sabato 24 maggio 2008

Pescati nella Rete: Antonello Falomi

Dal sito www.sinistra-democratica.it

Il pluralismo nell’informazione è fondamentale per la democrazia
È bastato tornare a parlare di televisione nelle aule del Parlamento per rompere il clima incantato e mieloso che sembrava circondare i primi passi del governo Berlusconi.Gli interessi privati del Presidente del Consiglio sono stati di nuovo messi inpudentemente in primo piano dal governo in carica.La favoletta, ampiamente raccontata dai grandi mezzi di comunicazione di massa, di un Berlusconi statista, capace di guardare agli interessi generali del paese e di andare oltre i propri interessi personali, si è dimostrata per quello che era: nulla di più di una favoletta buona per i gonzi o per quelli che gonzi non sono ma fanno finta di vivere in un mondo diverso da quello che è .
Il governo Berlusconi, utilizzando, come un passe-partout, un decreto-legge adottato dal precedente governo Prodi per evitare pesanti sanzioni pecuniarie per violazione di direttive e di sentenze europee, sta cercando, con un emendamento, di sottrarre Retequattro all'obbligo di rispettare le sentenze della Corte Costituzionale italiana e della Corte di giustizia delle Comunità europee.
Secondo tali sentenze Retequattro deve restituire allo Stato le frequenze su cui attualmente diffonde i suoi programmi per trasmetterli da satellite, in modo che un'altra emittente televisiva -Europa 7-che si è aggiudicata regolarmente, a seguito di una procedura concorsuale, una concessione nazionale, possa avere quelle frequenze che finora le sono state negate e che le consentiranno, finalmente, dopo anni di battaglie legali, di poter esercitare effettivamente il suo diritto a trasmettere.
Con il suo emendamento, il governo Berlusconi, cerca di far approvare dal Parlamento l'ennesima sanatoria che consentirà a Retequattro di evitare fino al 2012 di restituire le frequenze indebitamente occupate.
Non contento di ciò, l'emendamento in questione, pretende, in barba alle direttive europee e al procedimento di infrazione aperto da Bruxelles, di "per eternizzare" l'attuale duopolio televisivo anche nel nuovo scenario tecnologico del digitale terrestre. Infatti, si vuole consentire soltanto a quelli che già trasmettono in analogico (MEDIASET e RAI) e senza alcuna forma di gara, di occupare le frequenze per le nuove trasmissioni in digitale terrestre.
Tutto questo, nel caso in cui il Parlamento approvasse l'emendamento del Governo, non solo non ci salverà dalle pesanti sanzioni pecuniarie previste per chi viola le leggi e sentenze europee (si parla di una maxi multa di 300-400.000 euro al giorno per ogni giorno di ritardo nella applicazione delle direttive europee), ma sarà l'ennesimo colpo a quel pluralismo radio televisivo invocato dalla nostra Costituzione e che è la vera posta in gioco di questa battaglia che ormai da troppi anni va avanti.
Di fronte a questo scempio, l'atteggiamento di Walter Veltroni è sorprendente.Senza alcun imbarazzo ha annunciato che l'opposizione ferma contro questo emendamento non deve fermare il dialogo con il governo sulle regole istituzionali.Al leader del PD del sembra sfuggire che il tema del pluralismo della informazione e dei mezzi di comunicazione di massa non è un tema qualsiasi. Chiama in causa la qualità della nostra democrazia.La produzione radiotelevisiva non può essere assimilata alla produzione di una merce qualsiasi.La televisione produce informazione, cultura, stili di vita, sentimenti, senso comune.
Ad esempio, sui temi della sicurezza abbiamo potuto tutti misurare il peso della televisione nel costruire la “percezione” della insicurezza a dispetto delle statistiche che parlano di reati in calo.
Per questo, Walter Veltroni che certamente conosce bene la materia, non può non sapere che un sistema radiotelevisivo veramente pluralistico è un pezzo importantissimo del discorso sulle riforme istituzionali e sull'assetto democratico del paese.
Parlare di riforme istituzionali, di modifiche alla Costituzione senza affrontare il tema di una seria riforma radiotelevisiva e del conflitto di interessi, vuol dire far passare un'idea di democrazia profondamente distorta e limitata.
Su questo punto è necessario che dal PD vengano parole chiare. Non si può far finta di niente e continuare in un dialogo con Berlusconi che non prepara nulla di buono per la democrazia italiana.

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