Caro Belardelli,
innanzitutto come stai?
Spero tutto bene. Ti scrivo dopo molto tempo per dirti che non sono d'accordo con quanto da te scritto a proposito di Pansa sul "Corriere" del 24 aprile (immagino che tu non ne sia stupito...).
Tu mi insegni che spesso, nelle opere di storia, sono più significative le omissioni delle citazioni (il nostro ultimo colloquio fu a proposito delle omissioni nella bibliografia utilizzata da Ranzato nel suo linro sulla guerra civile spagnola, da te segnalate sulla prima pagina del Corriere).
Voglio quindi segnalarti un'omissione di Pansa, a mio modo significativa del suo metodo di lavoro.
La copertina del sangue dei vinti riproduce una terribile foto dell'aprile 1945, di un uomo portato all'esecuzione da una folla di partigiani. La didascalia della foto (peraltro già nota, come molti degli episodi raccontati da Pansa, perché precedentemente pubblicata nella sua principale opera di riferimento, La storia della guerra civile di Giorgio Pisanò) recita: Milano, 30 aprile 1945. Catturato dai partigiani, un fascista sta per essere messo a morte.
Ora, quel fascista ha un nome e cognome: si chiamava Barzaghi, era l'autista di Francesco Colombo, il comandante della Muti, ucciso a Lenno il giorno prima. A Milano Barzaghi è ancora tristemente ricordato come "il boia del Verzée" (è citato, anche se nel tentativo di sminuire le sue responsabilità, anche in uno dei romanzi di Mazzantini). Ma di tutto questo nel libro di Pansa non c'è traccia. Un'omissione non da poco, ma che non avrà mai l'onore, temo, della prima pagina del Corriere...
Ciao, un cordiale saluto
Giovanni Scirocco
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