Il congresso del PS potrebbe essere utile qualora riuscissimo a non farne ragione di ulteriore chiusura in noi stessi, di resa dei conti, peraltro sul nulla, alimentata da delusioni, scarso consenso e nessuna visione del futuro.
Se così non sarà, avremo piccoli congressi conservatori, in cui, anche cambiando i volti, ripeteremo l'attualità anomala di un partito novecentesco nelle forme di partecipazione e del tutto marginale per quanto riguarda consenso e proposta.
A nessuno interessano le sopravvivenze sterili e le eterne agonie, in tal caso, mi chiamerò volentieri fuori.
Penso che dovremmo riflettere attorno a tre principali domande:
1) Siamo disposti a lanciare un offensiva costruttiva che porti a rivedere le ragioni stesse dell'essere sinistra e di governo, nel rapporto con i cittadini e nelle prospettive, nella cultura e nell'etica politica?
2) Siamo disposti a segnare una discontinuità con il conservatorismo di gruppi dirigenti, di sotto-potere e annesse prassi per vivere una stagione di cambiamenti profondi, che ci portino fuori dal cortiletto per confrontarci con la società e i suoi corpi intermedi, analizzando le ragioni vive della solidarietà sociale di fronte alle sfide della crisi economica e della globalizzazione?
3) Siamo disposti a immaginare un partito a vocazione maggioritaria che abbia strumenti di democrazia reali, che rappresenti interessi radicati nel paese, che delinei un'ipotesi di sviluppo più inclusiva? Siamo disposti, in nome di questo obiettivo, a mettere fine al marketing della nostalgia, dell'identità solipsistica e a ripensarci, come movimento di idee, di donne e uomini, in un confronto più ampio?
Oggi si apre (o meglio, si deve aprire) una pagina nuova per la sinistra italiana.
Siamo chiamati ad avere senso di responsabilità e senso del futuro, sia per rispetto della storia socialista, sia per quanto la storia socialista può ancora dire e fare nel domani della sinistra.
Tomaso Greco