sabato 17 maggio 2008

Pescati nella Rete: Ugo Intini

Dal sito www.aprileonline.info

Ripartire dall'unità
Andrea Scarchilli , 16 maggio 2008, 18:37
Politica Intervista a Ugo Intini, nome di spicco del comitato promotore del Partito socialista che ha deciso, a poco più di un mese dall'assise fondativa, di ritirarsi del gruppo dirigente. Riflessione sulle prospettive del Ps in un quadro politico sconvolto dal voto del mese scorso
Ugo Intini, ex viceministro degli Esteri, ha deciso di chiamarsi fuori dall'elezione del gruppo dirigente socialista che si svolgerà nel congresso dei prossimi 20, 21 e 22 giugno. Uno sguardo, con "Aprileonline", sulla prossima assise e sul futuro del Ps.
Che congresso sarà, con quali priorità, secondo lei?Io non avrò più ruoli dirigenti nel partito, ed è giusto che dopo una sconfitta elettorale così disastrosa se ne traggano le conseguenze. Purtroppo al momento delle elezioni siamo stati presi in mezzo in guado, il voto c'è stato quando il nuovo partito non si era ancora formalmente costituito. Il Congresso si farà dopo le elezioni, se si fosse fatto prima forse l'impatto sarebbe stato diverso. Lo scopo dell'assise, a questo punto, è consolidare questa unità costituita da tutte le anime che erano divise e non lo sono più. Parlo dello Sdi, di De Michelis, di Bobo Craxi e di quell'area ex Ds che non ha partecipato né alla costituzione del Partito democratico né è approdata a Sinistra democratica, come Gavino Angius e Valdo Spini.
Dunque, c'è stata la riunificazione. Ma quale deve essere il collante, l'idea guida che continui a tenere insieme così tante numerose esperienze?L'idea guida deve essere quella di costituire un partito che faccia capo alla famiglia del socialismo europeo, con tutto quello che ciò comporta a livello programmatico. Un soggetto che attualmente manca nella politica italiana.
Ci sarà battaglia sul nome del futuro segretario. In queste ore si fanno tanti nomi, c'è tempo fino a mercoledì per depositare le mozioni. Al di là dell'esito della conta, come dovrebbe muoversi, secondo lei, il nuovo leader?Ci vuole un gruppo dirigente, e non mi riferisco al solo segretario, che riesca - anche se mi rendo conto che è difficile - a dare nello stesso tempo un segnale di rinnovamento senza scadere nel nuovismo, che è stato l'errore principale fatto dal Partito democratico.
Sono state avanzate perplessità sulla strategia seguita sinora, sul tanto insistere sul tema della laicità. E' stato un errore?La laicità è uno dei grandi temi delle società contemporanee. Si avverte una spinta fondamentalista non solo nel mondo islamico, ma anche in quelli cattolico ed ebraico. La laicità, del resto, è uno dei punti fondamentali del profilo del Partito socialista europeo.
Laicità, dunque. Quali altre parole d'ordine?Non ci vuole un grande sforzo, tutto sommato. Il programma ce l'abbiamo già bello che pronto, ed è quello che sta mettendo a punto il Pse in vista delle elezioni del 2009. Non credo che da un contesto "arretrato" come il nostro possano venire spinte ulteriori.
Il partito socialista dovrà anche guardarsi attorno. Ci sono soggetti con cui cominciare a impostare un percorso di collaborazione?E' necessario mantenere un occhio al futuro, bisogna saper immaginare un rinnovamento della politica italiana. Difficile che il congresso riesca a farlo, visto che attorno a noi tutto è in movimento. Si deve guardare con attenzione a tutto ciò che nella Sinistra arcobaleno non è comunista, e a quella parte del Pd che non accetta l'impostazione nuovista e per certi versi antipolitica. Si deve guardare anche al centro: non è detto che la crisi economica e sociale non si aggravi, e non diventi necessaria una maggioranza provvisoria di larghe intese.
Eppure, l'Italia è l'unico paese dove la tradizione socialista non è riuscita a farsi partito "a vocazione maggioritaria". Alla destra è contrapposta un'anomalia come il Partito democratico...L'anomalia italiana è impressionante: l'Italia è l'unico paese al mondo dove la tradizione socialista è stata sconfitta, e quelle comunista e fascista sono sopravvissute. Magari non sul piano storico, ma sicuramente dal punto di vista delle storie personali, visto che il personale politico che è alla ribalta proviene da quei mondi. In Italia, poi, ha avuto luogo una campagna di opinione che ha imposto il bipolarismo, che dovrebbe nascere dalla politica, spontaneamente. L'assurdo italiano si è aggravato quando le stesse forze, politiche e mediatiche, che avevano imposto il bipolarismo hanno fatto lo stesso con il bipartitismo. I guasti li vedremo presto, la politica dovrebbe essere lasciata ai suoi percorsi, che nascono dai fatti.

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