venerdì 30 maggio 2008

Vittorio Melandri: domande sul PD e la Chiesa

Nello stesso punto fisico del quotidiano l’Unità, ultima pagina ultima colonna a destra, in cui il 29 maggio si poteva leggere Antonello Soro, presidente del gruppo parlamentare alla Camera dei deputati, per il PD, che affermava entusiasticamente….
“non possiamo non vedere come la Chiesa stia tornando nei suoi interventi a una ispirazione autenticamente pastorale”
il 30 maggio si leggono queste parole di Monsignor Piero Coda, presidente dell’Associazione teologica italiana:
“ho l’impressione che la svolta programmatica propiziata dal Vaticano II non sia stata ancora sufficientemente recepita. I moduli dell’interpretazione sociale da parte dell’istituzione ecclesiale, ma diciamo anche dell’autocoscienza cristiana nella sua maggioranza, risultano spesso inavvertitamente debitori del precedente quadro di riferimento”.

Senza evocare Nanni Moretti, che se ne è presto tornato al suo cinema, abbandonando al vento le sue profetiche parole, “con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai” sono, con il Giorgio Ruffolo che si legge su la Repubblica del 30 maggio, per chiedermi, “ma perché la sinistra dovrebbe vincere?” visto che, come fotografa con sintesi amarissima Ruffolo:

“la sinistra, da una parte, quella “radicale”, recita un vecchio copione inattendibile. Dall´altra, quella “riformista”, insegue una rispettabilità politica basata sull’imitazione di un modo di produzione irresponsabile e di un modo di consumo immorale. Perché, in tali condizioni, dovrebbe essere in grado di contrastare efficacemente i richiami edonistici della destra e di acquistare consensi senza essere in grado di esprimere una alternativa economica ed etica alla deriva ecologica e morale, Dio solo lo sa.”

Il 30 maggio è stato davvero un giorno di lezioni esemplari, per il “tipo di dirigenti mediocri” che la sinistra si ritrova ancora in testa. Lezioni esemplari sia per il contenuto sia per le inopinate “cattedre” da cui sono giunte, peccato solo che il “tipo di dirigenti mediocri” che la sinistra si ritrova ancora in testa, sia caratterizzato ad un tempo da presunzione che continua ad essere a crescita esponenziale e da una capacità di ascolto prossima allo zero virgola zero.

Personalmente mi ostino a riassumere.

Oltre ai già citati Coda e Ruffolo, agli estasiati estimatori del “gioioso” Benedetto XVI, felice per il sereno, pacato, clima di dialogo da Lui solennemente certificato (dopo che Crozza lo aveva invece così svilito)

Giancarlo Bosetti su la Repubblica suggerisce di chiedersi “su quale base riposi una presunta facoltà della Chiesa romana di dettare l’agenda” e ricorda agli estasiati, fra le altre cose, che “tanta vicinanza della Chiesa all´agenda politica italiana (e solo questa?) è sospetta, specie nelle parole della sua guida più alta”.

Guido Rossi, di cui sempre su la Repubblica vengono riportati brani presi dalla sua prefazione al libro di Robert B. Reich “Supercapitalismo. Come cambia l’economia globale e i rischi per la democrazia”, Fazi editore, pagine 320, € 25, ricorda agli “imitatori” della sinistra riformista, cosi battezzati giustamente da Ruffolo, come ….

“il deficit grave di democrazia debba essere affrontato mettendo sotto accusa l’intero sistema, perché la colpa sempre più grave di quel deficit non siamo noi, anzi ciascuno di noi nel suo schizofrenico sdoppiamento fra consumatore vincente e cittadino perdente. Non credo che siamo noi che abbiamo bisogno di uno psicanalista per diventare meno consumisti e più cittadini, ma sono le società per azioni, le banche e i mercati finanziari che, come del resto ho scritto nel mio ultimo libro, abbisognano di un legislatore, magari sovranazionale, severo ma né improvvisato, né prodigo di troppe inutili norme.”

E per finire in gloria, ci si mette addirittura il Consigliere Delegato di Intesa Sanpaolo

Corrado Passera, ieri a Trento al Festival dell’economia, ed oggi ripreso in prima pagina su Il Sole 24 ORE, a spiegare ai post-post-post comunisti e ai post-post-post democristiani di sinistra, che dominano l’opposizione parlamentare, che oggi
“il dinamismo del capitalismo democratico, fatto di crescita vigorosa, coesione sociale, welfare, diritti civili, libertà di informazione e di espressione, mobilità sociale, appare aver perso la sua spinta e si mostra quasi inceppato.”
Ai post-post-post, da neofiti evidentemente troppo zelanti nel considerare il mercato proprio come lo considera il vincente Berlusconi, ci deve pensare il manager Passera a ricordare che “il mercato lasciato a se stesso (o ai Berluscones, aggiungo io), imporrebbe la sua legge spesso crudele e iniqua, il suo darwinismo sociale fondato solo su rapporti di forza….per tutte queste ragioni, e nel rispetto reciproco, la democrazia deve avere il primato rispetto al mercato”.
Per cui, mi sento di concludere, sino a che la “democrazia” sostanziale non avrà il primato sulla “nomenclatura” dominante a sinistra, sia essa sedicente radicale sia essa sedicente riformista, varrà la domanda: “ma perché la sinistra dovrebbe vincere?”

Vittorio Melandri

2 commenti:

Circolo Rosselli Milano ha detto...

Ha ragione Vittorio Melandri.

C'è certamente un gigantesco problema di democrazia sostanziale da contrapporre alla politica delle nomenclature (ed è davvero un problema che riguarda proprio tutte le forze politiche, nessuna esclusa!).

Ma c'è anche da chiedersi, proprio alla luce delle considerazioni svolte da Ruffolo, che cosa ci faccia uno come lui in un Partito come il PD.

Se infatti la cosiddetta "sinistra riformista" (ma io direi meglio, sedicente tale) insegue "una rispettabilità politica basata sull’imitazione di un modo di produzione irresponsabile e di un modo di consumo immorale", e non appare di fatto meritevole di governare (non essendo nella condizione "di contrastare efficacemente i richiami edonistici della destra e di acquistare consensi senza essere in grado di esprimere una alternativa economica ed etica alla deriva ecologica e morale"), ci si deve allora domandare: ma perchè mai bisognerebbe continuare - come fa invece lo stesso Ruffolo - a dare voti e fiducia ad una forza politica così palesemente inadeguata?

Giorgio Ruffolo, insomma, predica bene (as usual) ma poi, a ben vedere, razzola piuttosto maluccio, perchè ogni minuto trascorso senza contribuire a creare una Sinistra alternativa (davvero democratica, laica, libertaria e socialista) è (politicamente parlando) molto di più di una colpa : è davvero un colossale errore!

Un saluto,

Francesco Somaini

Circolo Rosselli Milano ha detto...

A mia precisa domanda la risposta di Giorgio è stata: resto fino alle europee per vedere se il PD ce la fa ad aderire al PSE.

Ciao a tutti
Sergio Tremolada