La Next left dei movimenti europei
Data di pubblicazione: 10.01.2009
Autore: Foti, Alex; Guareschi, Max
La nuova opposizione in Europa è autonoma, anarchica, meticcia, ma le sinistre novecentesche non riescono a vederla. Il manifesto, 9 gennaio 2009
La ribellione della giovane generazione greca, la rivolta di Malmö e quella di Copenhagen dello scorso anno, i movimenti studenteschi di Italia, Spagna e Francia testimoniano l'affermarsi di una Next Left, postcomunista e postnovecentesca, che porta a maturazione i fermenti dei movimenti che da Praga-Genova in poi hanno scosso la società europea. Nella Grande recessione che, volenti o nolenti, ci precipita tutti nel XXI secolo, la Next Left raccoglie il testimone della New Left del tardo XX secolo. Oggi, gli epigoni della vecchia stagione militano in partiti di sinistra orientati al riformismo sociale e all'opposizione parlamentare (Die Linke, Syriza, SP olandese ecc.). Al di là del massimalismo verbale e della bandiera rossa che sventolano, queste formazioni hanno abbandonato ogni velleità anticapitalista, mentre l'iniziativa è passata ai movimenti che dal 2000 a oggi hanno agitato le città dell'Unione europea e oltre.
L'insorgenza della generazione esclusa dal welfare e discriminata sul lavoro, perseguitata da una politica di sicurezza razzista e classista, apre una nuova fase nella politica europea. Con dirompenza e coraggio, ad Atene come a Colonia (dove gli antifa europei hanno mandato via a gambe levate Lega, Vlams Blok e altri mostri della xenofobia europea), a Malmö (dove giovani arabi e svedesi hanno occupato un'ex moschea e affrontato per tre notti la polizia venuta a sgomberarla nel quartiere di Rosengård) come a Roma (dove collettivi e centri sociali sono intervenuti per porre fine alla violenza dei gruppi neofascisti contro il corteo studentesco), i giovani sono insorti denunciando la violenza di uno stato sempre più di polizia e opponendosi al tentativo di risolvere la crisi con altri tagli alla spesa sociale, proprio mentre migliaia di miliardi vengono versati per salvare i banchieri. La giovane generazione europea si ribella alla tentazione dell'eurocrazia e dei governi dei maggiori stati europei di affrontare la crisi in chiave di austerità, autoritarismo e sostegno ai profitti e alla rendita, ma espone anche in tutta la sua inconsistenza la battaglia in difesa dello stato-nazione condotta dalla sinistra «rossa» nei referendum francesi, olandesi e irlandesi.
I movimenti di oggi sono il frutto del ciclo di lotte che da Seattle va a Rostock: sono irriducibilmente transnazionali e orientati all'azione diretta, si mobilitano e organizzano in rete, sono creativi e imprevedibili. Propendono per l'anarchia, in senso più pratico e subculturale che ideologico. La combinazione di democrazia radicale e lifestyle anarchy produce effetti sorprendenti, come si è visto a Seattle e Buenos Aires. Di fronte all'assassinio di Alexis Grigoroupolos, freddato con tre colpi da un poliziotto in un sabato come tanti nel quartiere di Exarchia, ha preso corpo uno spontaneo riot di massa dell'intera gioventù del paese. Si sono sollevati tutti, dagli studenti radicalizzati ai giovani immigrati albanesi, macedoni e bulgari che sono stati i primi a subire i colpi della crisi. Il governo Karamanlis ha portato avanti una politica di tagli simile a quella che Tremonti e Brunetta vogliono imporre in Italia e a cui si è opposta l'Onda anomala. Diversamente dalla situazione italiana, dove la sinistra esistente sembra più preoccuparsi di contenere la rabbia sociale che di fare opposizione, esiste un'ampia fascia della società greca che appoggia le manifestazioni studentesche. Per domani è già convocata un altro corteo di studenti, i sindacati restano sul piede di guerra, in particolare dopo l'accecamento di una sindacalista bulgara ad Atene, gli scontri con la polizia e l'occupazione di radio e televisioni continuano.
In un recente articolo, l'Independent si è chiesto: perché la gioventù europea è in rivolta? E ha concluso: Atene e Malmö mettono in luce lo stesso disprezzo per le autorità e le aziende e vedono scendere in campo la stessa coalizione di giovani autonomi e immigrati di seconda generazione che condividono la certezza di essere parte di una generazione sacrificata. Perché la ribellione di Atene accende la rivolta dei liceali di Parigi e dei giovani arabi e autonomi di Malmö? Per rispondere, bisogna guardare alle subculture sovversive delle metropoli europee e al contenuto delle pratiche radicali messe in campo dal 2000 a oggi, che a nostro parere mettono in luce il consolidamento di una nuova sinistra eretica.
Dopo Seattle, a mostrarsi vitali sono soprattutto le due grandi eresie della sinistra: autonomia e anarchia. I graffiti firmati con l'A cerchiata oppure con il cerchio con la saetta riempiono i muri delle città greche e di tutta Europa. La politica dello squatting e dell'autogestione, l'antirazzismo e l'antimilitarismo, l'anarcosindacalismo e l'anarcofemminismo, la cultura queer e transgender, l'animalismo e il veganesimo, la sperimentazione con tecnologie digitali e/o ecologiche, il rifiuto della proprietà immateriale così come di quella immobiliare sono l'anima della Next Left in tutte le città europee (...).
Ma sarebbe riduttivo considerare la politica del riot come l'unica o principale componente della Next Left. Di fatto, le correnti dell'autonomia e dell'anarchia si sono fecondate con il femminismo e l'ecologismo. Forse ancora più del black, il pink è il colore emergente dalla sinistra eretica europea. La pink samba a Londra, il pink block a Genova, il clown army a Gleneagles e Rostock, il proliferare di queer barrios nei campeggi di azione contro vertici e basi, frontiere e discriminazioni, l'estetica del carnevale e delle drag queen, simboleggiano uno stile di azione diretta nonviolenta che spesso ottiene maggiori risultati dello scontro diretto con le forze dell'ordine. (...)
L'altra tonalità emergente è il radical green. Nella misura in cui i partiti verdi si sono rassegnati alla gestione dell'esistente e a fronte dell'emergere di un capitalismo verde sulla spinta dell'Oscar-Nobel a Gore fino ad arrivare all'elezione di Obama, si afferma l'urgenza dell'azione collettiva per smascherare i palliativi di mercato strombazzati da governi e compagnie. Questi temi si sono posti con forza grazie ai campi di azione climatica che dall'Inghilterra alla Germania si stanno diffondendo in Europa, catalizzando una grande alleanza ecologista che va da Greenpeace a Rising Tide e Klimax, in vista del nuovo patto sul clima in sostituzione di Kyoto che sarà discusso a Copenhagen nel dicembre 2009.
Per concludere, la nuova opposizione in Europa è autonoma, anarchica, meticcia. I partiti ex comunisti o socialisti di sinistra farebbero bene a trovare esiti istituzionali alle spinte della sinistra eretica, invece di cercare di arginare o peggio sconfessare la turbolenza creatrice dei giovani delle città europee. Soprattutto, si devono impegnare a difendere i movimenti dalla repressione poliziesca e giudiziaria, e iniziare a riaversi dalla subalternità sociale e culturale che in questi anni li ha ripetutamente condannati a farsi dire dagli «altri» che cosa è male e che cosa è bene, che cosa si può fare e che cosa non si può fare.
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