sabato 6 giugno 2009

Franco Bartolomei: Sinistra e libertà, il futuro del socialismo italiano

“SINISTRA E LIBERTA’’ il futuro del Socialismo italiano

Post n°180 pubblicato il 04 Giugno 2009 da socialismoesinistra





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I compagni di SocialismoeSinistra hanno ribadito con forza,nel loro documento sul congresso della federazione di ROMA, la tesi che "SINISTRA E LIBERTA'" rappresenta il progetto costituente di una nuova forza della sinistra italiana,attraverso il quale diverrà possibile salvare le esperienze,la cultura,i valori, e le ragioni storiche ,del Socialismo italiano da un destino di assorbimento, più o meno consensuale, nel Partito Democratico.

Questo progetto politico rappresenta quindi,in modo chiaro e diretto ,la strada per la risoluzione definitiva delle ragioni costitutive del partito, garantendo l'esistenza delle condizioni politiche per la costruzione delle conseguenti nuove soluzioni organizzative attraverso cui assicurare un futuro autonomo al Socialismo italiano.

Per i Socialisti assumono rilevanza decisiva per la adesione a questa prospettiva unitaria alcune convinzioni di fondo, su questioni fondamentali quali il giudizio sulle responsabilità del Partito Democratico nella distruzione della sinistra italiana,la valutazione della natura strutturale della crisi economica e sociale,e la necessità di contrastare l'involuzione della democrazia italiana attraverso la riproposizione su un terreno rigorosamente riformista delle ragioni di una alternativa ai modelli economici, sociali,e culturali,esistenti.

Su questi temi le forze coinvolte nel processo costituente hanno dimostrato una omogeneità di giudizio, per ora sufficiente a dar vita ad una semplice alleanza elettorale,che dopo le elezioni europee dovrà divenire il patrimonio comune di un nuovo soggetto politico unitario ,in grado di fondare le proprie ragioni costitutive su una valutazione convergente delle vicende che hanno condotto la sinistra italiana nel vicolo cieco nel quale è andata progressivamente a cacciarsi per le sue gravi e mai risolte contraddizioni,e su una totale unità di intenti attorno alla necessita di avviare una sua profonda ristrutturazione.

Possiamo dire con certezza,in questo senso,che le forze politiche protagoniste del progetto di "SINISTRA E LIBERTA'" hanno tutte maturato un processo di rilettura degli ultimi quindici anni della storia politica del paese, e del rispettivo ruolo da esse assunto nella vicenda politica ,che ha modificato molti dei vecchi assiomi su cui ciascuna di esse ha fondato la propria esperienza politica.

In ragione di questa evoluzione di giudizio esse hanno tutte consumato una qualche rilevante rottura politica con la rispettiva storia di provenienza per approdare ad un comune ragionamento.

"SINISTRA E LIBERTA'" imposta quindi la sua ipotesi di lavoro su una comune interpretazione di questioni che rappresentano le premesse per un corretto approccio conoscitivo della realtà odierna, a cominciare da una analisi più approfondita delle cause effettive del crollo della prima repubblica ,oggi maturata alla luce dei condizionamenti subiti dai successivi governi dell'ulivo ,che porta ad evidenziare la rilevanza decisiva assunta nella vicenda dal ruolo giocato da un sistema integrato a livello sovranazionale dei rapporti economici e finanziari,parte essenziale e determinante degli orientamenti complessivi del mondo occidentale,interessato a rimuovere un sistema politico incompatibile con il processo di mondializzazione delle economie successivo alla riunificazione nell'89/91 dei mercati globali,troppo incidente e sovrano sui rapporti economici, in cui il debito pubblico costituiva un fattore primario di coesione sociale ed il propellente del suo strutturale interventismo nel sistema economico.

Questa corretta interpretazione, su cui dobbiamo in particolare riflettere noi SOCIALISTI per superare ogni risentimento a sinistra e misurare le vere ragioni di una sconfitta, riconsidera tutta una fase storica della esperienza di governo del Socialismo Italiano ,ridimensionando la valutazione del ruolo dell'attacco giudiziario di "Mani Pulite" a semplice strumento occasionale di uno sfondamento istituzionale ,avvenuto in contemporanea ad un altrettanto massiccio attacco esterno, portato dalla speculazione finanziaria internazionale nel 92/93 all'equilibrio monetario del paese, che ha azzerato definitivamente i margini di spesa pubblica e gli stumenti di politica economica dei governi della prima Repubblica, minandone alla radice le stesse ragioni della utilità sociale e politica della sua continuità.

La considerazione delle ragioni strutturali della fine di quel sistema politico,che aiuta a comprendere le ragioni della sostanziale continuità delle politiche economiche di tutti i governi della seconda repubblica,implica necessariamente Un riesame critico delle responsabilità del PDS nell'aver garantito un consenso di massa alla liquidazione dei partiti di governo nella speranza di realizzare un naturale spostamento a sinistra dei successivi equilibri politici e sociali.

Appare oggi evidente come lo smantellamento di quel quadro politico avrebbe costituito solo la premessa di un definitivo e completo indebolimento di tutto il sistema politico nei suoi futuri rapporti con il sistema economico e finanziario,condizione necessaria, e quasi-sufficiente, per l'affermazione dei processi di privatizzazione necessari a smantellare il sistema della economia pubblica italiana ,e riallineare i rapporti economici e sociali del paese al resto delle realtà più sviluppate dell'occidente protagoniste di quei processi di finanziarizzazione della economia, solo oggi rimessi in discussione, e come quel passaggio abbia segnato l'inizio di un progressivo distacco della coscienza collettiva dai valori sociali,di cui era espressione la stessa costituzione materiale del paese ,rappresentati fino a quel momento dai grandi partiti di massa posti forzatamente in liquidazione.

"SINISTRA E LIBERTA'" afferma oggi le proprie ragioni di esistenza nella piena consapevolezza della esistenza,per la prima volta nella storia unitaria del paese, di una egemonia liberista e conservatrice ,che tende a considerare la critica sociale un artificio privo di oggettività,e la perdita di ruolo della politica come momento superiore della sintesi delle scelte direzionali della società una naturale conseguenza della modernità,ritenendo la sottrazione alla sovranità dei governi della gestione delle politiche economiche una necessità diretta a preservare una presunta neutra obiettività tecnica degli operatori economici, e non il frutto di uno stringente condizionamento dei poteri e degli interessi delle classi dirigenti finanziarie che interagiscono a livello sovranazionale decidendo in quasi totale autonomia gli indirizzi globali dello sviluppo del mondo occidentale.



Il rovesciamento della precedente cultura, fondativa del patto costituzionale, di netto segno progressista, che aveva accompagnato comunque la storia politica di tutta la prima repubblica a partire dalla lotta di liberazione,rischia quindi di costituire la premessa del consolidamento di una nuova coscienza sociale , suscettibile di gravare nel lungo periodo sulla società italiana con i suoi modelli culturali e sociali di riferimento a fronte del permanere delle carenze di una sinistra,rappresentata essenzialmente dal Partito Democratico, incapace di leggere la realtà in mutamento preservando un filo di coerenza nei propri valori di riferimento, prigioniera della propria incapacità di costruire una prospettiva maggioritaria nel paese,pronta a qualsiasi evoluzione,anche la più spregiudicata e confusa, alla ricerca di legittimazioni esterne alle proprie aree sociali di riferimento,o addirittura pronta a suggerire al centro-destra qualsiasi forzatura maggioritaria del sistema elettorale utile a difendere un consenso non altrimenti raggiungibile.

"SINISTRA E LIBERTA'" nasce per invertire questo piano inclinato, riscoprendo una concezione del Riformismo Socialista nuovamente orientata a realizzare una trasformazione democratica dei rapporti economici e sociali, che traduca la consapevolezza sulla natura strutturale della attuale crisi del modello dei rapporti economici e finanziari consolidatosi a livello globale negli anni successivi al crollo del muro di Berlino,ed affermatosi in Italia sulle ceneri del grande compromesso sociale realizzato nella prima Repubblica,in una occasione per ricostruire un progetto di governo della sinistra, ricollegando i fili di un rinnovato rapporto di rappresentanza sociale ad una nuova capacità di ideare i lineamenti di un progetto alternativo di società, attraverso una reinterpretazione dei bisogni, delle domande, e delle aspettative della grande maggioranza della popolazione estranea agli interessi dei poteri economici e finanziari.

Questa ipotesi di lavoro,naturalmente propria di una grande forza Socialista e Democratica, deve necessariamente ripartire da una riflessione critica sulle ragioni della debolezza politica manifestata dalle forze del socialismo europeo,compreso il nostro ulivo, di fronte ai processi di finanziarizzazione delle economie oggi entrati in crisi.

Le Sinistre di governo dei paesi più sviluppati hanno infatti mostrato una sostanziale subalternità alle conseguenze sociali di questi processi ,subendo passivamente dalle classi dirigenti economiche e finanziarie un ricatto pesantissimo sul terreno della redistribuzione del reddito ,accettando la destrutturazione delle politiche pubbliche di intervento ,welfare, e controllo del mercato del lavoro,vittime della loro incapacità di ragionare attorno ad un diverso modello di sviluppo quale unica possibile alternativa riformista ai rischi di esaurimento dei fattori di crescita delle economie sviluppate sotto la pressione dei nuovi produttori emergenti.

La riscoperta dello stato e della spesa pubblica come elemento di governo e riequilibrio delle economie di fronte al disastro causato da un sistema economico che ha preteso di sostituire il debito finanziario alla creazione ed alla redistribuzione della ricchezza realmente prodotta,oggi invocata dalle stesse classi dirigenti economiche e finanziarie in difficoltà,deve quindi rappresentare per "SINISTRA E LIBERTA'" l'occasione per assumere in toto nel suo albero genealogico gli elementi delle politiche della Socialdemocrazia europea,quale asse di riferimento di una possibile azione di governo, ma contemporaneamente può costituire un momento di riflessione su una concezione riduttiva del riformismo, esclusivamente inteso come processo tutto istituzionale e governativo, che tende a trascurare il confronto sociale ed il dibattito culturale quali momenti essenziali della costruzione nella società di un consenso diffuso ad una politica di trasformazione democratica delle società sviluppate.



Su questo terreno risulta di grande rilevanza il contributo dei compagni che aderiscono al progetto riformista di "SINISTRA E LIBERTA'" provenendo dalla esperienza di una sinistra radicale di formazione movimentista, in i quali vengono naturalmente a rappresentare una concezione della aggregazione del consenso politico fondata su un rapporto di rappresentanza diretta della espressione dei bisogni sociali ,anche attraverso la gestione del momento della conflittualità,che alcune impostazioni della Socialismo Europeo hanno teso spesso a sottovalutare in nome di un dirigismo programmatico che ne ha spesso costituito un elemento di indebolimento del suo rapporto con i movimenti spontanei della società.



Da queste considerazioni generali emerge chiaramente come su "SINISTRA E LIBERTA'"ognuna delle forze confluentistia sacrificando quelle parti del proprio DNA politico e culturale ormai divenute inservibili,e come al tempo stesso questo percorso di rigenerazione reciproca costituisca una ulteriore certezza della solidità politica del progetto indipendentemente dai risultati delle elezioni europee.



Noi SOCIALISTI, in particolare, abbandoniamo finalmente quella idea di autosufficienza mista di presunzione e di risentimento a sinistra, vissuta in un succedersi di espedienti tattici privi di spessore ,che è divenuta uno dei limiti principali, oltre alla debolezza dei gruppi dirigenti, delle nostre possibilità di recuperare un ruolo politico, nonostante la incapacità del centro-sinistra di colmare il vuoto politico lasciato dalla dissoluzione del PSI.

Quel che più conta, arriviamo finalmente ad abbracciare la convinzione che il futuro del SOCIALISMO ITALIANO si identifica con la ricostruzione di una nuova Sinistra politica e sociale ,capace di lavorare ad un progetto di cambiamento democratico in grado di individuare un diverso modello di sviluppo, diversi parametri di riferimento della qualità della vita della società, e nuove regole di controllo sociale delle variabili economiche,ritenendo maturo il superamento di divisioni storiche a sinistra che non hanno più ragione rispetto alla profondità della crisi del sistema economico ed ai pericoli che corre la democrazia nel nostro paese



I compagni di SINISTRA DEMOCRATICA, che già condividono con noi la appartenenza al PARTITO SOCIALISTA EUROPEO ,hanno da parte loro elaborato definitivamente il distacco politico ed ideale dalla esperienza di una forza politica ,il PDS,che porta con sè la gran parte delle responsabilità del fallimento politico della sinistra nella seconda repubblica.



La loro rottura politica è maturata nel momento in cui quel partito, di fronte alla incapacità di trasformarsi in una grande forza SOCIALISTA in grado di organizzare per vocazione naturale un consenso maggioritario attorno ad una proposta di governo,ha scelto"per saltum" un approdo estraneo al Socialismo Europeo, mandando al macero una intera cultura politica della Sinistra riformista, e decidendo deliberatamente di proteggere la fragilità della nuova ibrida creatura politica attraverso forzature maggioritarie dei sistemi di voto.



La decisione di lavorare ad un nuovo soggetto della sinistra riformista nasce quindi dalla amara constatazione che il processo politico avviato dal PD finisce inevitabilmente a causa delle sue contraddizioni per facilitare quel processo involutivo della democrazia italiana, favorito dalla particolare configurazione del centro-destra, insito nella affermazione di un sistema dei rapporti economici che intende autoregolarsi fuori da ogni condizionamento delle opzioni politiche espresse nelle sedi istituzionali della espressione della sovranità popolare.



I compagni che hanno abbandonato RIFONDAZIONE COMUNISTA e i COMUNISTI ITALIANI, al tempo stesso compiono il passo più rilevante e generoso, uscendo definitivamente da una appartenenza politica che finora hanno tentato di rigenerare con spirito critico.

Questi compagni, con grandissima onestà intellettuale, prendendo definitivamente atto della inutilità di proseguire in quel disegno rispetto, alla possibilità ed alla necessità della costruzione di un progetto reale di cambiamento a sinistra del governo del paese, e rifiutando di ripercorrere le contraddizioni che hanno afflitto l’esperienza delle maggioranze dei governi dell’Ulivo, completano definitivamente un percorso di revisione storica arrivando a condividere senza riserve un sostanziale approdo al SOCIALISMO EUROPEO, pur richiamando doverosamente la necessità che una politica riformista non si riduca ad una mera gestione dell'esistente sociale ed economico.



Franco Bartolomei

Direzione Nazionale del Partito Socialista

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