giovedì 22 maggio 2008

Pescati nella Rete: Titti Di Salvo sui provvedimenti economici del governo

Dal sito www.sinistra-democratica.it

Le priorità del Paese non sono le priorità del governo
Non bisogna avere nessun imbarazzo nella critica aspra alle misure annunciate dal Governo su ICI e straordinari.L’imbarazzo potrebbe nascere dalla convinzione che entrambe le misure traducano un comune sentire degli italiani: l’ICI è l’imposizione fiscale più invisa; il bisogno di reddito la domanda più diffusa. Il PD, paralizzato esattamente da tale imbarazzo, pare incapace di articolare con nettezza un giudizio negativo ed è noto come la Confindustria abbia da sempre fortemente sponsorizzato risposte alla domanda di reddito delle lavoratrici e dei lavoratori in forme che premiano l’impresa più che il lavoro, senza alcuna responsabilità per parte sua.Peraltro lo stesso governo Prodi aveva aperto la strada in entrambe le direzioni con provvedimenti che, seppur modulati diversamente e dunque diversi, agivano sullo stesso terreno.Ora l’argomento si presta a più osservazioni. Alcune generali altre specifiche.In primo luogo.L’opposizione politica è tale se esprime una diversa, opposta e alternativa visione delle scelte necessarie per risolvere i problemi del Paese.Se questa distinzione di impostazione viene meno, non c’è Governo ombra che tenga: non si tratta di un problema di forme né è sufficiente la rappresentazione simbolica.Si tratta di sostanza.Perché alle contraddizioni nuove determinate anche nel nostro Paese dalla mondializzazione dei processi politici, economici e produttivi, la risposta non è univoca. Testardamente continuiamo a pensare che la formula “meno stato meno tasse meno regole meno diritti” - vale a dire ciò che si intende per modello anglosassone di crescita – dimostra tutta la sua inefficacia, misurabile nell’aumento delle disuguaglianze tra nord e sud del mondo con il portato dei flussi migratori di persone in cerca di cibo e di speranza. E misurabile anche nell’aumento delle disuguaglianze all’interno dei singoli paesi dell’Occidente industrializzato. Non è un caso che la campagna principale lanciata dal sindacato mondiale e sostenuta dall’OIL (l’agenzia ONU dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro) è quella del lavoro “decente”: è una campagna che indica in modo esplicito l’effetto devastante e per l’appunto indecente sulla dignità e sul valore del lavoro della globalizzazione non governata dalla politica.Peraltro troppo lontano andremmo se aprissimo un altro capitolo, che però va almeno nominato: quello della asimmetria che oggi esiste tra i poteri sostanziali delle istituzioni sovranazionali economiche (Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio) e l’assenza di poteri di quelle istituzioni che dovrebbero orientarle e dunque orientare l’economia, come l’ONU e le sue agenzie.Altrettanto testardamente continuiamo a pensare che alle domande nuove di sicurezza sociale e personale dei cittadini italiani sia necessario rispondere e sia possibile farlo con politiche pubbliche nel segno della solidarietà, della uguaglianza, della qualità e che questo sia il tratto distintivo e alternativo tra le diverse visioni della società e dei rapporti sociali.La vittoria culturale prima ancora che politica del centrodestra in Italia, dimostra che ai cittadini le loro proposte sono sembrate più convincenti di altre; ma non dimostra affatto l’efficacia di quelle risposte. Squaderna al contrario la necessità di un rinnovamento culturale forte della sinistra perché torni a interpretare una funzione utile di rappresentanza, ma pur sempre nell’alveo della sinistra.In secondo luogo e venendo al merito delle scelte concrete annunciate dal Consiglio dei Ministri.E’ evidente che in tempo di scarsità di risorse pubbliche, con alle spalle il debito pubblico che conosciamo e davanti a previsioni economiche non rosee - anche se la crescita zero è più uno spauracchio che una certezza - il terreno su cui il Governo sceglie di investire, segnala le sue priorità. Dunque il Governo ritiene che l’ICI sulla prima casa e la riduzione della tassazione su straordinari e premi di risultato siano la priorità del paese. Di questo Paese, quello agli onori della cronaca per i salari più bassi tra i paesi dell’OCSE – quindi non solo europei – per le morti bianche più numerose, per lo spostamento gigantesco da salari a pensioni verso redditi e profitti della ricchezza negli ultimi quindici anni; quello ancora in cui – mai dimenticarlo – i consumi di lusso aumentano e quelli alimentari diminuiscono. Ma per il Paese, per il suo cambiamento, le priorità non sono queste.Gli onori della cronaca rivelano cioè, se solo lo si volesse leggere, un problema grande che si chiama dignità e valore del lavoro e delle pensioni. Aumentare i salari e le pensioni poi, è una scelta di giustizia sociale ed è una misura che fa bene all’intero sistema economico perché rilancia i consumi.Le misure annunciate non parlano di questo: rispondono ad un problema generale scegliendo di non guardare a tutti e di caratterizzare le risposte perfino in modo ideologico.L’ICI non esiste per metà degli italiani per una scelta del governo Prodi che aveva definito un tetto al di sotto del quale collocare l’eliminazione delle imposte sulla casa. Fuori erano rimaste case di medie e grandi dimensioni. E’ giusto che la prima casa, qualunque sia il suo pregio e quindi il reddito di chi ne è proprietario, sia gravata da tassazione?Bisogna non eludere la domanda diffusa tra gli italiani e dire con nettezza che è un errore destinare le poche risorse disponibili alla completa eliminazione dell’ICI anziché all’aumento del salario e delle pensioni.Peraltro non è detto che il bilancio sia positivo per gli stessi proprietari beneficiati dal taglio dell’ICI, se le risorse fiscali di cui i comuni verranno privati, non saranno sostituiti da nuovi trasferimenti dello Stato: al taglio dell’ICI e quindi delle principali risorse a disposizione dei comuni, facilmente corrisponderanno il taglio dei servizi sociali. Meno asili nido, meno assistenza per gli anziani, meno sostegno per i più deboli: è il peggioramento del tessuto sociale di quelle comunità l’ esito finale al fondo della catena.Le misure sugli straordinari poi e quelle promesse per i premi di risultato, non rispondono all’impoverimento del lavoro e delle pensioni, conseguenza della collocazione del valore del lavoro al fondo della scala dei valori sociali .E’ un tema che deve trovare risposte nella contrattazione, e dunque da parte delle imprese, e in nuovi meccanismi di tutela del potere d’acquisto sia dei salari che delle pensioni.Ma certo il fisco è un potente strumento di redistribuzione della ricchezza ed il patto fiscale è il patto fondativo tra cittadini e lo Stato perché ne segnala il profilo. Non è un caso che la Costituzione italiana a differenza di altri paesi, disponga la progressività della imposizione fiscale e non è un caso che già Tremonti, in tempi precedenti abbia predisposto, anche se non attuato completamente, una riforma fiscale che aveva nel mirino esattamente la progressività.Incentivare come fa oggi il Governo gli straordinari, scegliendo di detassarli, non solo è discutibile in sé perché divide anziché unire, i lavoratori privati dai lavoratori pubblici, gli uomini dalle donne, i lavoratori del nord da quelli del sud e via così. Offre anche l’indicazione di una modalità di rapporto tra imprese e lavoro che nega la soggettività e la libertà della persone per affermare che nell’impresa esiste un interesse generale, quello dell’ impresa stessa, e in via secondaria e totalmente dipendente l’interesse dei lavoratori, che va premiato solo se subordinato e disponibile al primo. Infatti con nettezza bisogna ricordare che gli straordinari li fanno solo gli uomini perché le donne non se li possono permettere: dunque la scelta di destinare risorse pubbliche per premiare gli straordinari è una scelta che esclude le donne. Più ore di straordinario vogliono dire minore nuova occupazione: quindi la scelta di usare risorse pubbliche in questo senso è una scelta che non aiuta il lavoro dei giovani. Gli incidenti sul lavoro avvengono soprattutto nel prolungamento dell’orario del lavoro, quando l’attenzione cala. Per questo avevamo presentato in Parlamento un ordine del giorno per una legge che ripristinasse in Italia il limite dell’orario di lavoro giornaliero e il tetto per gli straordinari, entrambi vanificati dalla traduzione in salsa italiana della direttiva europea durante il terzo governo Berlusconi: la detassazione del governo dunque di sicuro non aiuta la lotta la sicurezza sul lavoro e peraltro il governo ha già mostrato orecchie sensibili alla richiesta di Confindustria di rivedere le sanzioni per le imprese inadempienti previste dal Testo Unico della sicurezza del lavoro del governo Prodi.E ancora, di fronte al bisogno di reddito che spinge i lavoratori allo straordinario, è spesso l’impresa che sceglie a chi farlo fare, utilizzando lo straordinario come leva di governo dei rapporti all’interno dell’impresa. Peraltro, è il Governo stesso a spiegare queste misure, scelte tra quelle possibili, come le più adatte a premiare un rapporto positivo perché totalizzante tra lavoratori ed impresa, un rapporto cioè di disponibilità riconosciuto come segno di lealtà e affidabilità.Infine la produttività del sistema economico, così come d’impresa – cioè il rapporto tra fattori produttivi e risultati - è legata all’innovazione dei processi produttivi e dei prodotti, alla formazione e alla qualità dell’una e dell’altra. Pensare che siano gli straordinari la leva della produttività è un pensiero privo di evidenza empirica e di legittimità economica.Allora diciamolo forte: quelle misure non vanno bene, da qualsiasi parte le si legga. Certo sono coerenti ad un’idea dei rapporti sociali e dei legami sociali che non è la nostra.Alle domande di equità fiscale, giustizia sociale e reddito si può rispondere diversamente: ad esempio aumentando con le stesse risorse le detrazioni fiscali alla fonte sui salari e sulle pensioni, con effetto immediato sulle tasche delle persone.Ci piacerebbe che l’evidenza di tale ragionamento ispirasse anche l’opposizione in Parlamento. In ogni caso noi non abbiamo incertezze.
*della Presidenza di Sd

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