Dal sito www.sinistra-democratica,it
Il coraggio delle parole, il coraggio della sinistra
L’articolo di Achille Occhetto Alla sinistra del Pd uscito su L’Unità dell’8 Maggio 2008 riapre senza mezzi termini con impietosa lucidità la riflessione sui tragitti della sinistra dopo la duplice sconfitta subita, a partire dalla questione se vi sia o meno uno spazio politico ideale per una nuova sinistra. Ciò che emerge a livello di analisi è perciò:1. la fraseologia delle due sinistre (radicale e riformista, identitaria e di governo) è un’idea nefasta e ancora una volta nella storia italiana (ed europea) destinata al fallimento, in quanto il superamento di tale barriera significherebbe un recupero delle matrici dei grandi partiti della sinistra italiana (comunista e socialista) che avevano fin dal 1948, dopo il fondamentale quadriennio ’44-’48, tanto cultura di governo (e non solo a livello locale), quanto cultura di opposizione. 2. Le contraddizioni della dominante cultura neoliberista che dichiara l’autunno del lavoro salariato di fatto viene a glissare sulle contraddizioni (vecchie e nuove) interne al modello di sviluppo capitalistico, ritenendo anacronistica l’esistenza stessa di una sinistra alternativa. 3. Lo strumento avvelenato, intimamente collegato alla filosofia del punto precedente, della flessibilità, oltre a generare insicurezza lavorativa, produce anche vulnerabilità esistenziale e viene a sabotare i processi di identificazione culturale e sociale (Sennett).4. Il problema ecologico e lo sfruttamento irrazionale del pianeta, farà sì che consegneremo alle giovani generazioni un ambiente molto più impervio del passato, foriero di una qualità delle esistenze sempre peggiore a onta di speranze di vita media più lunghe, che oggi gli stessi demologi e demografi tendono a ridimensionare a fronte di una situazione più intossicata che si gioca nello stesso divario della globalizzazione e che vede, di fronte a un’internazionalizzazione dei processi produttivi, l’ostinato accentramento delle sedi di decisione e di controllo. 5. Infine, il problema della giustizia sociale, tematica su cui è nata la sinistra mondiale, sfocia nella più immane ingiustizia costituita dalla forbice sempre più divaricata tra la ricchezza di pochi e la profonda povertà della maggioranza degli individui, problema che ovviamente non si può risolvere con i vecchi (e sia pur nobili) concetti di pietas e caritas redistributiva, ma che chiama in causa la stessa organizzazione economica e sociale, nonché i modelli di crescita e produzione dei Paesi più ricchi.A questo punto, una volta che descrittivamente senza pregiudizi ideologici siamo di fronte a questo scenario ci si chiede giustamente: chi oggi, in Italia, rappresenta tutto questo? Chi si farà carico di tale poliedrica vocalità di chi di fatto è tra i figli di un nuovo dio minore della nostra epoca? E questo non significa solamente la preoccupazione, a fronte della scomparsa della sinistra dal Parlamento, di una mancanza di rappresentanza della tensione, dei conflitti e, perché no, anche della rabbia sociale, agitando lo spettro di piazze come santabarbare in ebollizione, pronte a esplodere violentemente da un momento all’altro. Perchéin realtà il problema non è questo; ma è ben altro. Se di rappresentanza si vuol parlare, c’è da rappresentare una realtà in movimento, una poliedricità ricca ed articolata, un mondo in immersione che non si può ridurre alla semplice e vieta metafisica delle etichette politiche; un mondo che trascende tanto le sigle già esistenti della sinistra radicale quanto le timidezze del riformismo rosa. E’ da qui che nasce l’esigenza di una forza che riposi su un progetto autonomo senza rinunciare all’ambizione di governo. Le conclusioni a cui arriva Occhetto circa l’esigenza di una nuova formazione politica che vada oltre le antiche appartenenze sembrano in qualche modo ripercorrere l’idea, del resto da lui stesso ricordata, della Carovana dell’inizio degli anni Novanta, ovvero del “grande Ulivo” che vada oltre le etichette di base nel ricoinvolgimento dello stesso Pd, o almeno della sua parte più progressista. Solo così sarà possibile evitare che lo stesso resti isolato come di fatto sta avvenendo, aldilà dell’ideologia della semplificazione che male si adatta alla realtà politica e sociale italiana, rimanendo nei fatti tutto irrisolto il problema della rappresentanza politica di una parte immensa di tensioni, sogni, aspirazioni, desideri che permeano di sé la nostra società.In ogni caso bisogna aggiungere che la nuova formazione politica non potrà, per esigenza di troppe mediazioni e nell’ansia che la sinistra superi se stessa in un atavico complesso verso il centro, rinunciare, non certo a profili identitari di base ontologicamente ipostatizzati, ma a precisi processi di identificazione come forza aperta, poliedricamente articolata sulle sue componenti, sulle sue storie, sui suoi bagagli culturali e assiologici. Così si potranno finalmente superare timidezze e incertezze con il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome, non solo a proposito degli argomenti sopra declinati, ma anche in termini di laicità, diritti civili e sociali, questione femminile, valore delle diversità, nell’istanza politica di una serie di processi di liberazione che già nella quotidianità si pongono in essere. Da qui il riaggancio con il territorio, con le reti sociali, con i bisogni, e da qui l’esigenza di una nuova egemonia culturale che riqualifichi se stessa alla luce del presente per indagare sulle necessità, ma anche sulle emozioni, le affettività, le espressività, i sogni e i desideri di una popolazione che si deve sentire cittadinanza attiva e costruttrice del proprio futuro, senza esorcizzarlo, pur vivendo nel modo migliore il proprio presente ed evitando di rimuovere il proprio passato.Tale nuova soggettività come novus civis publicus può rinascere se opportunamente catalizzata, spiegata, coinvolta dopo troppi anni di passiva e allogena manipolazione, mentre da questa parte si costruivano astratte geometrie nelle vecchie macchine partitiche e istituzionali.
*docento di Sociologia, Università la Sapienza di Roma, del Comitato Promotore di Sd
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