Per la giustizia cilena - la notizia è dello scorso 15 maggio - solamente un militare è responsabile dell'assassinio di Victor Jara, grande cantautore e poeta, simbolo in tutto il mondo di poesia, arte, impegno, giustizia sociale, amore.
Victor fu assassinato nello stadio nazionale di Santiago del Cile nei giorni immediatamente successivi al golpe fascista di Augusto Pinochet, che distrusse, con i carri armati, i bombardamenti, l'aiuto fondamentale degli USA e della CIA e un terribile apparato repressivo la grande esperienza del governo di Unidad Popular del Presidente Salvador Allende.
Migliaia di desaparecidos, imprigionati, morti, torturati. Un dolore, un'offesa indicibili.
Le indagini sono chiuse: sarà sottoposto a giudizio solamente il colonnello a riposo dell'esercito Mario Manríquez Bravo.
La Fondazione Victor Jara, guidata dalla moglie di Victor, Joan, ha lanciato un appello contro questa decisione, che ha già riscosso moltissime adesioni, in Cile e nel mondo. Lo scorso lunedì, a Santiago, si è svolta una manifestazione in appoggio a questa protesta. Potete leggere l'appello qui sotto, con altri materiali e gli indirizzi web a cui mandare l'adesione.
Ho messo poi altri materiali, per chi abbia desiderio di leggerli.
La traduzione dell'appello è mia, sicuramente non perfetta, ma il senso è salvo.
P.
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Appello “Giustizia per Victor Jara, giustizia per il Cile”
Fondazione Victor Jara
Noi firmatari esprimiamo il nostro rifiuto e la nostra indignazione per la chiusura dell’inchiesta investigativa sull’assassinio di Victor Jara.
Riteniamo che l’aver chiuso le indagini è un ulteriore precedente perché si consolidi l’impunità rispetto ai crimini commessi nel ex Stadio Cile di Santiago, è la conferma dell’impunità che il potere giudiziario impone nel caso delle vittime del terrorismo di stato. Questo ancora di più nel caso dello Stadio Cile, luogo sotto il controllo militare durante i giorni in cui si commisero gli omicidi. Le informazioni stanno nelle Forze armate ed è giunto il momento di cedere, dopo 35 anni di silenzio e di impunità che ancora avvolgono (la verità).
Di fronte a questa inaccettabile decisione del giudice, chiediamo l'immediata riapertura delle indagini in questo caso così simbolico per il Cile e per il mondo. Victor Jara rappresenta il meglio del nostro paese, della sua cultura e dell'identità popolare, e la sua figura è un simbolo, nel mondo intero, delle offese e dei crimini commessi dalla dittatura militare in Cile e nel resto dell’America Latina negli anni 70-80.
Oggi più che mai dobbiamo alzare la nostra voce per respingere questo atto vergognoso della giustizia cilena. Oggi sono la cittadinanza e le organizzazioni culturali, sociali, sindacali e politici a doversi pronunciare: la realizzazione dell’impunità espone le nostre future generazioni al rischio di rivivere l'orrore e la brutalità del periodo più nero della nostra storia.
Invitiamo artisti, lavoratori, studenti, giovani, tutti coloro che lottano per i diritti umani e tutte le organizzazioni del nostro paese ad aderire a questo appello "Non più impunità!”
FIRMATE QUI:
http://www.fundacionvictorjara.cl
fund.victorjara@gmail.com
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MANIFIESTO JUSTICIA PARA VICTOR JARA, JUSTICIA PARA CHILE
Los abajo firmantes declaramos nuestro repudio e indignación por el cierre del sumario en el caso de la investigación por el asesinato de Víctor Jara. Consideramos que el cierre de sumario del proceso por el asesinato de Víctor Jara es un precedente más para que se consolide la impunidad en los crímenes cometidos en el ex Estadio Chile, es la confirmación de la impunidad que impone el poder judicial en los casos de víctimas de terrorismo de estado. Más aún en el caso del Estadio Chile, lugar bajo control militar durante los días en que se cometieron los asesinatos. La información está en las Fuerzas Armadas y es hora de que se entregue ya, transcurridos 35 años de silencio e impunidad que las siguen involucrando. Enfrentados a esta repudiable decisión judicial, exigimos la inmediata reapertura del sumario en este caso simbólico para Chile y el mundo. Víctor Jara es un representante de lo mejor de nuestro país, de su cultura y de la identidad popular y su figura es símbolo en el mundo entero de las violaciones y crímenes cometidos por la Dictadura militar en Chile y el resto de Latinoamérica en los años 70-80. Hoy más que nunca debemos levantar nuestra voz para repudiar esta vergonzosa acción de la justicia chilena. Hoy debe se la ciudadanía y las organizaciones culturales, sociales, sindicales y políticas las que deben pronunciarse, la concreción de la impunidad expone a nuestras futuras generaciones a volver a vivir el horror y la brutalidad del periodo más negro de nuestra historia. Invitamos a los artistas, a los trabajadores, a los estudiantes, a los jóvenes, a los luchadores de derechos humanos y a todas las organizaciones de nuestro país, a adherir a este manifiesto por el “No más Impunidad”.
Claudio FavaLa notte in cui Victor non cantò"Quei ragazzi erano oltre qualsiasi ragionamento, s'erano trasformati in sogno, mito, istinto di morte, erano uomini con la febbre nel sangue e un paese malato negli occhi. Un paese calpestato dagli scarponi chiodati di tre generazioni di soldati..."Che cos'è l'America Latina? È passione, dolore, rabbia, oppressione e utopia. Se l'europeo che la attraversa non chiude gli occhi, godendo solo del turchese del mare e della limpidezza della luce andina, se si fa invece attraversare dalla verità di popolazioni oppresse e violentate da regimi corrotti e dittatoriali, allora non può che entrare in perfetta empatia con le sofferenze, la disperazione e la voglia di ribellione di quei popoli. È questo infatti il tono dell'ultimo libro di Claudio Fava, giornalista e scrittore, uomo provato nella sua storia umana e politica dalla violenza brutale di una mafia che gli ha ucciso il padre, ha attentato alla sua stessa vita, ma non è mai riuscita a spegnere il suo coraggio nella denuncia, la sua testimonianza attiva, la sua voglia di giustizia. Allora è quasi naturale che vi sia in lui un'adesione profonda alle sofferenze di popoli in lotta contro l'oppressione, che se ne faccia interprete, che presti loro voce e occhi per comunicare al mondo, quel mondo opulento che dal loro dolore troppe volte ha tratto benefici, quanto grande è la malvagità che li soffoca. Da libri prevalentemente autobiografici e di ambientazione siciliana o meridionale Fava passa così all'analisi, attraverso interviste e testimonianze, di alcune personalità di oppressori, lasciando a sé solo alcune pagine (in corsivo). Spesso però è più facile capire gli aguzzini dai racconti delle loro vittime e sarà Carlos Varela, giornalista, o Victor Jara, cantante, o Edgardo Enriquez, ministro di Allende, che faranno davvero rivivere al lettore l'angoscia di quel 11 settembre 1973 a Santiago del Cile, l'odio per quel generale pallido e insignificante. Augusto Pinochet è stato sognato per vent'anni da Antonio Leal, segretario, a quei tempi, della Gioventù comunista cilena, torturato, incarcerato e poi mandato in esilio per poter essere esibito agli stranieri come trofeo di generosità del dittatore. Oggi, in un paese "quasi normale", è tornato il giornalista Claudio Fava ad osservare quel "quasi" e a rivedere "la chimica di ogni dolore umano" e la finzione dell'oblio.E a Lima è l'incontro con una madre, la madre di Victor, sepolto a morire ancora vivo in un carcere disumano al gelo delle Ande, è il cimitero il cui sono stati gettati i corpi, indegni di pianto e di amore, dei guerriglieri tupamaros uccisi come cani nell'ambasciata giapponese, che ci consente di capire chi è il Chino, il presidente Fujimori, che di quell'eccidio è così orgoglioso da tornare spesso in quei luoghi, da aver atteso due giorni a far spostare i cadaveri per poter essere fotografato quando li calpestava, da desiderare che tutto restasse così per sempre, esempio terribile di vittoria contro i terroristi.A San Salvador è invece la frustrante ricerca del maggiore d'Aubuisson, l'intervista perennemente rimandata, le poche parole strappategli in modo rocambolesco in un bagno del Congresso, la diffidenza e il disprezzo di tutti i militari del suo entourage per la condanna internazionale dei massacri perpetrati dal regime a dare corpo e voce alla malvagità sprezzante, al sarcasmo acido di Roberto d'Aubuisson, il capo degli "escuadrones de la muerte".E poi Panama, gli americani e i loro affari, l'uso di uno Stato come di un giocattolo per i loro guadagni, e infine la Colombia, il narcotraffico, e ancora gli americani, le implicazioni internazionali, i regolamenti di conti, le rapine, i sequestri e una popolazione allo sbando (ventimila morti ammazzati l'anno), una famiglia, gli Orejuela, i boss del Cartello su cui ruota il traffico di droga internazionale, spesso vista come una delle poche fonti di lavoro.E infine il capitolo che davvero dà all'intero libro il senso generale, il messaggio più forte: le madri di Plaza de Majo e il loro aguzzino, tra loro è Hebe (due figli uccisi, anzi desaparecidos) e in primo piano lui, l'assassino dalla faccia d'angelo, il capitano Astiz, "l'angelo della morte".Un libro che colpisce come una lama, duro e dolcissimo nello stesso tempo: duro nella rabbia, nella condanna senza appello dei macellai di Stato, dolce nell'amore, nel coinvolgimento umano e intellettuale, nella solidarietà per le vittime.La notte in cui Victor non cantò, di Claudio Fava - Edizioni Baldini & Castoldi
Chanson pour Victor Jara, Michel Bühler
On a trouvé VictorSur le bord du cheminPlus de vie dans le corpsEt massacrées les mains Veilleur, passeur d'espoirL' écrivait des chansonsTouchait à la guitareJara était son nom C'était le onzièm' jourD'un septembre au ChiliBlindés, passants qui courentDans la ville ébahie Les brutes militairesDes casernes jaillies Les avions, la poussièreEt les bombes et les cris Le peuple uni, jamaisNe sera vaincu, nonLe peuple uni, jamaisN'inclinera le front! C'est au stade d'abordQu'ils ont été parquésLes promis à la mortLes déjà sacrifiés "Le chanteur, c'est bien toi?"Demande un officierVictor le fixe droitDans les yeux, sans ciller C'était le onzièm' jourD'un septembre au ChiliTrente ans… Le temps qui courtN'apporte pas l'oubli Venu de WashingtonA peine déguiséL'ordre implacable tonne: "Tuez la liberté!" Le peuple uni, jamaisNe sera vaincu, nonLe peuple uni, jamaisN'inclinera le front! Qui chante le bonheurEt la fraternitéCelui-là fait-il peurAux barbares casqués? A coups de crosses on a Fracassé ses poignets"Joue maintenant, Jara!"Avant de l'achever C'était un onzièm' jourDe septembre à SantiagoOn l'a, dans les faubourgsJeté dans un ruisseau Et personne, depuisN'a demandé pardonPour les années de nuit,Pour tous les compagnons Non personne, là-basN'a montré de remordsL'honneur, on connaît pasDans les états majors! Le peuple uni, jamaisNe sera vaincu, nonLe peuple uni, jamaisN'inclinera le front! Le peuple uni, jamaisNe sera vaincu, nonLe peuple uni, jamaisN'inclinera le front! ----------------------------------
Canzone Per Victor JaraSi è trovato VictorSul bordo del camminoSenza vita nel corpoE massacrate le maniVedetta, traghettatore di speranzaScriveva delle canzoniToccava la chitarraJara era il suo nomeEra l'undicesimo giornoDi un settembre al CileBlindati, guide che corronoNella città stupitaI soldati grezziDalle caserme scaturite Gli aerei, la polvereE le bombe e le gridaIl popolo unito, Non sarà mai vinto, no,Il popolo unito, Non chinerà mai la fronte!È prima allo stadioChe sono stati parcheggiatiI promessi alla morteI già sacrificati"Il cantante, sei tu?„Domanda un ufficialeVictor lo fisso dirittoNegli occhi, senza battere ciglioEra l'undicesimo giornoDi un settembre al CileTrenta anni… Il tempo che correNon travolge l'oblioVenuto da WashingtonAppena mascheratoL'ordine implacabile tuona: "Uccidete la libertà!„ Il popolo unito, Non sarà mai vinto, no,Il popolo unito, Non inclinerà mai la fronte!Chi canta la felicitàE la fraternitàQuello fa timoreAi barbari coi caschi?A colpi di bastoni sono statiSchiantati i suoi polsi"Suona ora, Jara!„Prima di ucciderloEra l'undicesimo giornoDi settembre a SantiagoE' stato, nei sobborghiGettato in un ruscelloE nessuno, dopoHa chiesto perdonoPer gli anni di notte,Per tutti i compagniNo, nessuno, laggiùHa mostrato pentimentiL'onore, non si conosceNegli stati maggiori! Il popolo unito, Non sarà mai vinto, no,Il popolo unito, Non chinerà mai la fronte!Il popolo unito, Non sarà mai vinto, no,Il popolo unito, Non chinerà mai la fronte!
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SANTIAGO, mayo 15, 2008 . - Con sólo un militar como responsable del asesinato del cantautor Víctor Jara, un ícono de la música chilena que traspasó fronteras, concluyó la investigación de su homicidio ocurrido durante los primeros días de la dictadura de Augusto Pinochet. El juez Juan Fuentes cerró el jueves la investigación del crimen del cantante, ocurrida el 16 de septiembre de 1973 en el Estadio Chile, con un procesado: el coronel de ejército retirado Mario Manríquez Bravo, como autor de homicidio calificado, pese a que testigos del caso mencionaron a más militares involucrados."Se decretaron diversas diligencias y finalmente he estimado que ya está agotada la investigación y prueba de ello es que he decretado el cierre de ésta", dijo el magistrado a periodistas.
Jara, autor de la famosa canción "Te recuerdo Amanda" o "El derecho a vivir en paz", fue detenido junto a profesores y alumno de la Universidad Técnica del Estado. Luego fue llevado al Estadio Chile donde pemaneció detenido varios días. Según testimonios de detenidos en el Estadio Chile, Jara fue torturado, mientras que sus anos se las rompieron con la culata de un revólver para finalmente ser acribillado el 16 de septiembre. Su cuerpo fue encontrado tres días después cerca de un cementerio. La esposa del cantautor, Joan Jara, se mostró sorprendida por la inesperada decisión del juez de cerrar el caso, calificado por especialistas como uno de los más emblemáticos y dilatados del poder judicial. "Esto es tremendo, no esperaba esta decisión. Estoy muy preocupada, porque se cierra de esta forma un caso que se supone o se ha llamado emblemático. Qué pasa ahora con todo los otros casos del Estadio Chile", dijo la viuda a la radio Cooperativa.Tras conocer el fallo, el abogado de la familia de Jara, Nelsón Caucoto, anunció que apelará a la decisión del juez para que se identifiquen a otros responsables de este hecho que marcó a la cultura y los artistas durante la dictadura de Pinochet, entre 1973 y 1990."Me parece muy raro que respecto del homicidio de Victor Jara sólo aparezca imputado el oficial de ejército, el señor Manríquez. Es improbable que la realidad de la investigación se refleje en ese procesamiento única y exclusivamente", dijo Caucoto."Hemos estado solicitando diligencias con nuevos testigos. Lo vamos a seguir haciendo respecto a este cierre del sumario que no se corresponde respecto a Victor Jara. Queda mucho todavía por investigar, quedan muchas responsabilidades que tienen que ser acreditadas", agregó. Durante la dictadura de Pinochet, unas 3.000 personas murieron o fueron desaparecidas, mientras que otras 28.000 sufrieron torturas, incluida la presidenta Michelle Bachelet.Pinochet murió el 10 de diciembre del 2006, a los 91 años, por una falla cardíaca múltiple y sin haber sido enjuiciado por los abusos a los derechos humanos durante la dictadura (1973-1990), ni por delitos económicos vinculados a cuentas secretas por unos 27 millones de dólares. REUTERS ADJ JIC/
JUEZ CIERRA CASO SOBRE ASESINATO DE VICTOR JARAEnviado el Jueves, 15 mayo a las 12:57:45El ministro Juan Eduardo Fuentes Beldar, cerró hoy el sumario sobre la investigación por la muerte del músico y militante comunista Víctor Jara,ocurrida entre el 13 y 16 de septiembre de 1973. El magistrado de la Corte de Apelaciones de Santiago determinó puso fin a la investigativa del proceso, e inició la acusación contra el coronel en retiro del Ejército chileno Mario Manríquez Bravo quien se encuentra imputado por el delito de homicidio calificado en contra de Victor Jara. En el proceso investigativo el magistrado pudo reunir siete tomos y un total de 2.753 fojas en el proceso que, inicialmente, investigó el Quinto Juzgado del Crimen de Santiago, y que Fuentes asumió el 6 de mayo de 2005, informaron medios de prensa.El abogado querellante Nelson Caucoto anunció que apelará el dictamen, alegando que aún restan por procesar responsables de la alta oficialidad del Ejército en septiembre de 1973.Además, indicó que no quedó aclarada la identidad de "El Príncipe", sindicado por testigos como autor material del asesinato, el 16 de septiembre en el Estadio Chile, que ahora lleva el nombre de Víctor Jara.Fuentes asumió en 2005 el caso de Jara, detenido el 12 de septiembre de 1973 en la ex Universidad Técnica del Estado, donde prestaba servicios como director teatral.Antes, el proceso estuvo a cargo del juez Juan Carlos Urrutia, quien procesó en diciembre de 2004 a Mario Manríquez como autor del homicidio calificado, en su calidad de jefe del entonces campo de prisioneros que funcionó en el Estadio Chile de esta capital.Nacido en 1932 de padres campesinos, Jara creció cerca de la capital, donde su madre le enseñó a tocar la guitarra, tras demostrar una natural vocación hacia la música.Luego de participar en varias actividades artísticas, a los 21 años, inició sus investigaciones folclóricas, sin dejar de participar en numerosas actividades políticas y culturales con la Compañía del Instituto de Teatro de la Universidad de Chile (ITUCH).Jara conoció a la destacada folclorista Violeta Parra, quien lo incitó a seguir cantando, lo cual hizo en giras por varios países del mundo como director teatral, director artístico del conjunto Quilapayún y también fue solista en "La Peña de los Parra".En 1970 realizó recitales por todo Chile con motivo de la campaña electoral de la Unidad Popular, encabezada por Salvador Allende, quien luego lo nombró Embajador Cultural de su Gobierno.
Entre otras actividades, Jara viajó a Cuba, invitado al Congreso de Música Latinoamericana, organizado por Casa de las Américas. Después del golpe militar de Augusto Pinochet, Jara fue detenido en la Universidad Técnica del Estado, desde donde fue llevado al Estadio Chile, donde fue torturado y, según distintas fuentes, acribillado a balazos el 16 de septiembre, poco antes de cumplir 41 años.Santiago de Chile, 15 de mayo 2008
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