da Micromega
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L’agnostico sostiene l’incapacità della mente umana di conoscere l’assoluto, l’ateo nega l’esistenza di Dio (prendo le definizioni dal Devoto-Oli), ma nemmeno questo mi sembra l’essenziale. Più importante è che esistono atei e/o agnostici di ogni tipo, con diversissime convinzioni morali, politiche, artistiche, ecc. Il mio maestro Lucio Colletti, marxista eretico quando lo conobbi, politicamente è finito deputato di Forza Italia, sempre restando perfettamente ateo e anzi, come si compiaceva di dire ironicamente, “materialista volgare”.
Personalmente, perciò, proprio perché l’ateismo significa per me, dal punto di vista esistenziale, che tutto si gioca nella finitezza della nostra vita, mi interessa la coerenza dell’impegno per i valori di giustizia e libertà, molto meno le radici psicologiche che tale impegno ha presso chi lo pratica (perché disgustato laicamente dall’ingiustizia o perché ispirato dal vangelo). Mi sono trovato molte volte, e so che mi troverò ancora, da una stessa parte con tanti credenti (perfino molti preti, e un paio di vescovi, e forse un cardinale), e contro tanti atei reazionari o conservatori (ora si è aggiunta la categoria degli atei devoti, che pure non è nuova ma ha i sui antecedenti storici, Maurras un secolo fa).
Ovviamente, quando si tratta di discussione filosofica, credo sia necessario ribadire le infinite ragioni che militano a favore della non esistenza di Dio (e dell’anima immortale, e tutto il resto), e che credo dimostrino tale inesistenza, malgrado la maggior parte dei filosofi, anche non credenti, sostengano invece che non si può dimostrare né l’esistenza né l’inesistenza di Dio.
Ora, la questione degli “ateobus” di Genova pone due problemi, assolutamente diversi e da non confondere: il diritto a fare propaganda per una posizione (in questo caso l’ateismo) e l’opinione sulle forme possibili, e su questa in particolare, di ateismo militante.
Sul primo, ogni democratico, non solo ateo o agnostico, dovrebbe avere una posizione ovvia e di assoluta fermezza: la nostra Costituzione (e ogni Costituzione democratica degna del nome) consente il diritto alla propaganda religiosa e alla propaganda anti-religiosa, se si mette in discussione questa seconda diventa non solo legittimo ma doveroso mettere in discussione anche la prima, e con ciò uscire dalla democrazia (sia nella forma teocratica sia in quella dell’ateismo di Stato di staliniana memoria). Questo diritto Pellizzetti ha ribadito senza equivoci.
Sul secondo, ovviamente, sono legittimi “cento fiori”, anche tra gli atei e gli agnostici (anzi, soprattutto fra loro, poiché fino ad epoca recentissima quelle posizioni sono state discriminate, e troppo spesso lo sono ancora, come il rifiuto capzioso della società tramviaria di Genova conferma).
A Pierfranco Pellizzetti questo tipo di inziativa di ateismo militante, e anche quella dello sbattezzo, sembrano “sciocchine”. E’ possibile che la maggioranza degli atei e agnostici italiani non sia d’accordo (difficile valutarlo, sono convinto che siano milioni, anzi decine di milioni, e nessun sondaggio affidabile è stato fatto), quello che non capisco è perché chi la pensa diversamente debba scatenarsi in un sabba di insulti. Si può dire il proprio disaccordo, anzi esprimere un dissenso energico e appassionato, e anche durissimo, senza finire negli anatemi, contro i quali gli atei e gli agnostici dovrebbero essere naturalmente vaccinati, e tanto più vaccinati quanto più appassionatamente militanti.
A me personalmente vedere quegli autobus in giro avrebbe fatto piacere, anche se non mi sarei mai impegnato per lanciare una iniziativa del genere, perché non mi interessa convertire nessuno all’ateismo, mi interessa convincere quanti più cittadini possibili a lottare per giustizia e libertà. Ma mi avrebbe fatto piacere, perché avrebbe dimostrato che in Italia alcuni aspetti elementari della democrazia erano rispettati, il che evidentemente non è, visto che la propaganda pro-religioni dilaga (fino alla forme più indecentemente superstiziose degli ennesimi “miracoli” di questo e quello), ma un semplice cartello su un paio di autobus, perfino troppo rispettoso (perché mai la non esistenza di Dio sarebbe una cattiva notizia?) ha provocato una nuova forma di censura (e nel silenzio delle opposizioni che si dicono democratiche, abusivamente, una volta di più).
Devo dire francamente, però, che dovendo decidere come impiegare le energie (per ciascuno di noi limitate) nella sempre più necessaria battaglia per la laicità (anzi il laicismo) ritengo di gran lunga più importante combattere l’ormai lugubre accanimento del partito dei torturatori sul corpo di Eluana Englaro, e impegnarsi per quel fondamentale diritto civile che è il diritto all’eutanasia (e non solo il rifiuto dell’accanimento terapeutico).
Spero perciò che il dibattito continui, con tutte le asprezze argomentative che sono nelle corde di ciascuno (e Pierfranco Pellizzetti in questo certamente non si risparmia) ma senza che a nessuno venga mai in mente di chiedere la censura, come purtroppo invece è apparso in filigrana (e non solo) in qualche intervento
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