domenica 25 maggio 2008

Segnalazione: articolo di Alessandro Litta Modignani

Dall'Opinione del 23 maggio 2008


ABORTO

E’ una facoltà, ma non un diritto ?

di Alessandro Litta Modignani

Dicono fonti autorevoli che Giuliano Ferrara pone sull’aborto una “questione seria”. Chi lo nega, viene iscritto d’ufficio da Ernesto Galli della Loggia al partito dei faziosi e violenti che gli tirano le uova. Chi scrive questo articolo, invece, non avendo mai tirato uova a chicchessia ed essendo nel complesso una persona tollerante, vorrebbe sottoporre all’intelligenza del lettore alcune domande, forse irriverenti, ma di grande attualità.
Oggi Ferrara scrive in prima pagina sul Foglio che la questione dell’aborto, con la 194, non c’entra nulla. Qualche mese fa aveva detto in televisione che anche la contraccezione, ugualmente, con l’aborto non c’entra nulla. Questo modo di porre la questione è serio ? Vediamo.
Sostiene Ferrara che la legge del ’78 era “inevitabile” e che la 194 garantisce “la facoltà di interrompere la gravidanza”, altrimenti si rischierebbe di “imporre il modello inaccettabile e oscurantista del parto forzoso” da parte dello Stato. Bontà sua. Però poi scrive: “Chi l’ha detto che l’aborto è un diritto?”. Dunque egli riconosce una facoltà, ma nega un diritto. Tutto questo è serio ?
Qualsiasi persona normalmente intelligente è in grado di capire che quanto più si diffonde la contraccezione, tanto meno una donna si troverà ad affrontare una gravidanza indesiderata. La Chiesa cattolica, condannando la contraccezione, si rende colpevole di un “alto tradimento culturale” nei confronti dell’umanità, poiché questo rifiuto – esso sì ! – provoca il ricorso all’aborto come pratica contraccettiva d’emergenza (nonché la diffusione dell’Aids in Africa, ma questo è un altro discorso). Quando Ferrara dice che la contraccezione con l’aborto non c’entra, è serio ?
Non solo. Con la formula dogmatica della tutela della vita “sin dal concepimento” - recepita nel dissennato articolo 1 della legge 40 - la Chiesa considera la spirale intrauterina e la pillola del giorno dopo, non semplici contraccettivi, ma pratiche abortive a tutti gli effetti. Una donna che usa la spirale, nel corso della sua vita sessuale, sarebbe dunque colpevole di duecento, trecento, quattrocento omicidi. Nella stessa logica, in caso di rottura del preservativo, la donna che ricorre alla pillola entro 24 ore, non evita l’aborto, ma lo pratica. Secondo Ferrara tutto ciò è “primitivo, arcaico, barbarico, indegno” eccetera. Sul serio ?
L’aborto è anche una questione sociale, nessuno può negarlo. E’ giusto rimuoverne le cause sociali. Solo quelle però. Se una donna povera chiede aiuto economico per non essere costretta ad abortire, la società ha il dovere di intervenire. Anche la questione degli asili nido è cruciale, tutti lo sanno.
Ma se una donna manifesta l’intenzione di interrompere la gravidanza, senza ulteriori specificazioni, delle due l’una: o lo Stato si mette a scavare nella sua coscienza, e poi a indagare, magari a interrogare i vicini, a colpevolizzarla sino a piegarne la volontà; oppure lo Stato fa un passo indietro, lasciando alla coscienza di quella donna la libertà e la responsabilità della sua decisione. Cioè la facoltà – che poi è sinonimo di diritto - di abortire.
Quale di queste due ipotesi sia quella oscurantista e primitiva, e quale quella consona al “nostro concetto di libertà individuale”, dovrebbe essere abbastanza chiaro a tutti. Per Ferrara la risposta è la prima, ma questo non è serio.

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