lunedì 13 agosto 2012

Franco Astengo: Taranto, magistratura e politica






MAGISTRATURA E POLITICA
La supplenza esercitata, ormai da decenni, da parte della
Magistratura nei confronti della politica o - ancor meglio -
dell´incapacità di governo di una presunta classe dirigente, è
arrivata a toccare il cuore della vita economica di un Paese,
determinandone attraverso una sentenza addirittura la politica
industriale (o meglio, nel caso dell´Italia, quel che ne rimane).
Il rischio è quello di scrivere soltanto luoghi comuni se non ci
rende conto della gravità complessiva che la sentenza di blocco della
produzione, nella fase definita di "sequestro cautelativo, ai fini di
bonifica", per quel che riguarda la lavorazione "a caldo" dello
stabilimento ILVA di Taranto: gravità complessiva che investe,
direttamente, la possibilità stessa di produzione dell´acciaio in
Italia.
Le scelte compiute, proprio sul terreno della produzione di acciaio,
nella fase di dismissione delle PPSS (partecipazioni statali),
risultarono esiziali: soprattutto perché eseguite in funzione di
"tagliare" e non di una proposta di piano industriale, che non è
possibile possa essere mantenuta - nei settori strategici - da parte
dei privati.
Una dismissione che traguardava un solo possibile esito: o la
chiusura d´impianti in funzione di un´esasperata logica del profitto,
oppure l´esasperazione dei termini in materia di compatibilità
ambientale: un tema che, per essere affrontato seriamente, avrebbe
dovuto prevedere enormi livelli d´investimento sul piano della
tecnologia.
Livelli d´investimento che possono essere eseguiti soltanto da
un´entità pubblica, nella proprietà e nella gestione sotto il diretto
controllo del Parlamento come esige la Costituzione, che opera per
mantenere, com´è necessario,un´adeguata presenza industriale nel
quadro delle trasformazioni tecnologiche e produttive in atto a
livello mondiale.
La vicenda di Taranto mette in luce anche la debolezza della
soluzione adottata per Cornigliano, stabilimento rimasto, per il tipo
di lavorazioni che vi svolgono, alla mercé di altre situazioni.
La sostanza è che l´Italia, priva sotto quest´aspetto di adeguati
riferimenti internazionali e del tutto insufficiente dal punto di
vista della produzione di know-how, è stata scientemente privata di
una politica industriale: dalle scelte sbagliate in siderurgia, alla
questione morale che si è divorata la chimica ben prima di
Tangentopoli, da un´altra privatizzazione sconsiderata nel campo
dell´agroalimentare, dall´abbandono dell´elettronica, fino al puntare
- senza il sostegno di un´adeguata ricerca scientifica e di una
capacità d´innovazione - sul modello, fragile, dei distretti e del
cosiddetto "Made in Italy" lasciato esposto alla fine a tutti i colpi
delle delocalizzazioni e della mancata integrazione dei lavoratori
stranieri, costretti in gran parte all´umiliante ruolo dei
"lavoratori in nero".
Così è intervenuta di nuovo la Magistratura, così come nel caso della
corruzione politica (che rappresenta uno dei tarli che comunque
continuano a rodere la nostra credibilità democratica): oggi, la
domanda è drammatica, come sarà possibile per Governo, Parlamento,
Partiti, Istituzioni Locali, Sindacato, trovare la strada per aprire
un confronto su questa tema recuperando elementi di credibilità e di
proposta, dopo anni di clamorosa latitanza, favorita dall´avere -
nello specifico della città di Taranto - subito l´antico ricatto tra
ambiente e lavoro, che in Liguria abbiamo vissuto drammaticamente
sulla nostra pelle, con il risultato di un impoverimento complessivo
e della strada aperta al meccanismo della speculazione edilizia?
Un segnale fortissimo circa la drammaticità delle cose in atto. Non
basterebbe la denuncia , ma dove stanno le forze democratiche capaci
di realizzare una soluzione diversa da quella "proposta/imposta"
dalle sentenze.
Savona, li 12 agosto 2012 Franco Astengo

1 commento:

luigi ha detto...

<...ma dove stanno le forze democratiche capaci di realizzare una
soluzione diversa da quella "proposta/imposta" dalle sentenze.>
Trattandosi orama di nodo gordiano allora bisterebbe chiedere alle
forze politiche di sinistra se si riconoscono nella costituzione
italiana
si no
se si allora ricordiamo loro della possibilità di espropriare ...
mica con la rivoluzione ... con la Costituzione

Semplice direbbe "Candide" però con Maastrich e trattati europei
successivi i liberisti-teocon (attualmente Monti+ABC) in Italia ci
hanno scippatoo la Costituzione italiana specie per quanto riguarda
il titolo terzo - parte economica.
Mi pare che nel programma di SEL quello che ha fatto subito seguito
alla "carta Democratici Progressisti" (di stampo blairista, vecchia
di almeno dieci anni, dunque tutt'altro che progressista) si faccia
cenno alla modifica dei trattati.
Bisogna allargare questa fessura col piede di porco !
Per fare questo potremmo aiutare a ricostituire l'associazione
nazionale "salviamo la costituzione" che Caputo - Giustizia e Libertà
di Torino mi dice si è avviata la ricostituzione.
Un fraterno dialogante saluto socialista.
Luigi Fasce
www.circolocalogerocapitini.it