da aprile
"Per i morti la pietà, ma non la falsificazione della storia"
Carla Ronga, 09 gennaio 2009, 15:40
Raimondo Ricci, presidente dell'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, vicepresidente vicario dell'Anpi nazionale che parteciperà martedì prossimo al confronto su "Totalitarismo e democrazia", organizzato dall'Anpi, discute con aprileonline del progetto di legge, numero 1360, che chiede al Parlamento di equiparare i partigiani con i miliziani della Repubblica di Salò. L'ennesimo capitolo del processo di revisionismo storico, approdato in questi giorni in Commissione Difesa della Camera
Un progetto di legge, numero 1360, e un colpo di mano che, se riesce, metterà il Parlamento di fronte alla scelta di equiparare i partigiani che combatterono contro il fascismo e il nazismo, contro la guerra praticata da Benito Mussolini a fianco di Adolf Hitler, per la liberazione dell'Italia dalla dittatura interna ed esterna, con i miliziani della Repubblica di Salò, le truppe irriducibili che, consegnando nelle mani dei tedeschi migliaia di ragazzi italiani e di ebrei per inviarli ai lager e ai forni crematori, si macchiarono di alto tradimento.
Il progetto di legge, firmato da una quarantina di parlamentari del "Popolo delle libertà", ha come primo firmatario Luigi Barani militante del Pdl già proveniente dal Psi, e annovera tra i firmatari personaggi come Nicola Cristaldi, ex presidente dell'Assemblea regionale siciliana, il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato, noti eredi del Fuan, del Movimento sociale italiano e di Alleanza nazionale.
È in discussione ora, al rientro dalle vacanze natalizie, al primo punto dei lavori in corso alla Commissione Difesa della Camera dei deputati, il cui presidente Edmondo Cirielli (anch'egli proveniente dai vertici irpini di An, nonché dall'alta formazione militare dell'Accademia della Nunziatella), ne è anche il relatore. Un dato quest'ultimo che sottolinea l'importanza che a questa proposta di legge viene attribuita dall'anima "nera" del centrodestra e che ha suscitato non pochi dubbi e distinguo, espressi in Commissione, tra le file della Lega.
Siamo dunque davanti ad un nuovo capitolo del processo di omologazione (tutti ugualmente buoni oggi, tutti ugualmente cattivi ieri, o tutti eroi sullo stesso altarino), di ricostruzione di una verginità ideologica e di "revisionismo storico", osteggiato con tutte le forze dall'Associazione nazionale partigiani italiani (Anpi) e le altre organizzazioni che rappresentano gli ex internati (Anei), gli ex deportati (Aned), i perseguitati politici (Anppia) e l'Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà della patria (Anfim). Un allarme raccolto da alcuni parlamentari, storici e giuristi, che martedì prossimo ne discuteranno nella Sala del Cenacolo di Vicolo Valdina a Roma, in un confronto su "Totalitarismo e democrazia", presieduto da Armando Cossutta.
Di questa proposta di legge del centrodestra e dell'appuntamento organizzato dall'Anpi per contrastarla parliamo con Raimondo Ricci, presidente dell'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, vicepresidente vicario dell'Anpi.
L'allarme lanciato dalle Associazioni partigiane riguarda il contenuto della proposta di legge n 1360 che, partendo da un antefatto "nobile" quale la costituzione dell'Ordine di Vittorio Veneto (che previde il riconoscimento dei meriti e dei diritti dei combattenti e reduci impegnati sui due fronti della Grande Guerra), vorrebbe adesso istituire in parallelo il cosiddetto "Ordine del Tricolore" per tutti coloro che combatterono nel secondo conflitto mondiale...
Non si può equiparare la Grande Guerra con la Seconda guerra mondiale perché la prima guerra mondiale è stata l'ultima guerra di indipendenza italiana, mentre la seconda guerra mondiale è stata la guerra del fascismo e del totalitarismo, la più grande tragedia che il genere umana abbia mai provocato, e non c'è paese al mondo che premia i collaborazionisti e i sostenitori del nazismo. L'istituzione dell'Ordine del Tricolore, cioè un riconoscimento di valore, non è democraticamente ammissibile.
Ora, la proposta di legge in discussione in Commissione recita testualmente: "L'istituzione dell'Ordine del Tricolore deve essere considerata un atto dovuto verso tutti coloro che impugnarono le armi e operarono una scelta di schieramento convinti della "bontà" della loro lotta per la rinascita della Patria".
L'articolo 2 prevede che tale onorificenza (e quello che ne consegue) sia conferita: "A coloro che hanno prestato servizio militare per almeno sei mesi, anche a più riprese, in zona di operazioni, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e che siano invalidi; a coloro che hanno fatto parte delle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, oppure delle formazioni che facevano riferimento alla Repubblica sociale italiana; ai combattenti della guerra 1940-1945; ai mutilati e invalidi della guerra 1940-1945 che fruiscono di pensioni di guerra; agli ex prigionieri o internati nei campi di concentramenti o di prigionia, nonché ai combattenti nelle formazioni dell'esercito nazionale repubblicano durante il biennio 1943-1945".
In sostanza, si tratta di tutti coloro che, dopo l'8 settembre 1943, fecero la guerra ai partigiani, all'esercito di liberazione, ai militari agli ordini del generale Badoglio, alle forze armate alleate sbarcate in Sicilia e ad Anzio e alle truppe che combatterono contro l'esercito tedesco in ritirata. Quelli che fino all'ultimo furono i fiancheggiatori dei nazisti e i torturatori delle popolazioni civili che resistettero alle Squadre Speciali in fuga.
E per essere sicuri che le benemerenze siano "equamente" assegnate e ripartire, l'articolo 4 che definisce la composizione dell'Ordine del Tricolore precisa: "Il Capo dell'Ordine è il Presidente della Repubblica. L'Ordine è retto da un Consiglio composto da un tenente generale o ufficiale di grado corrispondente che lo presiede, da due generali, di cui uno dell'Aeronautica militare, e da un ammiraglio, in rappresentanza delle Forze armate; dal presidente dell'Associazione nazionale combattenti della guerra di liberazione inquadrati nei reparti regolari delle Forze armate italiane che hanno partecipato alla guerra di liberazione; dal presidente dell'Associazione nazionale combattenti e reduci; dal presidente dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia e dal presidente dell'Istituto storico della Repubblica sociale italiana, nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del ministro della Difesa".
Si prevedono, tra le altre cose, "200 milioni di euro l'anno, a decorrere dal 2009", di "adeguamento pensionistico", compreso quello per "l'assegno supplementare spettante alle vedove". E siccome tali risorse non erano previste né nel dispositivo di bilancio di quest'anno né nella legge finanziaria triennale che resterà in vigore fino al 2011, si dà mandato al ministro dell'Economia e delle Finanze di "apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio".
Che ci sia un Ordine del Tricolore da dare come premio e addirittura una legge che dovrebbe nominare il presidente della Repubblica come il capo di quest'onorificenza è una bestemmia. Cioè un attentato alla storia, alla verità e alla democrazia.
Non è la prima volta che il centrodestra propone di riscrivere, per legge, la storia italiana...
Già, la prima volta è avvenuto in una forma diversa, sempre e non a caso nel periodo del precedente governo berlusconiano cioè fra il 2001 e il 2005 . Lì fu proposto un disegno di legge (il 2244), non quindi di iniziativa parlamentare ma di iniziativa governativa, che voleva la parificazione come legittimi belligeranti sia di coloro che hanno combattuto a fianco dei nazisti, sia di coloro che hanno combattuto in altra forma nel corso della seconda guerra mondiale. Quel disegno di Legge venne ritirato. L'equiparazione che conteneva era illegittima persino dal punto di vista costituzionale, oltre che storico e contrastava con i sentimenti profondi del popolo italiano.
Quel disegno di legge tentava di aprire un conflitto profondo, stravolgente ed insanabile con la realtà delle vicende storiche, militari, politiche e giuridiche che hanno contraddistinto la liberazione del nostro Paese dal totalitarismo fascista, dall'occupazione nazista e la nascita della nostra Repubblica democratica e costituzionale.
Il conflitto è stridente sol che si consideri lo svolgimento storico dei fatti: "dopo l'8 settembre 1943 lo Stato italiano è rimasto quello che era, secondo lo Statuto, e non ha cessato mai di esistere nei suoi organi legittimi. La pseudo Repubblica sociale italiana, la cui autoproclamazione va definita un atto arbitrario dei suoi dirigenti, non fu mai uno Stato vero e proprio, sia perché mancò il libero consenso popolare alla sua costituzione, sia perché fu combattuta dallo Stato legittimo, attraverso la guerra dichiarata al tedesco, del quale essa era uno strumento. Non essendosi perciò la Nazione divisa in due Stati, né avendo lo Stato legittimo sciolto mai i cittadini dal vincolo di sudditanza, quelli fra essi che si posero contro la Nazione, prestandosi a favorire il tedesco invasore, non potevano non essere ritenuti traditori quali collaborazionisti del nemico".
Non sono parole mie ma della Cassazione (sentenza 16 luglio 1945, ndr) e riecheggiate costantemente dallo stesso organo di alta giurisdizione, anche a Sezioni Unite.
Tre anni fa, il ritiro di quel disegno di legge, fu un successo democratico. Allora l'Anpi auspicò che simili iniziative non venissero mai più riproposte. Ma da allora si sono inseguiti gli inviti, sempre da parte di esponenti del centrodestra ed in particolare di An, a riscrivere la storia. Ultimo, in ordine di tempo, il ministro La Russa lo scorso due giugno. Le parole chiave sono "condivisione" e "pacificazione nazionale". In questi giorni, con il pdl 1360, il tentativo riprende vigore, forte dei numeri parlamentari e di una deriva anche culturale del paese. Come contrastarli?
Che in una società democratica ci possa essere anche una componente di destra democratica lo trovo del tutto logico. La realtà è che questa è una destra che si sta collocando progressivamente fuori dal sistema democratico.
Per i morti la pietà, ma non la falsificazione della storia, non la duplice offesa: il riconoscimento della guerra del fascismo e l'equiparazione dei repubblichini di Salò con coloro che hanno combattuto per la libertà d'Italia dall'8 settembre del 1943 fino al 25 aprile del ‘45 e hanno sofferto l'inenarrabile.
Martedì prossimo vogliamo realizzare un'analisi critica, oggettivamente fondata sui ineccepibili motivi di carattere storico, morale e costituzionale, per dire che questa iniziativa assolutamente non può essere tollerata e occorre una vera rivolta per salvaguardare la democrazia in questo nostro Paese.
Per saperne di più:
TOTALITARISMO E DEMOCRAZIA:
occorre rispettare la lezione della storia
13 gennaio 2009, ore 16
Camera dei Deputati - Sala del Cenacolo - Vicolo Valdina, 3/a
INTERVENGONO
Alessandro Frignoli, giovane antifascista
Claudio Pavone, storico
Raimondo Ricci, Vice Presidente Vicario ANPI Nazionale
Marina Sereni, Commissione Difesa Camera dei Deputati
Giuliano Vassalli, Presidente Emerito Corte Costituzionale
PRESIEDE
Armando Cossutta
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