David Bidussa, Dopo l'ultimo testimone
Ieri 16 gennaio 2009, 22.42.22 | mangano1
da LA REPUBBLICA, 16 gennaio 2009
David Bidussa, Dopo l'ultimo testimone
ORRORE DELLA SHOAH, UN EVENTO POSSIBILE SOLO IN UN SISTEMA
BASATO SULLA COOPERAZIONE - E - LA NON RESPONSABILITA' DEGLI
INDIVIDUI. IL RICORDO PER I VIVI. Alcune riflessioni di David Bidussa
('Dopo l'ultimo testimone', Einaudi 2009).
a cura di Federico La Sala
Shoah. Quando non ci saranno più testimoni
Il 27 gennaio sarà la Giornata della Memoria. Un libro di David Bidussa
affronta la retorica ufficiale del genocidio ebraico e il ruolo della storia
Questa data non è il giorno della commemorazione dei morti, ma del ricordo
per i vivi
Tutto è successo perché il sistema consentiva la non responsabilità
individuale
Anticipiamo una parte del libro di "Dopo l'ultimo testimone" (Einaudi, pagg.
136, euro 10) da oggi in libreria
di David Bidussa (la Repubblica, 16.1.2009)
Quando rimarremo soli a raccontare l'orrore della Shoah, non basterà dire
«Mai più!» né rifugiarsi tra le convenzioni della retorica. Serviranno gli
strumenti della storia e la capacità di superare i riti consolatori. (...)
Nel Giorno della memoria non ci interroghiamo dunque sui sopravvissuti o
sui testimoni diretti, ma su noi stessi, venuti dopo, e che da quell'evento
siamo segnati, qualunque sia il nostro rapporto individuale e familiare con
esso. Sia che siamo figli delle vittime, dei carnefici o di quella ampia fascia di
zona grigia, di mondo degli spettatori, che si trova in mezzo. Insieme a noi, ci
sono i testimoni culturali, ovvero gli autori della produzione storiografica,
figurativa, letteraria, cinematografica, che accompagnano l'estrinsecazione
delle testimonianze dei sopravvissuti.
In sostanza non c'è da attendere un domani, più o meno lontano, per
chiedersi che cosa faremo dopo che l'ultimo testimone sarà scomparso. Quel
passaggio si è già consumato. Del resto, a riprova, la notizia della morte -
avvenuta il 17 giugno 2008 - di Henryk Mandelbaum, l'ultimo sopravvissuto in
Polonia del «Sonderkommando» del campo di concentramento nazista di
Auschwitz-Birkenau, non ha modificato il quadro emozionale, non ha segnato
nella coscienza pubblica un «prima» e un «dopo».
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