venerdì 29 maggio 2009

Vittorio Melandri: Affari suoi...

Gli affari suoi ..... richiamati all’attenzione di chi li conosce bene.

I direttori di Corriere, Repubblica, Unità e manifesto



So bene di essere un cittadino che non conta un “cazzo”, non è per megalomania che ho inviato a quattro testate le inutili righe che seguono, è solo per “disperazione”, dinnanzi appunto al muro di gomma di cui mi sento circondato da ogni lato; spero di essere perdonato da chi mi legge e sono sicuro che i direttori chiamati in causa, se mai a loro volta leggeranno, spenderanno la loro “sufficienza” nei miei confronti, penso che non gliene manchi in dosi sufficienti.





Il Ministro alle pari opportunità Mara Carfagna, scrive al direttore del Corriere della Sera per magnificare le “doti …autentiche” di un Silvio Berlusconi “uomo leale, perbene e rispettoso … persona di garbo e gentilezza”, e indica con felicissima definizione come “affari suoi”, “il resto, tutto il resto”, che appartiene alla mirabile persona di cui sopra.



Una volta spesa una così impegnativa affermazione, fra “il resto, tutto il resto” non si può impedire ad alcuno di comprendere anche gli “affari suoi” che Giuseppe “Peppino” Fiori, sin dal 1995, ha descritto nel libro “Il venditore”.



All’epoca l’On. Ministro Carfagna aveva già vent’anni, ma non mi riesce di fargliene una colpa se non lo ha mai letto.



Penso invece e ancora con mesto quanto ingenuo raccapriccio, che ancora un anno dopo, il Parlamento uscito dalle elezioni che arrisero vincenti all’Ulivo, non seppe fare di quel libro nessun uso e anticipando di quasi tre lustri la “fermezza” del Ministro Carfagna, confermò all’unanimità, con le delibere della Giunta delle elezioni della Camera in cui era maggioranza, quanto precedentemente deciso, mercoledì 20 luglio 1994, dalla Giunta per le elezioni della Camera in cui era invece maggioranza il centrodestra, e cioè che era giusto archiviare per infondatezza i ricorsi e gli esposti presentati avverso l’eleggibilità del deputato Berlusconi.



Paolo Sylos Labini ed altri galantuomini sbatterono, con le loro denuncie degli “affari suoi”, contro un vero e proprio “muro di gomma”, e all’attuale Giunta presieduta dal 22 maggio 2008 dall’On. Maurizio Migliavacca, a suo tempo sherpa-fondatore del PD, si è pensato bene di non presentare nemmeno più un ricorso in merito.



Oggi che il Ministro delle pari opportunità, con una “grandine di parole”, per usare l’efficacissima proposizione di Michele Ainis, racchiude gli “affari suoi” in una specie di “tabernacolo”, di cui pochi sacerdoti addetti alla sua persona detengono le chiavi, sarebbe bene che da parte delle opposizioni almeno ci venisse risparmiato qualsiasi (oggi sempre più) ipocrita riferimento all’opacità delle sorgenti da cui sono zampillate le fortune del Cavaliere senza macchia che governa l’Italia.



Vittorio Melandri

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