa assise i gruppi principali sono quello del Partito Socialista Europeo, e quello del Partito Popolare. Il rapporto di forze tra Berlusconi e il Partito Democratico c’entra come i cavoli a merenda. Soprattutto, il numero di seggi occupati al Parlamento Italiano da rappresentanti del maggior partito di opposizione, o dai burattini del leader dello schieramento a lui avverso non è in discussione in questa tornata elettorale.

Certo, il voto alle europee qui da noi sarà letto soprattutto in chiave italiana.

Ma dovremmo chiederci perché qualche interessatissimo profeta di sventura già vaticina che nessuna delle liste “a sinistra del PD” raggiungerà il quorum necessario a superare lo sbarramento del 4%, necessario per eleggere parlamentari europei.
A me personalmente non interessa nulla se Sinistra e Libertà avrà seggi a Strasburgo – e credo non dovrebbe interessare neanche a voi che mi leggete.
Quello che mi interessa, e molto, è che il mio voto – come ogni voto dato a Sinistra e Libertà - sarà conteggiato come un voto per costruire, anche in Italia, un soggetto, che restituisca rappresentanza politica a una sinistra laica, socialista, di governo.
E sicuramente questo voto sarà conteggiato – quorum o meno - come un voto contro Berlusconi, ma anche contro la deriva centrista del PD.

E’ triste che, in preda alla disperazione, ormai convinti di essere sotto la soglia psicologica del 25% e timorosi di chissà quale ripercussione sulla tenuta del loro pseudopartito, Franceschini & C. tirino fuori un’altra volta la storia del “voto utile”. Che in tempi diversi, più ideologizzati di questo, sarebbe almeno stata motivata più seriamente, con ammonimenti tipo “niente nemici a sinistra”! o con motivazioni più “politiche”. Nel richiamo odierno al cosiddetto “voto utile” di politico non c’è niente, c’è solo la folle trovata per cui Berlusconi sarebbe il nuovo Duce e quindi tutta l’opposizione dovrebbe unirsi – ma, chissà perché, proprio nel partito che l’opposizione la fa meno e sicuramente peggio di altri, ad esempio lasciando isolata la CGIL o evitando di incalzare il governo sui temi della laicità dello Stato.

Per dirla alla Fantozzi (il comico, non l’economista): “una boiata pazzesca”!
La mistificazione del “voto utile” serve solo per creare nuove incazzature a sinistra, e paradossalmente può avere un unico effetto: convincere chi non voterebbe mai il PD a far volare l’IdV di Antonio di Pietro verso il 12%. Perché il truce Tonino il quorum lo passa di sicuro, e quanto all’opposizione a Berlusconi, ha sicuramente qualche marcia in più rispetto agli imbelli dirigenti del PD – vogliamo ricordare la mai varata legge contro il conflitto di interessi, e l’cquiescenza verso Berlusconi in più occasioni dimostrata, dalla Bicamerale in poi?

Insomma, siamo alle solite: ancora una volta gli strateghi di via S.Andrea delle Fratte 16 (ditemi voi se non è proprio l’indirizzo giusto per un partito come il PD…), ci regalano solo grande politica!

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