Dal sito www.lastampa.it
L'antifascismo con la destra al potere
GADI LUZZATTO VOGHERA
Un ex fascista alla presidenza della Camera, uno alla guida della capitale del Paese, tutto questo in una Repubblica fondata sui valori della resistenza. Paura degli ossimori? Paura di un ritorno al passato? In fondo, l’affermazione dei peggiori regimi fascisti europei è passata attraverso normali percorsi democratici e non dopo sanguinosi golpe militari.Non è mai bene ricorrere ai déjà vu nell’analisi delle situazioni politiche, e francamente la strategia di gridare «al lupo» per i trascorsi della nuova leadership della destra italiana non ha ottenuto risultati soddisfacenti negli ultimi quindici anni. A sinistra si è preferito chiudersi a riccio, a difesa di una «democrazia fondata sui valori dell’antifascismo», si è optato per la demonizzazione dell’avversario, concepito come una sorta di alieno, e alla lunga si è perso il contatto con la realtà sociale del Paese.La sinistra ha abdicato alla sua vocazione principale: elaborare una proposta di governo partendo da un’analisi spassionata della realtà economica e sociale, indirizzando le scelte verso un riequilibrio delle disparità sociali. Più risorse e più servizi a chi sta male (agli emarginati, alle classi disagiate, ai malati, agli anziani, alle giovani famiglie), in un’ottica riformista. Giacché oggi tutta la sinistra è fondamentalmente riformista, anche perché una sinistra «rivoluzionaria» non riuscirebbe a garantirsi un futuro politico (a meno che non si scelga la strada delle Brigate Rosse, che tuttavia più che rivoluzionarie sono criminali). Al governo la sinistra ha assunto la faccia seriosa di chi si occupa con competenza di risanamento dei conti, senza concedere nulla ai numerosi segnali d’allarme lanciati dalla società e in questo modo ha rinunciato ad ascoltare la società stessa, preferendo assumere l’atteggiamento (assai snob e paternalistico e assai poco di sinistra) di chi ti governa e ti educa perché «lui sa» qual è il bene per te. E - d’altra parte - la sinistra antagonista al governo ha tristemente continuato a dispensare i suoi «no» a tutto, senza riuscire in alcun modo a incidere su problemi cronici del nostro Paese quali la carenza di infrastrutture e di un sistema di trasporti integrato, la programmazione di una strategia energetica di lungo periodo, la riorganizzazione del sistema di smaltimento dei rifiuti, il risanamento del territorio, l’attuazione di una strategia dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, la riorganizzazione del sistema di sicurezza nel territorio nazionale con la semplificazione e la razionalizzazione dei nostri corpi di polizia (siamo l’unico Paese al mondo con almeno una decina di corpi separati che si detestano e spesso si ostacolano).Di fronte a questa Waterloo politica, ha ancora senso chiedersi se ci fanno paura gli ex fascisti al governo? Ha senso fare gli offesi se Berlusconi o la Moratti non partecipano alle celebrazioni per il 25 Aprile? Forse sarebbe più utile - nel mantenere il riferimento ai valori della democrazia fondata sulla resistenza antifascista - smettere di «celebrare» la memoria e cominciare a lavorare sulla memoria stessa per fare sì che questa diventi uno strumento utile per interpretare la realtà del presente. Oggi, che si affaccia sulla scena politica un partito nuovo (ed è veramente nuovo) come il Pd, radicato nel territorio, con un seguito consistente e con una prospettiva di cinque anni di lavoro organizzativo e di opposizione costruttiva; oggi, che al governo c’è una destra che non compie l’errore di richiamarsi al passato remoto delle radici fasciste; oggi è possibile costruire un ragionamento più compiuto sulle ferite lasciate in questo Paese dal suo passato fascista. Lo si dovrà fare per forza, perché si affaccia nel breve periodo l’inderogabile compito di mettere mano a una revisione profonda della nostra Costituzione, e se la sinistra rimarrà legata a una visione retorica e celebrativa del passato non riuscirà a contribuire in prospettiva e a incidere sull’elaborazione di un patto costitutivo condiviso.
Nessun commento:
Posta un commento