Da L'Opinione, 23 gennaio 2009
Lettera aperta
Sacconi, l’intimidatore ?
di Alessandro Litta Modignani
Egregio ministro Sacconi,
“non mi faccio intimidire” è stata la Sua sdegnata replica alla denuncia per violenza privata, presentata dai Radicali, in relazione al caso Englaro. Tuttavia la Sua iscrizione nel registro degli indagati, da parte della Procura romana, era “un atto dovuto”. Viceversa l’atto di indirizzo, con il quale Lei ha tassativamente vietato a tutte le strutture sanitarie italiane di sospendere le terapie di idratazione e alimentazione artificiali ai disabili, “dovuto” non lo era affatto. Lei ha dichiarato che le strutture che non si fossero attenute a quelle disposizioni, sarebbero andate incontro alle “immaginabili” conseguenze. Quali ? “Non certo penali, né civili”, è stata la Sua risposta. Dunque non restano che quelle amministrative. In altre parole, in completa assenza di una legge in materia, chi oserà dare seguito alla sentenza del tribunale di Milano subirà le ritorsioni del ministero nell’accreditamento al sistema sanitario nazionale. Così, anche la clinica Città di Udine ha dovuto rinunciare ad accogliere le istanze della famiglia Englaro. Per chi si atteggia a vittima e lamenta ”intimidazioni”, beh, davvero non c’è male, signor ministro. L’intimidatore, in questa occasione, non sarà per caso.... proprio Lei ?
Se le conseguenze della mancata osservanza non sono civili o penali, cosa rendeva davvero obbligato quel provvedimento ? Assolutamente nulla. La materia sanitaria è di competenza delle Regioni; il parere del Comitato di bioetica, come Lei ben sa, non ha effetto vincolante; la convenzione Onu per i diritti dei disabili garantisce appunto il “diritto” alle cure, non certo l’obbligo. Dunque, signor ministro, perché ha voluto dare ascolto all’Anima Nera degli integralisti in seno al governo, l’ultra-cattolica Eugenia Roccella, invece di obbedire alla Sua coscienza di laico e socialista, al Suo senso dello Stato, al Suo giuramento sulla Costituzione ?
Invece di lamentare inesistenti “intimidazioni”, signor ministro, pensi ancora un istante alla povera Eluana. Pensi alla ferrea alleanza fra lo Stato e la Chiesa, coalizzati con inaudita durezza contro il corpo di una giovane donna inerme, contro i suoi genitori che vorrebbero vedere finalmente rispettata la volontà della figlia. Beppino Englaro, lui sì che avrebbe il diritto di dire: non mi farò intimidire, nonostante questi 17 interminabili anni di calvario giudiziario e civile. Lui, signor ministro, non Lei.
Come ha scritto ieri un vecchio liberale, Federico Orlando, sul quotidiano Europa, l’atto di indirizzo con cui Lei ha cercato di vanificare una sentenza della magistratura “non ha precedenti in Italia in 150 anni di Stato di diritto”. Per giunta, proprio dalla Sua parte politica venne quel risibile ricorso per conflitto di attribuzione dei poteri dello Stato, nei confronti della magistratura, ovviamente respinto dalla Corte costituzionale. Sulla base dello stesso principio, oggi, quello stesso ricorso dovrebbe essere presentato dal Parlamento, contro il Governo e contro di Lei.
Signor ministro, noi non sappiamo se l’accusa di “violenza privata” nei Suoi confronti avrà un seguito, dal punto di vista giudiziario. Quel che è certo è che la “violenza politica” del Suo atto arbitrario resterà impresso a lungo nella coscienza degli italiani.
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