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Spagna, le difficili prospettive per il 2009
Elena Marisol Brandolini, 09 gennaio 2009, 18:48
Approfondimento Con il tasso di disoccupazione che, nelle previsioni più rosee, è dato attorno ad almeno il 14% alla fine del 2009, difficilmente si potrà realizzare, nel corso della legislatura, quell'obiettivo di pieno impiego che Zapatero aveva indicato in campagna elettorale. Ma l'agenda del governo è carica di altri importanti appuntamenti interni
L'anno appena iniziato si presenta difficile per la Spagna e per il governo di José Luis Rodríguez Zapatero. Le principali incognite vengono dalla recessione economica che ha finito con investire il paese alla fine del 2008. Con il tasso di disoccupazione che, nelle previsioni più rosee, è dato attorno ad almeno il 14% alla fine del 2009, difficilmente si potrà realizzare, nel corso della legislatura, quell'obiettivo di pieno impiego che Zapatero aveva indicato in campagna elettorale.
Ma l'agenda del governo è carica di altri importanti appuntamenti interni da gestire, tra i quali spiccano le elezioni nei Paesi Baschi e in Galizia che si celebreranno il prossimo 1° di marzo, la riforma del sistema di finanziamento delle Autonomie e la sentenza del Tribunale Costituzionale sul nuovo Estatut catalano, lo sviluppo della legislazione riguardante i diritti delle persone e la laicità dello Stato.
Stando agli ultimi sondaggi diffusi, questa situazione d'incertezza penalizzerebbe in particolare i due principali partiti dell'arco costituzionale, socialisti e popolari, facendo perdere loro parte del sostegno conseguito nelle elezioni politiche del marzo scorso, a vantaggio delle formazioni minori e nazionaliste. Vere o false che siano queste tendenze, certo è che il successo di questa seconda legislatura Zapatero dipenderà molto dalla profondità della crisi economica che erode fiducia e consenso e dalla capacità di fronteggiarne efficacemente le conseguenze.
L'occupazione è la prima seria vittima della crisi: in un anno il numero di disoccupati è aumentato di quasi un milione, fino a raggiungere vette storiche, tanto che il 2008 si è chiuso con poco più di 3 milioni di disoccupati, dei quali oltre 400.000 stranieri. Il contributo principale a questo risultato è venuto dall'ultimo trimestre dell'anno, che ha visto un ritmo di crescita quotidiana di disoccupati pari a 5.500 unità. La crescita della disoccupazione ha portato con sé un aumento significativo delle prestazioni a sostegno (+47% rispetto al 2007), per quanto circa un milione di disoccupati non percepisca alcuna indennità.
La disoccupazione ha interessato tutte le aree del paese, con una crescita media rispetto all'anno precedente del 46%; ma in Aragón, Murcia e Valencia l'incremento è oscillato tra il 65% e il 76%. Nello scorso mese di novembre, la Spagna risultava essere il paese dell'Unione Europea a 15 con il tasso di disoccupazione più elevato.
I settori più colpiti dalla crisi sono quelli delle costruzioni, dell'industria e dei servizi. E' soprattutto l'occupazione nel "mattone" ad avere ceduto: i disoccupati del settore sono raddoppiati, lo scorso anno.
E questa caratteristica settoriale della crisi avrebbe prodotto per la prima volta nella storia economica spagnola un risultato inaspettato, ribaltando il rapporto tra i sessi nel primato della disoccupazione. Oltre il 50% dei disoccupati registrati alla fine del 2008 sono infatti uomini, quando appena un anno prima le donne rappresentavano oltre il 58% del totale dei disoccupati. Ma nessuno s'illude che sia effetto di progresso e di maggior equità nel mercato del lavoro: è la crisi di questa fase a penalizzare i settori a più alta manodopera maschile. E poi succede spesso che, con la recessione, le donne semplicemente smettano di presentarsi sul mercato del lavoro.
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