lunedì 6 agosto 2012

Manfredi Mangano: C'è vita oltre Nencini?

C'è vita oltre Nencini ?.


pubblicata da Manfredi Mangano il giorno Lunedì 6 agosto 2012 alle ore 11.48 ·
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Care compagni e care compagni,



Scelgo di aprire questa nota con un titolo forse provocatorio, forse criptico, ma che credo adeguato alla situazione di fronte a cui ci stiamo trovando in questi giorni.



Prospettiva dei tanti compagni che, dentro e fuori la sinistra socialista, hanno in questi mesi lavorato con noi è quella di costruire una Sinistra forte nel Paese, senza complessi, unita attorno a un progetto di matrice socialista (anche se non esclusivamente rivolto al PSE, comunque fondato su un asse preferenziale rivolto verso il Socialismo Europeo) per il governo del Paese. Costruito questo fronte, che abbiamo nel tempo "geograficamente" identificato come un portato delle migliori esperienze di SEL, del PSI, della Fed, dell'ambientalismo, dei circoli socialisti e del Movimento Arancione dei sindaci, si sarebbe potuto trattare col PD su una posizione, se non di forza, quantomeno non di debolezza o subordinazione.



Un eventuale appoggio alla candidatura di Vendola era in questo senso funzionale non al rafforzamento di SEL, quanto all'identificazione di un candidato in grado di aprire e far esplodere le contraddizioni nel PD da sinistra: quando ci è parso di percepire che Vendola abbandonasse questa impostazione, rimanendo prigioniero della camicia cucitagli addosso dal PD, lo abbiamo criticato, prendendoci la nostra dose di polemiche ma sempre in piena onestà.



Oggi il dibattito si ripropone di fronte alla nascita di un asse privilegiato PD-SEL, che è una novità positiva, tutto però declinato su contenuti e regole fissati da Bersani e che lasciano intravedere una sostanziale subalternità all'agenda politica del Governo Monti, compresa la prospettiva di proseguire naturaliter, anche in caso di autonoma vittoria elettorale, la collaborazione con l'UDC e col centro Montezemolo-Passera in via di costituzione.



A sinistra di questo "polo della speranza" dovrebbero restare la FED e l'IDV, forse destinati a unirsi in una specie di "Linke all'italiana" col supporto di Micromega e dei girotondini, e forse di realtà come i No Debito, Sinistra Critica, un pò di movimenti benecomunisti, singoli isolati come Fabio Granata se FLI non sarà alle elezioni, e alcuni dicono la componente ex Sinistra Democratica di Fava o gli ex bertinottiani qualora SEL si schiacciasse troppo sul PD. A questo asse tuttavia non parteciperebbero nè una parte consistente, di origine moderato-centrista, dell'IDV (Donadi, Belisario, Borghesi, Lannutti, i giovani di Rudi Russo), nè l'area di De Magistris proiettata a fare una lista dei beni comuni con i sindaci arancioni, nè Sonia Alfano a suo tempo espulsa per l'appoggio a Ferrandelli: de facto, resterebbe Di Pietro e solo Di Pietro. Allo stesso modo, nella FED, l'area Salvi e il PDCI identificano come interlocutore il PD, mentre anche insiders di Rifondazione come Claudio Grassi preferiscono il dialogo (e presumibilmente un patto elettorale) con SEL a uno con Di Pietro (immagino che medesima posizione venga da Rocchi e dagli altri ex bertinottiani /vendoliani rimasti a suo tempo nel PRC). A livello di sostegno sindacale, una simile alleanza sarebbe priva dell'appoggio di Landini e Rinaldini, per loro stessa ammissione vicini a SEL e in cerca di una sinistra forte che vada al governo, e potrebbe trovare sostegno solo nella Rete 28 Aprile di Cremaschi e nell'USB. Se Bonelli farà troppo lo "schifiltoso" coi desiderata del PD, i Verdi potrebbero finire qui, ma sarebbe in contraddizione con la linea finora tenuta da Bonelli stesso.



La risultante sarebbe perciò una alleanza di sinistra radicale estremamente debole, isolata e contro cui è già pronto uno sbarramento al 5 o addirittura al 6%, oltre che del tutto dominata da pulsioni giustizialiste e giacobine. Non sarebbe facile farvi vivere una componente socialista di sinistra, di fronte sia agli ostacoli materiali sia alla natura e ai riferimenti politici di questa alleanza.



L'altra alternativa sembra ad oggi l'entrata nello schema PD-SEL con successiva eventuale alleanza col Centro. Una prospettiva indigesta e che oggi ci sembra sancire la vittoria di Nencini, quanto meno se diamo retta ai nenciniani stessi, che già dimenticata la parentesi dell' "apostrofo rosa tra PD e UDC" ora spergiurano che questa, sì sì, è sempre stata la nostra linea e che noi saremmo socialisti dipietristi o giù di lì (se non storaciani di sinistra, ovviamente).



Per difficile che sia, proverei però a andare oltre questo interrogativo che pongo come titolo, ossia se ci sia "vita oltre Nencini": è probabile che nonostante tutto Nencini uno strapuntino lo ottenga dal PD, anche solo nella forma di tre-cinque posti. Però è altrettanto probabile che questo faccia esplodere la guerra civile per bande in un partito in cui anzitutto l'entrata nel PD, anche in forma di collegamento elettorale, rimane malvista e in cui gli aspiranti deputati / senatori sono sicuramente più di 10 !



Ci chiediamo spesso che fare: per uscire da questo dilemma, avevo proposto di lanciare una campagna per la candidatura di Landini, che però è stata rapidamente superata nei fatti dalla candidatura di Vendola, con un programma a mio avviso condivisibile, alle primarie del centrosinistra. E' verosimile che vi parteciperà anche Nencini, e forse un esponente del civismo (Spini si sta attivando in questa direzione, ma non se riuscirà a coagulare attorno a sè abbastanza consensi dagli altri interlocutori nazionali: sarebbe di sicuro un candidato a noi vicino, quindi gli auguro un In Bocca al Lupo).



Come nota giustamente Franco Bartolomei, oggi le primarie rappresentano in larga parte una partita truccata: del resto il regolamento di intenti fissato da Bersani è plasticamente costruito sull'idea che le primarie, alla fine, non possa che vincerle lui.



A mio avviso quindi la Sinistra Socialista dovrebbe sviluppare un discorso e una prospettiva che vadano oltre le primarie, e anche oltre lo strutturarsi del dibattito su una prospettiva chiaramente reminiscente del 2008: la sinistra subalterna (PD e satelliti) da una parte, destinati se non a perdere a subire l'egemonia del centro, la sinistra radicale dall'altra, destinata a schiantarsi. I progressisti mestamente costretti a scegliere di che male morire. Nonostante tutto, le condizioni che si presentano mi paiono anche oggi molto favorevoli al voto utile per i settori non ideologizzati del voto di sinistra: allo stesso modo, Grillo è troppo forte per poter competere con lui sul piano della protesta.



Come uscire dall'impasse ?



-In occasione dell'iniziativa politico-programmatica che stiamo sviluppando per l'Ottobre, la Sinistra Socialista potrebbe e dovrebbe rivolgersi al Paese e alla Sinistra per lanciare un'appello alla costruzione di un fronte progressista in grado di rappresentare con forza i lavoratori, le piccole partite IVA, gli artigiani, il blocco sociale progressista. Non può o non vuole farlo Landini il federatore ? Per quanto mi riguarda lo può fare anche Vendola, non è importante. Ciò che conta è che sia chiara la prospettiva: una sinistra di governo non sulbaterna ai Poteri Forti. E sopratutto, che l'operazione non finisca con le primarie, ma che sbocchi in un vero progetto politico.



A chi "chiedere la firma" ? A SEL, a quei suoi esponenti che non si rassegnano alla mera alleanza col PD senza prima contenuti chiari e radicali, come Alfonso Gianni, Fulvia Bandoli e Patrizia Sentinelli, lo stesso Bertinotti, e anche a quei compagni che probabilmente non ci hanno in simpatia, ma che bisogna evitare sprechino le loro iniziative in una proposta elettorale senza sbocchi, come Fava e Mussi. Ai socialisti, a tutti quei socialisti in alto e in basso, dirigenti o meno, che iniziano a capire che noi "Bartolomeros" non siamo dei matti ma che abbiamo seriamente a cuore la sopravvivenza dell'Idea socialista anche oltre sbarramenti e elezioni. Ai circoli socialisti e progressisti, al Network per il Socialismo Europeo, ai Circoli dell'Avanti raccolti attorno a Formica, ai Circoli Rosselli, al Gruppo di Volpedo a Nord e da altre realtà al centro e al Sud, assieme alle fondazioni, come la Nenni, la Brodolini, la Buozzi,la Di Vagno: Tamburrano ha descritto con toni meravigliosi la rivolta di Mirafiori contro Marchionne, e sarebbe con Rino Formica un testimonial d'eccezione di una rinascita del "Socialismo largo". Ai Verdi di Angelo Bonelli e alla straordinaria rete civica che sta nascendo attorno a Pisapia, De Magistris, Emiliano, Zedda e al comitato promotore di ALBA.Alla FED, a quei suoi esponenti come Cesare Salvi e Massimo Rossi che più condividono la nostra proposta di unire la sinistra per vincere le elezioni. A esponenti dell'associazionismo sindacale e di categoria, come la UILPA, la CGIL, l'Ancodas e la Federconsumatori.



Un tale schieramento avrebbe omogeneità di contenuti e forza sufficiente da costringere il PD a una trattativa non scontata sui contenuti e anche sull'azione quotidiana di governo, senza essere un pateracchio di personalismi come era l'Arcobaleno.



Su questa base, sull'idea di uno schieramento di sinistra non estremista e non isolato, avremo anche un valido progetto da oppore al Segretario a un Consiglio Nazionale o a un Congresso dedicati al tema della presenza socialista alle elezioni, qualora non fosse possibile presentare la lista socialista.



Pensiamoci sopra, pensiamoci con tutti gli interlocutori disponibili.

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