giovedì 15 maggio 2008

Pescati nella rete: Carlo Bastasin

Dal sito www.lastampa.it


15/5/2008 - CARLO BASTASIN
L'opposizione sta di casa a Bruxelles

Sarà la Commissione europea la vera opposizione al governo italiano? Mentre un nuovo spirito di armonia mette il silenziatore alla conflittualità parlamentare, la verifica severa dell’azione del governo si sposterà fuori dai confini italiani? Al posto di destra-sinistra, avremo lo scontro Italia-Europa?I primi segnali non lascerebbero dubbi. La Commissione europea è già intervenuta su tutte le priorità del governo Berlusconi: ha valutato criticamente il ritardo nella questione Alitalia, ha segnalato alla Corte di Giustizia il problema dei rifiuti di Napoli, ha richiamato alla disciplina fiscale i Paesi ancora lontani dal pareggio di bilancio e, come l’Italia, in difficoltà nel rispettare il percorso di convergenza dei prossimi due anni, infine ha recepito con scetticismo le richieste di limitazione della libera circolazione dei cittadini comunitari legate all’insofferenza degli italiani nei confronti degli immigrati romeni. Non c’è praticamente obiettivo del nuovo governo che non sia già sottoposto a scrutinio critico da parte di Bruxelles. L’impostazione del governo sembra legittimare la lettura confrontativa del rapporto con Bruxelles. Sull’Alitalia il premier ha intimato alla Commissione di non essere d’ostacolo. La scelta del nuovo Commissario e delle competenze relative fa intendere una partecipazione utilitaristica più che propositiva all’esecutivo europeo.Gli accordi internazionali vengono già vissuti con insofferenza, dal rispetto degli impegni statutari della Banca centrale europea, al patto di Schengen di cui il neo ministro degli Esteri, ex Commissario competente, ha sottolineato l’attesa di una riforma rispondente ai desideri nazionali. L’interpretazione dell’Europa come antagonista rispetto al governo nazionale, è frutto di una specifica impostazione culturale. Le indicazioni di Giulio Tremonti sulle carenze istituzionali della Ue infatti descrivono l’Unione europea come una struttura da riformare verticalmente partendo dai valori, proprio mentre l’Ue si sta invece strutturando orizzontalmente, sostituendo la sovranità gerarchica con le regole di governance. Conseguentemente, le proposte di policy del ministro rivelano preferenze etiche e interessi locali che non corrispondono alla natura regolatoria e multilaterale dell’attuale costruzione europea.Se divergono sia gli interessi, sia la retorica, è difficile evitare che tra Roma e Bruxelles si apra un vero conflitto. La protezione delle imprese nazionali, la gestione del fabbisogno pubblico, la chiusura del territorio o altre future emergenze nazionali - che quasi sempre dovrebbero trovare soluzione in buone politiche interne - faranno leva sulla retorica degli interessi nazionali degli italiani per attribuire la responsabilità dei problemi alle regole europee. Il fallimento di Alitalia per esempio è un problema interamente di cattiva gestione italiana, ma la responsabilità del suo mancato salvataggio viene già attribuito a interessi stranieri o alle regole europee. Nonostante siano forti nel governo le culture nazionaliste, l’errore di una politica antieuropea è evitabile. Per riuscirci serve però un ulteriore aggiustamento nella cultura politica italiana. La logica difensiva e protezionista, l’intolleranza per le regole e l’inclinazione all’indebitamento, sono infatti figlie dell'instabilità di governi fragili e di breve durata. Chi si occupa di political economy conosce bene la correlazione tra instabilità politica e mancato rispetto delle regole. Governi di legislatura, destinati a durare cinque anni, come quello attuale, possono e devono invece costruire soluzioni durature e non puramente difensive. Se saprà uscire dalla logica elettoralistica di breve termine, anche il nuovo governo potrà vedere che nel medio-lungo termine, l’agenda delle soluzioni non è diversa a Roma e a Bruxelles. Fare cosmesi sul deficit pubblico anno per anno, per esempio, è molto diverso da rispettare obiettivi quinquennali di riduzione del debito pubblico.Interpretare la Commissione europea come «opposizione politica» è quindi fuorviante. Si può essere poco o molto insoddisfatti di come opera, ma lo stimolo a soluzioni di lungo termine che viene dal confronto europeo tra 27 Paesi permetterebbe anche all’Italia di uscire dalla mentalità politica dei governi di breve respiro che pretendiamo di esserci lasciati alle spalle e che, con le loro astuzie dalle gambe corte, hanno provocato tanti danni al nostro Paese.

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