mercoledì 13 maggio 2009

Vincenzo Russo: la sinistra che si piange addosso

Socialismo
Ieri 12 maggio 2009, 18.49.23

La sinistra che si piange addosso
Ieri 12 maggio 2009, 18.49.23
La sinistra perde dappertutto. Non vince più. La destra intercetta meglio gli umori degli elettori. E quello che leggo continuamente in pezzi di commentatori interessati di destra ma anche in molti analisti sedicenti di sinistra.

Forse confondo i fatti con i miei desideri. Ma questi presunti sono avvenuti negli anni passati? Non stiamo attraversando un cambiamento epocale?

Non ci sono di mezzo importanti elezioni in due Continenti? L’Australia e le Americhe? In Australia il 24.11.2007 i laburisti hanno vinto le elezioni con ampio margine. In anni meno e più recenti, nelle Americhe abbiamo avuto: Lula in Brasile, Chavez in Venezuela (anche se ho molti dubbi sul suo socialismo che sembra assomigliare a quello siriano-iraqueno del partito Baath), Morales Ayma in Bolivia , la Bachelet in Chile? Obama negli USA? E ora la settimana scorsa Correa un altro socialista in Equador? E la vittoria dei socialdemocratici in Islanda?

Non siamo in mezzo ad un cambiamento epocale dopo la fine del neo-liberismo che ha portato a questo grande disastro mondiale della crisi economica e finanziaria?

Altro è il discorso se questi nuovi governi fanno o riusciranno a fare una politica di forte ridistribuzione del reddito e della ricchezza, di rafforzamento e sviluppo della democrazia. A questo riguardo, dobbiamo sapere che tutti i governi incontrano i vincoli dettati dalla globalizzazione selvaggia, non guidata. Del regime di piena e incontrollata libertà dei movimenti di capitale, dell’esistenza di una rete di paradisi fiscali, dai processi di delocalizzazione delle imprese a livello mondiale e della compressione dei salari e degli stipendi medi specialmente nei paesi più avanzati.

Se queste sono le forze spontanee che si sono scatenate nel mercato globale e se i governi di centro destra invece di contrastarle, non di rado, le hanno assecondate facendo esse stesse politiche redistributive al contrario[1], allora quale meraviglia che la distribuzione dei redditi si è concentrata sempre più nei paesi avanzati. Ma c’è un paradosso secondo analisi del Fondo Monetario internazionale: le distanze tra ricchi e poveri si sono allargate all’interno dei paesi ricchi mentre si sono ridotte tra paesi ricchi e paesi poveri a livello globale.

Non possiamo approfondire qui questo problema. Ma il punto di domanda è: possiamo prendere tutto questo come una tendenza irreversibile oppure si può fare qualcosa?

Secondo me, non è una tendenza irreversibile e si può fare molto. Non è una tendenza irreversibile perché essa è già cambiata e non da oggi, in Australia, e nelle Americhe. C’è una crisi in corso da cui si esce a sinistra quanto meno nei paesi democratici, nei paesi europei.

Il neo-liberismo è finito. Il golpe silenzioso delle oligarchie finanziarie è venuto alla luce e, almeno in America, ci sarà qualche resa dei conti. In Germania , in Austria la sinistra ha perso ma la Merkel ha vinto per un solo voto. La socialdemocrazia e la CDU non hanno forzato il sistema elettorale. Se il Centro Sinistra trovasse la coesione e il buon senso necessari, la partita delle elezioni annunciate non sarebbe chiusa a favore della Merkel.

In Svezia i socialdemocratici hanno perso il governo ma non si sono viste modifiche sostanziali al welfare state. In Inghilterra i laburisti sono al potere da 12 anni e, certamente, sono scarse le probabilità di una loro riconferma. Ogni Paese segue un percorso che non rispetta certo le periodizzazioni degli storici e dei politologi.

In Italia, Prodi ha vinto due volte, nel 1996 e nel 2006, e poi non è riuscito a finire il mandato per i motivi che conosciamo.

Voglio dire che, negli ultimi trenta anni, almeno in Italia, non c’è stata sempre al governo una destra reazionaria e populista ma anche e per lo più un Centro Sinistra con limiti e insufficienze di ogni tipo, che dovrebbe farsi una seria ed approfondita autoanalisi, che dovrebbe elaborare proposte e programmi adeguati alle esigenze.

Qui vengo a alcune proposte premettendo una breve diagnosi della situazione economica. Non è vero che viviamo in recessione. Mi riferisco all’arco temporale 1990-2006, ossia, alla seconda parte del trentennio neo-liberista.

Per il mondo, per l’economia internazionale è un periodo straordinario di crescita economica e del commercio internazionale. Si trattava di governare il processo della globalizzazione come tanti hanno suggerito (Stiglitz). Gli USA hanno fatto registrare tassi di crescita molto elevati. Per noi, il problema è stato l’eurosclerosi e, all’interno di questa, l’Italia che da 15 anni striscia per terra.

L’analisi mia è diversa da quella che fa il presidente Berlusconi. La ricetta non è il falso anti-capitalismo o la polemica di Tremonti con i mercatisti di sinistra. E mi chiedo: perché nessuno menziona la legge sul risparmio che Tremonti fece approvare a fine 2005 e che non ha funzionato? Perché resta bloccata la class action, uno strumento che avrebbe potuto aiutare i risparmiatori a recuperare parte dei soldi persi e inchiodare le banche alle loro responsabilità?

In altri paesi europei e meno che mai altrove, quello che dice Tremonti è semplicemente incomprensibile perché strapaesano.

Perché non dice mai quali sono i problemi dell’economia europea? Perché non dice alla Germania che dovrebbe aumentare la domanda interna e si limita a punzecchiare con la proposta degli euro bond?

Intendiamoci andrebbero bene gli euro bond che sono una proposta di Jacques Delors e non certo di Tremonti. Ma anche il governo italiano non è una riprova delle continue tentazioni di ripiegamento all’interno del confine nazionale in cui purtroppo si esercitano tutti i principali governi dei paesi membri della UE?

Certo il III governo Berlusconi ha cambiato la sua politica apertamente anti-europeista del 2001-06 anche perché ora non c’è più Bush Junior. C’è molta ipocrisia (lip service) ma la sostanza è che questo governo non crede nell’Europa, non ha un visione europea e, non di rado, si distingue per gli attacchi aperti dei suoi ministri di seconda linea come Ronchi e altri ancora.

In termini di scelte di politica economica non di rado si nasconde dietro l’alibi delle regole restrittive dei parametri di Maastricht[2]. È il governo che ha fatto meno di tutti. Si è messo alla finestra e si sta comportando da free rider, ossia, aspetta che gli altri si muovano per trarne vantaggio. Utilizza i fondi del FAS per spese nelle aree esterne al Mezzogiorno e in sostituzione della spesa nazionale. Sostiene che la nostra economia è più solida quando è esattamente vero il contrario. Da 15 anni la crescita italiana striscia per terra a tassi al di sotto della metà di quelli medi dell’euro zona.

Se Prodi – per due volte - e TPS non avessero fatto il lavoro di risanamento dei conti pubblici che hanno fatto nel 2007, questo governo sarebbe già alla bancarotta.

Bellofiore su il Sole 24ore del 22.04.09 parla di eccesso di liberalizzazioni e radicalizzazione sugli aspetti redistributivi. Ha torto sulle liberalizzazioni e ragione sulla ridistribuzione. Le liberalizzazioni? Forse Bellofiore voleva riferirsi alle privatizzazioni degli anni ’90 fatte da Prodi e D’Alema. Ma di liberalizzazioni ne abbiamo visto ben poche e, paradossalmente, sono state bloccate dal C-D. Quanto alle redistribuzioni ci sono delle tendenze comuni ad altri paesi avanzati ma specificità italiane. Berlusconi e Tremonti hanno abolito totalmente l’imposta di successione, hanno alzato l’aliquota iniziale dell’Irpef e assunto altre misure che alleggeriscono il peso dell’imposta sui redditi più elevati e, soprattutto, hanno condonato a iosa e, non ultimo, hanno reso conveniente l’evasione. Ciononostante, in Italia Tremonti ha buon gioco a spacciarsi da Robin Hood. Gli operai non capiscono perchè nessuno spiega loro l’inganno e così danno al PdL il doppio dei consensi che danno al PD (vedi il Sole 24 Ore del 3.05.09).

Nessuno ricorda in questo periodo che dopo gli scandali dei furbetti del quartierino assecondati o non contrastati dalla Bd’I di Fazio. Tremonti nel 2005 ha fatto una riforma del risparmio che avrebbe posto rimedio alla vendita disinvolta da parte delle banche delle obbligazioni Cirio e Parmalat. Un fallimento. Tre anni dopo la storia si ripete. È avvenuta la stessa cosa con le obbligazioni Lehman Brothers. Ma come si fa a dubitare della bontà di una grande istituzione finanziaria americana? E questa volta le banche stanno coprendo la cosa al meglio.

Come reagisce Tremonti? Questa volta in modo diverso. Invece di provare a contrapporsi alla Banca d’Italia e alle Fondazioni bancarie come nel 2005, nel 2008 è prontissimo a correre in soccorso delle banche sospendendo la regola contabile IAS 39 che autorizza a produrre bilanci legalmente falsi e, prontamente, prevedendo i c.d. Tremonti Bond per aggiustare le ratio previste da Basilea.

Nel frattempo a Mediobanca si sono insediati Geronzi condannato per bancarotta in I grado[3] e Marina Berlusconi. Due volpi nel pollaio? No. E’ il nuovo assetto dei poteri forti.

Ora Tremonti vive in pieno idillio con le fondazioni bancarie che sono divenuti soci importanti della CDDPP nel frattempo totalmente privatizzata ma saldamente controllata dal governo. È il capitalismo italiano: le fondazioni bancarie puntellano il governo e questo puntella le banche in difficoltà che alimentano i bilanci delle fondazioni a spese dei risparmiatori.

Di che meravigliarsi se a livello planetario, l’ultima grande potenza comunista la Cina fa di tutto per aiutare il paese guida del capitalismo mondiale.

Il governo divide i sindacati e aiuta la Confindustria che aveva abbandonato Prodi. Il governo aiuta le oligarchie finanziarie e industriali anche con le misure (di stampo protezionista) sugli acquisti di azioni proprie. Ne alza i limiti e mette al riparo i gruppi minoritari che, attraverso un sistema di scatole cinesi e partecipazioni conflittuali, controllano banche, assicurazioni e le principali imprese.

Se aggiungiamo l’entente cordiale tra Chiesa, Curia , la CEI e gli atei devoti del governo e le logge massoniche abbiamo una combine di affari, finanza, politica, poteri mediatici come non esisteva in Italia prima d’ora.

Prodi perde l’appoggio della Chiesa per via dei DICO. Berlusconi cavalca e accoglie le richieste più retrograde e liberticide della Curia e della CEI (caso Englaro).

Come altrove nel mondo, anche in Italia è aumentata la concentrazione dei redditi. La classe media soffre e ha perso peso. È stata inutilmente spaventata da TPS e Visco in particolare che, alla fine, applicano il rigore solo ai lavoratori dipendenti che sono controllati a milioni dai computer dell’Agenzia delle Entrate.

Berlusconi e Tremonti no. A parole, la riassicurano e se ne riprendono i voti specie quelli del popolo delle partite IVA, dei liberi professionisti e delle casalinghe. Come detto sopra anche degli operai e impiegati.

Si è rinnovato un blocco sociale anomalo tra i ricchi e i ceti medi pure tartassati che non ricevono gran che dal governo e che, secondo me, prima o poi, andrà in crisi proprio perché è fondato sull’inganno, sul laisser faire, e sulla predicazione dell’arte tipicamente italiana dell’arrangiarsi…

Ma se l’epoca del neo-liberismo è finita, se l’economia italiana nel 2009 declinerà del 4,4 e nel 2010 continuerà a stagnare attorno allo zero, l’arte dell’arrangiarsi non potrà portare lontano.

C’è un declino storico dell’economia italiana negli ultimi 40 anni e in particolare negli ultimi 15 anni la situazione si è fortemente aggravata. Se prendiamo gli ultimi 10 anni governati da Berlusconi e Tremonti per 8/10 e cerchiamo di capire che cosa è successo, vediamo che il tasso medio annuale è prossimo allo zero. Dopo la distruzione delle due Torri a New York da parte dei terroristi di Al Qaeda, Berlusconi e Tremonti ci hanno raccontato che la colpa era da ricercare in quello che era successo in America l’11 settembre. Ora o, spudoratamente, negano la crisi oppure dicono che la nostra crisi dipende da quella americana. Sostengono – a parole in libertà - che noi siamo meglio attrezzati e usciremo più forti che prima. La verità è che la quella internazionale aggrava certo la nostra situazione ma la nostra crisi è strutturale, ha radici profonde e il governo in carica non fa niente per affrontarla. Inganna se stesso e il popolo.

Con Prodi nell’autunno 2007, la priorità assoluta era la questione salariale.

Con Berlusconi questa non è più una priorità. Il governo ha guadagnato un anno con la questione della riforma del modello contrattuale.

E i sindacati perdono tempo a litigare tra di loro.

Quanto a lungo può durare questo inganno? Dipende anche da ognuno di noi.



Vincenzo Russo



* Testo rivisto di una conversazione tenuta al Circolo Giustizia e Libertà, Roma



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[1] Vedi la riforma tributaria di Tremonti del 2003, l’abrogazione della imposta di successione e, da ultimo, l’abrogazione dell’ICI sulla prima anche di quelli che di case ne hanno a decine.

[2] Ricordiamo che nel 2004-05 Prodi, come presidente della Commissione, ha proposto e ottenuto maggiore flessibilità.

[3] Neanche TPS nei due anni al potere è riuscito a varare la direttiva del MEF che avrebbe potuto impedire a un condannato per bancarotta di accedere al salotto “buono” della finanza italiana.

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