venerdì 9 maggio 2008

Pescati nella Rete: Fabio Vander

Dal sito www.sinistra-democratica.it








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Un partito per la sinistra
Due sono le ragioni della sconfitta: 1) ha fallito il centro-sinistra. Perché più che fallire il governo Prodi ha fallito la sua maggioranza, si è confermata inconsistente prima elettoralmente (nel 2006), poi politicamente, poi di nuovo elettoralmente il 13 e 14 aprile; 2) il secondo aspetto, conseguenza del primo, è che il progetto della Sinistra Arcobaleno non era maturo, siamo arrivati alle elezioni senza una proposta politica vera, sinceramente accolta dai contraenti. Questa pochezza politica è stata colta dagli elettori. Che ci hanno punito. Come centro-sinistra facendo vincere Berlusconi. Come sinistra cancellandoci dal Parlamento.Il punto su cui riflettere è che il centro-sinistra italiano per la seconda volta in 15 anni ha fallito nel governo del Paese. Era successo nel ‘98, con la caduta di Prodi, è riaccaduto oggi dopo un anno e mezzo vissuto pericolosamente. Ecco il problema: la sinistra italiana si è dimostrata storicamente incapace di governare il Paese. Ha ragione Paolo Mieli quando dice che dal 1994 Berlusconi ha sempre vinto le elezioni. Perché le vittorie di Prodi nel 1996 (con la desistenza) e quella del 2006 (avendo preso meno voti della destra) sono state vittorie “finte” come dice Veltroni, false come forse sarebbe meglio dire.La sinistra “radicale” è tutta dentro questa responsabilità. Non si può dare la colpa a Veltroni perché ci ha ‘rubato’ i voti, bisogna rovesciare il punto di vista e chiedersi perché i nostri elettori hanno preferito Veltroni o comunque l’astensione. Ci hanno punito per la partecipazione al governo e per l’assenza di un’alternativa (a Veltroni e Berlusconi).Non è vero che l’Italia è un Paese di destra che si affida inevitabilmente a Berlusconi, la verità è che non c’è un’alternativa democratica a questa destra. Lo ha scritto Ilvo Diamanti: non è vero che il Nord è della destra, non è vero che il Nord-est è della Lega, del resto la Lega ha tolto molti voti anche al PDL, in Lombardia come in Veneto. Non c’è nessuna necessità nel nostro fallimento, solo responsabilità politiche. Abbiamo regalato il Paese alla destra (come già nel ‘94, ‘98, 2001) per esclusiva incapacità, inettitudine, mancanza di cognizione dei processi sociali e politici. Un progetto adeguato non c’è l’ha avuto il PD, ma non ce l’abbiamo avuto neanche noi. E’ fallito il PD, è fallita Sinistra Arcobaleno, è fallita la Costituente socialista.C’è un problema storico della sinistra italiana.Credo che dobbiamo partire da qui. Dimostrando innanzi tutto di aver capito la lezione. Non serve ad esempio una seconda puntata di Sinistra Arcobaleno. Abbiamo bisogno di un’altra cosa.Dobbiamo ricostruire l’area della sinistra. Ma prima di tutto l’asse politico intorno a cui riorganizzare il progetto. Occorre individuare le priorità strategiche.E la prima in assoluto è l’autonomia della sinistra: politica, culturale, organizzativa. Il qualsiasi rapporto futuro con il PD dovrà vederci vivi, organizzati e forti, mai nella condizione di junior partner. Per questo ritengo in ogni senso decisivo porre, qui e ora, il problema del partito unico della sinistra.Credo che Sinistra Democratica possa disimpegnare oggi un ruolo importante, strategico, persino storico, ma se saprà essere l’avanguardia, quella che traina il processo. Non possiamo aspettare i tempi di Rifondazione, dei Verdi o altri, il problema va posto subito.Chiedo che già sabato quando si riunirà il Comitato promotore nazionale di SD si faccia una proposta sul partito. Il tempo non è dalla nostra parte. Già oggi infatti siamo fuori dalla discussione pubblica, dai giornali, dalle televisioni. E non perché c’è un complotto, ma perché la sinistra allo stato non ha niente da dire, nessuno che lo dica, nessun leader da spendere. Già cancellati elettoralmente, rischiamo di autocancellarci con un’infinita elaborazione del lutto (e liti, scissioni, tradimenti).Urge invece riprendere il filo. Del ragionamento e dell’azione politica. Per fare questo non servono chiacchiere, ma un partito Non potrà esserci un futuro della sinistra, senza partito. Senza un “intellettuale collettivo” luogo di incontro, discussione, decisione, confronto fra diversi e plurali e pure con un’idea di giustizia, di libertà, di liberazione, di civiltà. Guai però fare un partito per mettere insieme i rimasugli di Sinistra Arcobaleno, non di una zattera di sopravvissuti abbiamo bisogno. Se non vogliamo che la sinistra si riduca ad un cane morto occorre diffondere la consapevolezza che il partito unico non è una ‘fissa’ di SD, ma una necessità della democrazia. Una democrazia senza sinistra è una democrazia debole, Berlusconi continuerà a vincere nei secoli dei secoli se non c’è chi pone il problema del conflitto sociale e politico, insieme al problema dell’alternativa e di una sinistra contrapposta alla destra per differenze programmatiche, relativamente al modello di sviluppo, alla qualità della vita, a relazioni internazionali pacifiche e multipolari. Il PD tutte queste cose non le può fare e non le può neanche concepire. Dobbiamo però confrontarci con loro sul terreno dell’“egemonia”. Rendere tangibile agli elettori (loro e nostri) che abbiamo un’altra idea di democrazia e un’altra idea di politica. Una politica che è conflitto e alternativa, che rifiuta programmaticamente ogni inciucio con Berlusconi (Veltroni ha annunciato opposizione “ma anche” dialogo e non solo sulle riforme, ma sulla Finanziaria, che è l’atto più qualificante di una maggioranza). Per un progetto così ambizioso, l’unico però che può davvero ridarci una funzione nazionale e una concreta chance di rinascita, dobbiamo essere all’altezza, compresi delle responsabilità che ci attendono: no ad un partito di nicchia, no al “diritto di tribuna” di cui parla Schifani, dobbiamo stare attenti alle sirene di D’Alema, mai andare con il cappello in mano. Rendere chiaro ai nostri interlocutori che un possibile, nuovo centro-sinistra lo accetteremo solo entro uno schema per noi irrinunciabile: un’alternativa a Berlusconi, chiara: di programmi, di idee-forza, di personale politico.
*Sd Roma

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