Felice Carlo Besostri
Intervento al Convegno di Livorno su “ Verso gli Stati Generali del Centro Sinistra”
Lega dei Socialisti di Livorno- Sala delle Corallaie- 5 agosto 2012
di Felice Besostri
Circolo La Riforma di Milano, associato Gruppo di Volpedo-GdV e Network per il Socialismo Europeo-NSE
Cari compagni e care compagne, la LdS di Livorno ha il merito di aver organizzato questo incontro e la risposta in termini di partecipazione, nonostante il periodo, sono la dimostrazione della giustezza dell’iniziativa e la LdS Livorno merita i nostri ringraziamenti.
Voglio contenere il tempo del mio intervento, malgrado i molti stimoli degli interventi che mi hanno preceduto, tra i quali Bartolomei e Fasce, solo per citarne due, perché sono convinto che siano più produttivi di risultati e arricchenti per i partecipanti i convegni in cui ci siano 18 interventi di 10 minuti o 12 di 14, piuttosto che, non dico 3 di un’ora, o 6 di mezzora. Ci siamo riuniti per discutere del tema “Verso gli Stati Generali del Centro-Sinistra”, dobbiamo uscire di qui con una risposta od almeno un abbozzo di risposta se sono utili e necessari e come debbano essere organizzati, da chi, con chi e con quale scopo o quali obiettivi: se ci fosse un assenso sia pure di massima sugli obiettivi la sinistra sarebbe in una situazione migliore. Le proposte vanno formulate prima, ma le risposte devono essere frutto del confronto.
Agli organizzatori ho fatto subito presente che gli Stati Generali del Centro Sinistra non erano interessanti, mentre sono necessari Stati Generali della Sinistra. Se ci si rivolge al centro-sinistra ha maggior senso una conferenza programmatica o anche politica per definire il perimetro delle alleanze, ma non per dar vita ad un nuovo soggetto della sinistra. gli ultimi Stati Generali della Sinistra si sono tenuti a FIRENZE nel Febbraio del 1998: il loro obiettivo conclamato la costituzione di un partito del Socialismo europeo è stato prima rimandato a data da destinarsi e poi tradito con la formazione del PD.
Stati Generali della Sinistra: quindi occorre definire il perimetro. Non c’è nessuna autorità che posa distribuire patenti e quindi il primo criterio è quello di auto definizione. L’IdV non fa parte della sinistra. I suoi rappresentanti, anche in questo convegno, lo definiscono partito post-ideologico e nel Parlamento e Europeo fanno parte dell’ALDE, cioè un gruppo liberal-democratico. Basta e avanza, non importa che tatticamente assuma posizioni di sinistra, anche estrema o che tra i suoi elettori, iscritti ed eletti vi siano persone di sinistra o che lo sono state. Con lo stesso criterio ce ne sono anche nel Movimento 5 Stelle e nella Lega Nord, per non parlare di quelli, molto più discutibili, del Polo delle libertà. Detto per inciso se in Italia, in attuazione dell’art. 49 Cost. ci fosse una legge sui partiti politici, che richiedesse uno Statuto a base democratica per essere registrati e ricevere contributi pubblici, né IdV, né 5 Stelle potrebbero essere riconosciuti. LO’IdV inoltre su temi sensibili per la sinistra, in senso largo, ha posizioni confliggenti in tema di riconoscimento di cittadinanza agli immigrati, di sicurezza, di diritti civili e su punti specifici come il Ponte sullo Stretto e sui fatti di Genova. Il PD ha escluso di essere un Partito di Sinistra ( intervista di Veltroni al PAIS da segretario del PD, mai formalmente smentita), non fa parte a differenza dei DS, del PSE, ma del gruppo Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, che finanzia generosamente il PSE e le Fondazioni Socialiste, la cui federazione FEPS è presieduta da D’Alema, che era anche Vice-presidente dell’Internazionale Socialista, anche dopo la formazione del PD. Il NSE in un suo documento auspica la nascita, per scomposizione e ricomposizione della sinistra, di un soggetto politico “ A SINISTRA DELL’ASSE MEDIANO DEL PD”. Questo significa che nel PD c’è una sinistra. Con la gestione Bersani si è profilata un’area assimilabile alla socialdemocrazia e L’Unità parla sempre più spesso e da spazio ad espressioni di “sinistra terminologica” e con Tronti auspicato il superamento delle 2 sinistre, anche se non ha correttamente individuato la sinistra da superare. Semmai ci sono delle sinistre da riconciliare e non da superare andando verso un generico progressismo democratico. La mia opinione è che il PD vada invitato, spetta a lui sciogliere il nodo della partecipazione e comunque debba essere un interlocutore, tanto più in una prospettiva di alleanza elettorale sull’asse preferenziale PD-SEL e nella quale si può dare per acquisito il consenso del PSI e delle formazioni, che fanno a capo a Diliberto e Salvi, tuttora formalmente parte della FdS. Nello stato attuale, in assenza di una legge elettorale, il discorso sulle alleanze va tralasciato in quanto fonte di confusione. Ferrando ha annunciato la sua candidatura a presidente della Regione Siciliana perché l’alleanza PD-SEl non è di sinistra, ma neppure quella di FdS con IdV, liquidata come populista. Su questa strada ci si incarta e soprattutto non si vincono le elezioni. La sinistra deve definire la< sua identità prima di parlare di alleanze. Diceva Lelio Basso, che sicuramente era di sinistra, che se sai chi sei e cosa vuoi, ti puoi alleare anche con il diavolo, se è necessario. La sinistra italiana è depressa: l’esclusione dal parlamento è stata traumatica. Per darsi una prospettiva si rifugia nel passato e c’è chi rimpiange il PCI sopra il 30% e chi il PSI sopra il 14%, non ponendosi il problema che non erano politicamente sommabili. Ovvero prende esempi all’estero. Per i socialisti è semplice riferirsi ai partiti del PSE, che anche quando perdono sono in pole position per vincere. Altri, invece, anche in area socialista, si sono invece via via innamorati della Linke Tedesca, del FdG di Mélenchon e ora di Syriza. Credo che per la frustrazione si tratti di infatuazione di percentuali: la Linke ha superato la soglia del 5%, Mélenchon alle presidenziali francesi vicino al 15% e, infine, la greca Syriza sopra il 27%, che si vuole di più? Poca attenzione al contesto politico, alle loro ideologie ed anche ai programmi, se non per sommi capi, e soprattutto alla riproducibilità delle loro politiche nel nostro paese .C’è un problema di dimensione da non sottovalutar. Alle Europee del 2009 SeL ha preso 250.000 voti circa in più del Pasok(12,5%) nel giugno 2012 e non ha raggiunto la soglia del 4%. L’UDC con 350.000 voti in più di Syriza ha ottenuto un miserabile 6,7%. Se si deve guardare ai risultati percentuali, c’è solo la sinistra islandese da prendere in esempio, che le elezioni per di più le vince con risultati superiori alla maggioranza assoluta e che ha saputo uscire dalla crisi finanziaria non piegandosi ai mercati e alle banche creditrici. Ma l’Islanda ha meno di 500.000 abitanti. Syriza ha perso le elezioni e non è riuscita a recuperare i voti persi rispetto al turno elettorale precedente da Pasok, Sinistra democratica e KKE. Un’area socialista che partecipasse a Stati Generali della Sinistra avrebbe una chiara proposta rivolta in particolare a PD e SE, ma non solo,cioè che sciolgano i nodi rispetto al socialismo europeo, cioè al PSE, che ndel socialismo europeo fa parte, anche se non lo esaurisce. Ci son tante cose che non vanno nel PSE( non per nulla dal 2008 il GdV ne chiede una profonda riforma), ma la critica a mio avviso la si fa standoci dentro. Prima si decide dove stare e dopo come starci, anche per serietà e credibilità. Socialisti che scavalcassero sistematicamente a sinistra SEL, Diliberto e Salvi (quest'ultimi due componenti della LdS, che la stanno lasciando per riconoscersi in un asse preferenziale PD-SEL) non sono credibili altrettanto di quelli che si collocano tra PD e UDC, il famoso apostrofo rosa, espressione di cui rivendico l'invenzione.
Gli stati generali dl centro-sinistra proposti nel maggio da SEL ora non hanno più senso e ancora meno se fossero convocati insieme con l’IdV. La sinistra che manca in Itaia è UNA SINISTRA, CHE ABBIA RISOLTO LA QUESTIONE SOCIALISTA, CHE NON è QUELLA DEI POSTI DA DARE AI SOCIALISTI NELLE ISTITUZIONI, MA QUELLA DI PROPORSI, COME GLI ALTRI PARTITI SOCIALISTI in Europa come alternativa di governo, CON UN PROPRIO PROGRAMMA E SUOI UOMINI O DONNE PER ESEGUIRLO AI VERTICI DELL’ESECUTIVO. Nel 2006 a capo dell’Ulivo c’era Prodi, degna persona e sicuramente meglio di Berlusconi, ma con una storia non di sinistra e che aveva teorizzato dopo la caduta del Muro di Berlino, che quel fatto non rappresentava soltanto la fine del comunismo in Oriente, ma anche del Socialismo democratico in Occidente. Da allora la spasmodica ricerca di personaggi cui far guidare le coalizioni sia a livello nazionale, che locale a cominciare dall’ex sindaco di Roma Rutelli, per finire con Montezemolo o altro personaggio equivalente. Se la Sinistra non chiede di essere maggioranza, perché gli elettori dovrebbero dargliela? ultima considerazione una sinistra in cerca d’identità dovrebbe prendere coscienza, che non c’è sinistra senza una critica dell’ordine economico e sociale esistente e senza la volontà di proporre un modello alternativo di sviluppo e con valori dominanti diversi da quelli del mercato e del profitto ad ogni costo: altrimenti sarà sempre sconfitta dovesse anche vincere le elezioni. Se Stati generali ci devono essere e si deve ritenere che siano necessari anche come spostamento a sinistra dell’asse programmatico dell’accordo con il PD, devono esser convocati in modo plurale e con pari dignità delle organizzazioni promotrici, tra le quali non può mancare un’ampia, forte ed articolata area socialista.
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