Da Aprile
Crisi economica e le chance perdute del Pd
Tommaso Merlo, 14 gennaio 2009, 11:49
Dibattito Lo sconvolgimento del mercato globale, che ha inferto un duro colpo ai sostenitori del turbocapitalismo di ispirazione americana, sarebbe per i democratici un'occasione per fortificarsi e rilanciare il centrosinistra. Ma fino ad oggi non è stata sfruttata
Se non ci fosse bisogno di un partito come quello democratico, se non ci fosse bisogno di una forza politica di centrosinistra in Italia, la crisi che affligge la neo formazione veltroniana sarebbe comprensibile. E invece è esattamente il contrario e mai come oggi servirebbe un centrosinistra forte e alternativo alle destre.
Siamo infatti nel bel mezzo di una crisi economico-finanziaria devastante, una crisi che ha colpito fin'ora con più intensità il mondo anglosassone. In particolare i padri del liberismo che in America hanno portato alle estreme conseguenze le panzane -oggi possiamo dirlo- del mercato che produce ricchezza per tutti, del fare a meno dello Stato e di tutto ciò che è pubblico (tranne ovviamente la guerra), delle speculazioni finanziarie vendute al mondo come vera economia, della giustizia sociale delegata alla carità privata. E non è poco: è fallito un modello, sono crollati convinzioni che hanno guidato per decenni la più potente democrazia del mondo. Una catastrofe economica che si è unita a quella sociale in atto da anni e che la vittoria di Obama ha reso politica svergognando anche le grandi ipocrisie che hanno insanguinato il mondo.
Crollata l'Unione Sovietica, il turbocapitalismo americano era rimasto l'unico punto di riferimento, il modello a cui ispirarsi per perseguire benessere e democrazia. E invece non è affatto cosi e il bisonte americano è schiattato, generando uno shock storico che ha permesso perfino ad un uomo di colore di arrivare alla Casa Bianca in un Paese in cui fino a pochi decenni fa vigevano ancora le leggi razziali. E lo ha fatto proprio rispolverando i valori e i principi di una democrazia e di una economia che abbandonano le chimere neo liberiste e vanno nella direzione di un modello più europeo.
Probabilmente Obama non riuscirà ad avvicinarsi nemmeno lontanamente al nostro modello di stato sociale ma dalle sue intenzioni emerge il tentativo di sviluppare un sistema meno aggressivo e piu' giusto, con una maggiore presenza pubblica ed un'economia basata sulla reale produzione di ricchezza. Una virata storica che dovrebbe risultare in un'immensa iniezione di energie per qualsiasi socialdemocratico. Già, gli Stati Uniti avevavo torto, hanno fallito, e adesso vengono verso di noi, verso sinistra.
Eppure sembra che nessuno voglia prenderne atto, prendere coscienza che distruggere lo Stato ed affidarsi alla manima invisibile del mercato si è rivelata una balla colossale smentita dalla storia. Un'ecatombe teorica paragonabile, aimè, alle visioni marxiste. Del resto caduto il muro di Berlino i comunisti rimasti sono spariti dalla circolazione e oggi, crollato Wall Street, i neo liberisti sembrano seguirli.
Quale momento migliore, dunque, per rendere conto ai destroidi che da anni sventolano la bandiera a stelle e strisce come la panacea di tutti i mali che hanno sbagliato? Quale momento migliore per inchiodare coloro che per anni hanno accusato il centrodinistra di statalismo, di anacronismo, di essere nostalgici e contro la modernità? Già perché la modernità sembra essere da tutt'altra parte. E sembra non faccia per niente rima ad esempio con precarietà, con finta libertà, con propaganda permanete, com militarismo strisciante, con razzismo, ma faccia invece più che mai rima con solidarietà, con giustizia sociale, con pace, con multicultularità. E cioé proprio con quei valori che dovrebbero animare una forza di centrosinistra come il Pd.
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