lunedì 19 ottobre 2009

Arturo Scotto: Una forza del socialismo europeo

Dal sito di SD
Una forza del socialismo europeo
di Arturo Scotto
Dom, 18/10/2009 - 22:34
Un Congresso. Finalmente. Ma per fare cosa? Per parlare a chi? Per mettere
in campo quale idea di sinistra e centrosinistra? Credo che queste tre domande siano fondamentali per donare una sostanza al nostro ragionamento, per dare gambe al processo politico che, all’indomani del congresso dei verdi, ha subito una necessaria e inevitabile accelerazione. Dovremo sciogliere dei nodi e fare una proposta al paese. Io immagino un percorso che dal basso produca fatti politici. Il centrosinistra prima o poi dovrà costruire un proprio profilo e darsi una articolazione nuova. Noi dovremo essere pronti ed in palla. Al Berlusconi che da Sofia (l’’assassino torna sempre sul luogo del delitto…) annuncia il cambio della Costituzione a colpi di maggioranza non possiamo semplicemente rispondere con un contro-editto. Urge una proposta di rinnovamento di quel campo di forze democratiche e progressiste che già due volte lo ha mandato a casa. Occorre rispondere in fretta e con lucidità alla domanda di unità e di governo che proviene da un pezzo importante di opinione pubblica democratica che non vede alternative e si è rassegnato a vivere in silenzio la solitudine di un regime mediatico sempre più cattivo e sempre più pervasivo. Se non lo mettiamo al centro del nostro congresso, non si capirebbe a che cosa servirebbe un partito nuovo della sinistra. Sinistra e libertà è stato un insieme di omissioni in questi ultimi mesi: abbiamo visto il trailer di un bel film in campagna elettorale, ma il soggetto e la sceneggiatura sono ancora top secret. Occorre cominciare a proiettare una trama coerente di valori e di idee, una narrazione più nitida del paese che vogliamo. Questo è il lavoro politico che ci attende: parlare al Pd in bambola e che neanche con le primarie supererà il suo stallo strategico. Contendere all’’Idv il primato dell’opposizione, senza scadere nella deriva parolaia ed autolesionista. Far uscire dall’’ambiguità il centro democristiano di Casini, che non ha ancora scelto tra l’’idea di civilizzare il blocco populista berlusconiano e quella di separare definitivamente i destini del centro dalla destra di questo paese. Credo che questi temi all’’ordine del giorno vadano affrontati ora. E debbano essere materia di una discussione di tipo congressuale. Accanto a questo la natura e l’ identità di SL. Diciamocela tutta: il nostro esperimento è inedito nel resto dell’’Europa. E tiene insieme quella “sinistra liberista” che ha visto in Tony Blair l’alfiere del rinnovamento moderato della socialdemocrazia europea, l’ ecologismo in crescita in paesi ad alto senso civico ma estremamente minoritario e asfittico in Italia, i post comunisti che hanno coraggiosamente tentato di uscire a sinistra dalla crisi del novecento ma che tuttavia hanno perso peso e funzione negli anni di governo locale e nazionale. In Italia, in sostanza, è come se stessimo unendo (con numeri e percentuali abissalmente inferiori) la SPD di Schroeder, la Linke di Oskar Lafontaine, i verdi di Joska Fischer. Operazione di prima grandezza che, però, deve fare i conti con la storia di questo paese ed allo stesso tempo con il “fisico” piuttosto debilitato dei soggetti afferenti a Sinistra e Libertà. Insomma come portiamo in maniera più alta a sintesi queste filoni culturali della sinistra europea?
Come li facciamo convivere? Rimarranno componenti separate in casa o definiranno insieme una nuova carta fondamentale di valori? Quale perimetro europeo gli diamo? Possiamo continuare ad essere un network di forze che non ha riferimenti certi in Europa e che non delinea una chiara e netta proposta di politica economica e sociale? Io la metto così: credo che a dicembre questo congresso debba dire che nasce una forza della sinistra socialista europea, che sta dentro quel campo di forze per rinnovarlo e per spostarlo su posizioni più avanzate. Anche perché in Italia c’è il Pd che quel territorio – il socialismo europeo e mondiale – ha deciso di lasciarlo sguarnito. Questa sinistra deve decidere se è un partito del lavoro oppure un piccolo soggetto radicaleggiante senza radici e senza interesse per quello che si muove nei luoghi della produzione e del sapere. Partito del lavoro significa che non balbetta rispetto alle scelte della Cgil, che considera prioritario rinnovare un rapporto tra organizzazione politica del lavoro ed organizzazione sociale del lavoro. Solo così ne usciamo. Le forme organizzate vengono dopo. Un congresso costituente serve delineare il cuore della proposta politica. A mettere in scena un atto fondativo ed un’idea di paese. Se ci limitiamo a scrivere un semplice “papello” di rivendicazioni politiche verso il Pd e di concessioni organizzative verso i soggetti fondatori e verso i nostri militanti che giustamente ci chiedono di fare presto e bene, siamo già morti.

1 commento:

luigi fasce ha detto...

Il giovane Scotto, mi sembra che ponga delle domande centrali al
problema: quale identità avrà mai il partito che verrà SEL.
Ottima l'intuizione che noi nel nostro piccolo abbiamo con SEL la
grande ambizione di essere SPD LINKE VERDI tedeschi.
Ma certamente si !
Solo che il nostro intelligente giovane deputato per un po' troppo
poco tempo è ancora al tempo di porre le giuste domande mentre noi
abbiamo lavorato per mettere a punto il collante ideologico di
riferimento ... ancora da condividere !
Ritengo che con il convegno di Genova questo collante ideologico
abbia già la sua bella fisionomia. Se non ci si crede neppure tra il
Gruppo di Volpedo però è dura diffondere questo prodotto cos'
faticosamente confezionato.
Pensavo che a Volpedo " (ottimo il Manifesto approvato !) con la
Tavola rotonda su attualità Socialdemocrazia - Bad Godesberg si
portassero motivazioni precise sull'attualità del modello di economia
socialdemocratica. Mi pare che queste motivazioni i relatori non
l'abbiamo fornite. Mi premurerò di inviarvi il mio intervento scritto
completo, penso possa servire a questo scopo.
Comunque sia ritengo che il lavoro grosso sia stato fatto con Genova.
Ne vogliamo parlare per vedere se lo vogliamo ritenere prodotto di
tutto il gruppo Volpedo oppure no ?
Devo saperlo perché voglio diffonderlo ... da solo o in compagnia.
Tutto sommmato Volpedo 2 è stato un successo a mio avviso.
A parte quello sventato di Nencini ...
Ma Dario ha già dato una prima secca risposta al Nencini su La Stampa
di sabato scorso.
Buon proseguimento con Voltedo 2 e oltre.
W i Rosselli, W Galogero, W Capitini!
Luigi Fasce
PS
Se qualcuno conosce e mail di Arturo Scotto e se me lo passa gli
segnalo che un po' del lavoro è già stato fatto da noi per rispondere
alle sue giuste domande