mercoledì 14 maggio 2008

Pescati nella Rete: Paolo Ferrero

Dal sito www.aprileonline.info

Ferrero: la sfida della Sinistra è nella società
Marzia Bonacci, 13 maggio 2008, 19:47
Politica Bisogna ripartire dalla società, dall'opposizione e non dalle costituenti nè dal partito unico. Il Prc va difeso ma senza che si chiuda nel proprio confine identitario, perchè bisogna lavorare con gli altri partiti della Sa. Con il Pd, se farà opposizione a Berlusconi, sarà possibile operare insieme. Queste le linee politiche che animano Paolo Ferrero
Con Paolo Ferrero, firmatario di una delle cinque mozioni che animeranno il congresso del Prc e candidato alla segreteria, abbiamo parlato del futuro del suo partito che si incammina verso l'assise di luglio, della sinistra e del progetto unitario, ma anche della sconfitta elettorale che ancora pesa e ancora influenzerà il futuro di Rifondazione e degli altri quattro partiti.
Il prossimo congresso del Prc avrà come tema centrale quello del rapporto del partito con le altre formazioni della sinistra, quindi anche il tema del processo unitario. Quale pensi debba essere la linea da seguire: si parla infatti di costituente dei comunisti, di quella della sinistra, della federazione?Le ipotesi di precipitazioni organizzative in costituenti che si stanno avanzando in questo periodo -le principali sono quella della costituente della sinistra e quella comunista, in una situazione in cui i verdi ripropongono il fatto di esistere come verdi- rischiano di spaccare la sinistra per linee ideologiche. Per cui da un lato ci sarebbe chi non si definisce comunista, dall'altro chi invece si definisce tale e, infine, chi rivendica la propria identità verde: un disastro che non solo non rappresenta l'unità della sinistra, ma ne precluderebbe anche la possibilità di costruire un' opposizione efficace a Berlusconi, rischiando di favorire gli elementi di concorrenza su quelli dell'aggregazione.
Allora quale strada va percorsa?E' necessario costruire l'unità della sinistra senza concorrenze o precipitazioni a partire da due iniziative: attivare le case della sinistra, dove trovino spazio tutti (partiti, associazioni, comitati etc.), che ricomincino dal territorio e dalle sue esigenze: gli sfratti, gli asili nidi, i servizi e quant'altro. Una politica e una sinistra fatta dal basso per intenderci. Questo perché la sconfitta elettorale, consumatasi quando era massimo il tentativo di unità fra i ceti politici con i quattro partiti schierati insieme, si spiega solo con la perdita di contatto della sinistra con la società, la quale non ci ha riconosciuto come forza utile. Allora bisogna ricostruire l'utilità sociale della sinistra a partire dal territorio.
E poi? E poi, costruire da subito un coordinamento delle forze della sinistra, politiche e sociali, per organizzare un' opposizione al governo Berlusconi. La vicenda del Parlamento di questa mattina è emblematica: il neopresidente del Consiglio ripropone il suo vecchio programma e il Pd assume un atteggiamento interlocutorio, Berlusconi riconosce il Pd e l'opposizione coglie questo segnale come una sua legittimazione, come se fosse lui a convalidare il ruolo politico dei democratici. In questo contesto è decisivo costruire un'opposizione nel Paese perché il rischio è che le destre realizzino il loro programma e consolidino il proprio blocco sociale. Voglio ricordare che nel 2001-2002 Berlusconi fu arginato dalla manifestazione di Genova e dalla mobilitazione della Cgil: senza tutto questo non ci sarebbe stata la sua sconfitta.
Hai parlato del Pd criticandone l'atteggiamento troppo blando verso Berlusconi. Ma è proprio dal Pd, in particolare da D'Alema, che è giunta una proposta di coinvolgimento della sinistra per superare l'autosufficienza che Veltroni ha impresso a questa formazione e contrastare il governo delle destre. Cosa ne pensi?Il nostro avversario è Berlusconi e il berlusconismo. Saluto positivamente che una parte del Pd non abbia l'intenzione di cancellare la sinistra, come invece lasciavano intendere le ipotesi di riforma della legge elettorale alle europee. Sul piano dei contenuti credo però che bisogna fare chiarezza: se il Pd farà opposizione a Berlusconi, come auspico io stesso, allora lavoreremo insieme; in caso contrario, la faremo noi, e in quel frangente si apriranno delle contraddizioni nel Pd che bisognerà analizzare.
Tu parli di ricostruire l'utilità sociale della sinistra. Ma a livello partitico?Bisogna attivare anche un processo più politico e di convergenza a tutti i livelli.
Di che tipo? Pensi ad un modello di federazione fra i quattro partiti?Federativo tra i partiti no, perché il problema non è questo, bensì costruire una rete di relazioni stabili che coinvolga tutti i soggetti disponibili (movimenti, associazioni, militati dei partiti etc.) senza chiedere a nessuno di sciogliersi. Questo può evitare che si costruiscano in concorrenza la costituente della sinistra e quella comunista e che la sinistra si spacchi. Propongo un ragionamento unitario di opposizione e che per essere tale non può partire dalle forme organizzative ma dai contenuti, dai percorsi sociali.
Dunque il partito unico non è un'urgenza. Però non pensi che l'elettorato vi abbia bocciato perché percepiti solo come un cartello elettorale a cui invece si preferiva un'unità vera e più vincolante?Il motivo della sconfitta, quello fondamentale, non risiede nell'assenza della falcemartello o nel fatto che Sa sia stata percepita come un semplice cartello elettorale: sicuramente questi fattori hanno inciso negativamente, ma il problema è stato un altro e spiega anche le proporzioni imponenti della sconfitta. E' quello di aver partecipato ad un governo che non ha soddisfatto le aspettative del 2006, per cui il popolo ha visto nella sinistra qualcosa di inutile, la perpetuazione di un ceto politico. Molti elettori, anche della nostra parte, non hanno pensato fosse fondamentale salvarci perché non ci hanno visti come una forza utile: "siete stati due anni al governo e cosa avete fatto?", questo è ciò che si sono chiesti negandoci il voto. E' stata, la nostra, una sconfitta politica non legata ad elementi particolari che riguardano un tessuto militante (assenza falcemartello o cartello elettorale), bensì al rapporto della sinistra con la società. Per questo si deve ripartire da qui, dal punto di fondo della sconfitta: l'opposizione sociale.
Dunque il Prc deve tornare ad essere una forza di piazza e non di governo?L'analisi del congresso di Venezia in cui abbiamo ipotizzato di andare al governo con le forze che poi hanno costituito il Pd, pensando di far leva sul programma e sul conflitto per permeare e influenzare l'esecutivo in base alle istanze sociali, è stata fallimentare. Abbiamo sopravvalutato i rapporti di forza, la nostra capacità di incidere sull'esecutivo. La collocazione odierna all'opposizione, addirittura da fuori il Parlamento, non è solo un fatto necessitato, ma anche necessario: o si cambiano infatti significativamente i rapporti di forza in modo da rendere un possibile futuro governo più permeabile alle istanze sociali che non a Confindustria, oppure l'andata al governo è distruttiva di qualsiasi ipotesi politica di sinistra. Prima la società e poi l'esecutivo, altrimenti la sinistra si colloca a mezz'aria. Del resto, non si spiega perché il Pci, quando era all'opposizione, pesava 500 volte più di noi nella determinazione delle scelte del governo, eppure noi stavamo in maggioranza.
Il prossimo congresso del Prc potrebbe, secondo molti, trasformarsi in una lotta intestina, in una resa dei conti che lo spaccherebbe. E' un rischio reale? Ho puntato ad un congresso che fosse a tesi, su un documento unitario che mettesse in comune gli elementi che ci uniscono, e che sono tanti, isolando i punti di distanza. Secondo me era il modo migliore per evitare tensioni eccessive e rotture interne, oltre che per scongiurare il rischio che si organizzassero congressi nei circoli dove cinque documenti vengano mal digeriti. Su questo però i presentatori delle altre mozioni non sono stati d'accordo. Al contrario, è in atto una forzatura che potrebbe trasformare il congresso da un momento di discussione sulla prospettiva politica a un referendum su alcuni nomi. Questo è un pericolo reale e porta con sé quello di trasformare la partecipazione democratico in senso plebiscitario.
Che congresso vorresti? Un'assise che sia un luogo di discussione chiara sulle prospettive politiche, in cui la mia tesi di fondo è che la sinistra debba essere costruita dal basso, dalla società, a partire dall'opposizione. E per questo deve essere plurale e rispettare le diverse identità. A questo scopo il Prc non è un ostacolo ma una risorsa, una delle parti che possono costruire questo processo. Un Prc che è quindi utile e necessario, ma non sufficiente: non c'è nessun settarismo ma la chiarezza di un percorso plurale. E' anche un modo per fare i conti con un errore novecentesco: il mito del partito unico, che poi non è mai tale, a cui invece bisogna contrapporre la lezione del movimento delle donne che ci insegna che il problema è quello di valorizzare le differenze senza che questo diventi gerarchia, che ci insegna il nesso fra uguaglianza e diversità. Un nuovo partito qualora lo facessi non interesserebbe alle tante persone che in tanti modi diversi fanno politica.
Se la strada per l'unità non è il partito unico, qual è?La risposta è in quella che prima definivo rete di relazioni stabili, che massimizzi gli elementi di unità senza cancellare le differenze. A partire dal basso e dall'opposizione. Evitando le costituenti politiche che ci consegnerebbero una sinistra divisa e vecchia, che perpetua l'idea di formazioni politiche calate dall'alto. Noi abbiamo avuto il berlusconismo, con l'idea del capo carismatico e che il Pd ha scimmiottato con le primarie, ma non va riproposta in casa nostra perché è distruttiva e non costitutiva per la sinistra. La figura del leader non risolve i problemi politici: noi abbiamo avuto un Bertinotti che ha incassato l'8%, ma lo stesso, con la sinistra unita, ha poi raggiunto alle ultime elezioni il 3%. Quindi il problema è politico, è di progetto, e non si risolve con la delega ad un "capo". Questo funziona forse per le destra, ma non per la sinistra che è un processo di partecipazione oppure non è. Soprattutto in una fase di crisi come questa.

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