venerdì 12 giugno 2009

Fausto Bertinotti: Un partito nuovo di tutta la sinistra

Da La Stampa

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200906articoli/44522girata.asp

RICCARDO BARENGHI
ROMA
La proposta di Fausto Bertinotti è
dirompente: «Bisogna far nascere un Partito nuovo della sinistra
italiana, di tutta la sinistra italiana. Un Partito creato da tutti
quelli che oggi sono all'opposizione e che si sentono più o meno di
sinistra, da Rifondazione all'Italia dei valori, dal Partito
democratico al movimento di Vendola, dai socialisti ai Verdi, dai
Comunisti italiani ai radicali».

Un´idea suggestiva ma non è un po´ velleitaria?
«Velleitaria?
E allora che facciamo, stiamo fermi ognuno a guardarsi allo specchio
della sua sconfitta storica, epocale? Abbiamo perso tutti. Queste
elezioni, in Italia e in Europa, sanciscono la fine della sinistra
novecentesca, dai comunisti ai socialisti, dai socialdemocratici ai
laburisti. Se ognuno di noi non prende atto di questo fatto e non è
disposto a rimettersi in discussione, non ne usciremo mai. E
continueremo ad agonizzare fino alla morte».

Lei
lancia questa proposta ma intanto ognuno guarda al suo interno, il Pd
pensa a come risalire la china dal 26 per cento, Ferrero a come
organizzare i suoi comunisti, Vendola a come allargare il suo
movimento, Di Pietro e come allargare il suo campo...
«E
sbagliano. Se non prendono atto che è finita una storia e che quindi si
deve ricostruire da zero non faranno un metro in più. Io dico che
dovrebbero essere tutti più umili e capaci di rimettersi in
discussione, abbandonando recinti, simboli e vecchie ideologie perché
sono state tutte cancellate dalla storia. Vediamo oggi che la fine del
comunismo ha investito anche tutti gli altri pezzi del movimento
operaio europeo, un´onda lunga che in vent´anni ha cancellato tutto. Ma
siccome penso che la sinistra abbia ancora una senso, sociale e
politico, a cominciare dal bisogno di ridare una rappresentanza al
mondo del lavoro, dico che bisogna riprovarci mettendosi tutti
insieme».

Con quali obiettivi?
«Intanto
prendendo atto che nessuna della nostre storia ha più senso se va
avanti da sola. Avevamo due sinistre, una moderata e una radicale, oggi
non ne abbiamo più nessuna. Avevamo tentato la carta del centrosinistra
ma anche quello è fallito. Quindi bisogna rompere gli steccati i
recinti. E poi cercare di sfondare nel campo avversario, facendo
un´operazione analoga a quella che ha fatto la destra che è riuscita a
conquistare grosse fette della nostra ex base sociale, basti pensare
agli operai che votano Lega. Tocca a noi riprendercela ma lo possiamo
fare solo se diamo un fortissimo segnale di novità, appunto un Partito
nuovo e unitario».

Un´operazione che rischia di essere molto lunga e faticosa, ammesso e non concesso che venga accolta...
«Certo,
ma altrimenti non vedo scampo. Io penso che questo nuovo Partito
dovrebbe non solo nascere ma anche proporsi un primo traguardo
presentandosi alle prossime elezioni politiche».

Intanto però ci sono state le europee e le amministrative, lei che giudizio dà del risultato?
«Un
giudizio pessimo nonostante il colpo personale che ha subito
Berlusconi. Che però non basta affatto a farci sognare la fine del
berlusconismo o di Berlusconi stesso. La destra è forte, da noi e in
tutta Europa, la sua cultura è penetrata nella società e tra la nostra
gente. Vincono i populismi di ogni genere, la Lega naturalmente ma
anche quelli che stanno all´opposizione come Di Pietro».
Però stavolta quello di Berlusconi non ha sfondato.
«Solo
per colpa sua, si è lasciato trasportare da una sorta di delirio di
onnipotenza, ha strafatto insomma, provocando quindi un certo disagio
nel suo elettorato. Ma da qui a dire che si tratta dell´inizio della
sua fine ce ne corre.... Oltretutto mi sembra paradossale che
nell´analisi del voto trionfi il virtuale sul reale. Della serie: la
prova per dimostrare che ho vinto anche se ho perso sta nel fatto che
le aspettative del mio avversario erano superiori mentre le mie
inferiori. Ma come, il Pd perde sette punti e quattro milioni di voti e
si ritiene rassicurato e confermato dal risultato? Mentre per Zapatero
che perde "solo" 400 mila voti si parla di sconfitta storica... Non
scherziamo per favore».

Bisogna tuttavia considerare il forte astensionismo e una dispersione del voto che hanno penalizzato anche il Pd.
«E
questo secondo loro non mette in gioco la questione della crisi della
democrazia, non li fa riflettere sul fatto che sempre più persone si
sono allontanate dalla politica e che quindi c´è bisogno di un nuovo
inizio? Altrimenti precipitiamo in quello che Dahrendorf ha chiamato il
secolo posto-democratico, in cui le elezioni sono sempre di più una
sorta di sondaggio di opinione. Non mi sembra una buona prospettiva per
nessuno e tantomeno per la sinistra se vuole provare a resuscitare».

Un Partito nuovo di tutta la sinistra
Monica Maro, 11 giugno 2009, 17:24

Politica Fausto Bertinotti torna a far sentire la sua voce all'indomani delle Europee e, in un'intervista a La Stampa, lancia la sua proposta: "Bisogna far nascere un Partito nuovo della sinistra italiana, di tutta la sinistra italiana. Un partito creato da tutti quelli che oggi sono all'opposizione e che si sentono più o meno di sinistra, da Rifondazione all'Italia dei Valori, dal Partito democratico al movimento di Vendola, dai socialisti ai Verdi, dai Comunisti italiani ai radicali". Molti i "No", anche in Sinistra e Libertà, ma la proposta avvia una discussione utile



"Bisogna far nascere un partito nuovo della sinistra italiana, di tutta la sinistra italiana. Un partito creato da tutti quelli che oggi sono all'opposizione e che si sentono più o meno di sinistra, da Rifondazione all'Italia dei valori, dal Partito democratico al movimento di Vendola, dai socialisti ai Verdi, dai Comunisti italiani ai radicali". Lo dice a La Stampa Fausto Bertinotti, che commentando il risultato delle europee osserva: "Abbiamo perso tutti. Queste elezioni, in Italia e in Europa, sanciscono la fine della sinistra novecentesca, dai comunisti ai socialisti, dai socialdemocratici ai laburisti. Se ognuno di noi non prende atto di questo fatto e non è disposto a rimettersi in discussione, non ne usciremo mai. E continueremo ad agonizzare fino alla morte. Siccome penso che la sinistra abbia ancora una senso, sociale e politico, a cominciare dal bisogno di ridare una rappresentanza al mondo del lavoro, dico che bisogna riprovarci mettendosi tutti insieme. Intanto prendendo atto che nessuna della nostre storia ha più senso se va avanti da sola".
Bertinotti conclude: dobbiamo dare "un fortissimo segnale di novità, appunto un partito nuovo e unitario. Altrimenti non vedo scampo. Io penso che questo nuovo partito dovrebbe non solo nascere, ma anche proporsi un primo traguardo presentandosi alle prossime elezioni politiche".

La discussione è aperta, anche se è inutile negare che la strada è tutta in salita. Il primo "no" secco arriva, com'è scontato, da Marco Rizzo, Pdci, europarlamentare uscente: "Alla sinistra serve innanzi tutto l'azzeramento del gruppo dirigente che ha portato alla duplice sconfitta del 2008 e delle europee. Non servono alchimie organizzative - afferma l'esponente del Pdci - serve un progetto nuovo e l'azzeramento dei gruppi dirigenti che hanno fallito. Il silenzio di Bertinotti è durato pochissimo. Dopo neanche un anno dal disastro dell'Arcobaleno eccolo chiedere la formazione di unico partito dal Pd a Rifondazione". L'affondo è durissimo: "Serve aria nuova e non assassini della politica che tornano sul luogo del delitto", conclude Rizzo.

Ma la proposta di Bertinotti fa discutere anche i compagni di Sinistra e libertà, divisi tra il No di Nencini (socialisti) e la disponibilità al dialogo di Paolo Cento (verdi):
"Non ci interessano le alchimie né tantomeno gli esperimenti contro natura, solo un serio progetto per una sinistra riformista. La proposta di Bertinotti per i socialisti è irricevibile". Taglia corto Riccardo Nencini, segretario nazionale del Ps. "Bertinotti- dice Nencini- ha ragione quando dice che è finita la storia del '900, perché il profondo mutamento della società italiana ha provocato una rottura con costumi e consuetudini del secolo passato. Ma è proprio per questo motivo che riunire in un medesimo partito chi, come Diliberto, di quella storia riporterebbe in vita anche le salme imbalsamate, chi, come Di Pietro, si dichiara apertamente non di sinistra e fa opposizione ad personam contro Berlusconi e chi, come noi, non vuole deviare dalla strada del riformismo, provocherebbe soltanto ulteriore confusione".
Una cosa, conclude Nencini, "è che tutti i partiti di minoranza, compresa l'Udc, possano condividere momenti di opposizione al governo, altra cosa è mettere in campo una sinistra del futuro".
"Sinistra e libertà è un progetto aperto che non si deve rinchiudere in un micro partito dai confini prefissati. In questo senso la sollecitazione per una sinistra ampia fatta da Bertinotti è interessante, ma questo, ovviamente non può significare un partito contenitore di tutto e del suo contrario", è il commento a caldo di Paolo Cento dei Verdi - Sinistra e libertà. Secondo Cento, inoltre, "lo stesso voto europeo ci dice per altro che il futuro della sinistra o è ecologista o rischia di rimanere vittima del proprio passato. E questo vale sia per la cultura social-democratica che per quella comunista. Ora proprio in questa direzione, se, come dice Bertinotti, le categorie del '900 sono superate bisogna avere il coraggio di trarne anche le logiche conseguenze in termini di nuove forme di organizzazione, partecipazione politica e di contenuti. Noi Verdi siamo pronti a dare il nostro contributo verso il futuro".

Positiva la risposta di Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 e deputato eletto nelle liste dell'Idv: "Fausto Bertinotti ha proposto l'avvio di un percorso che porti alla costruzione di una forza politica capace di riunificare l'Idv, il Pd ,Sinistra e libertà, i Radicali. Sarebbe un gravissimo errore lasciar cadere nel vuoto questa proposta. Naturalmente dovrà essere preceduta dall'individuazione di un progetto comune e di trasparenti modalità di scelta dei futuri gruppi dirigenti. Se e quando questo percorso dovesse mai essere individuato l'associazione Articolo21 e tante altre associazioni non mancheranno di dare il loro contributo", conclude Giulietti.

Ma per Walter Veltroni, la proposta dell'ex presidente della camera funziona solo con il bipartitismo. Il Pd è un progetto valido e sarebbe sbagliato se si pensasse che occorre "sfasciarlo" per poter ricostruire il centrosinistra. Veltroni precisa, interrogato dai giornalisti, di essere interessato solo al "progetto" e non alle lotte di potere interne al suo partito e aggiunge: "Leggo che qualcuno dice che bisognerebbe sfasciare il Pd per rilanciare il centrosinistra. Io dico no, le due cose non sono alternative: solo con un grande Pd si riuscirà a far vivere un centrosinistra riformista. Perché il centrosinistra deve essere riformista".
E quando gli viene chiesto un commento sull'ipotesi di dar vita ad un unico partito del centrosinistra, lanciata da Fausto Bertinotti, ribatte: "Bisogna mettersi d'accordo su quale modello istituzionale vogliamo. Se si vuole un modello bipartitico ok, allora la proposta di Bertinotti ha un margine.
Ma allora bisogna essere coerenti, sostenere il referendum elettorale... Io avevo capito che non era questa l'impostazione prevalente nel centrosinistra...".
Piuttosto, "penso ci sia da lavorare sul Pd", che potrebbe diventare "la base su cui costruire un'alleanza riformista". Sull'aggettivo Veltroni insiste: "Il centrosinistra deve essere riformista: qui serve qualcuno che prenda il welfare e lo riformi, che prenda la scuola e la riformi... E questo lo può fare solo una grande forza riformista".

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