venerdì 14 novembre 2008

caludio bellavita: it's a long way

"tentando di ricostruire una cultura politica della sinistra che possa risultare credibile e quindi un partito di massa" purtroppo tra politica e cultura il fossato si è molto allargato, al posto della cultura abbiamo i discorsi anacronistici che caratterizzano proprio i vari spezzoni di sinistra cui ti riferisci e noi, che diamo ancora la parola ai nostalgici. Partendo di lì non si va lontano.
Occorre muoversi su due piani, entrambi per ora solo culturali:

-la costruzione di una cultura politica adatta ai tempi e alla congiuntura in cui ci troviamo, combattendo la mitologia liberista e andando, scondo me, più verso una socialdemocrazia svedese che verso il socialismo liberale

-l'ideazione di forme di organizzazione politica che rispondano al bisogno di partecipazione e di ricambio di una classe politica inamoviile, incolta e opportunista. Ricordando che esiste internet e senza primarie non si costruisce nulla. Ma già parlare di "partito di massa" è un anacronismo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando parlavo di "partito di massa" non intendevo una riedizione dei partiti di massa del secolo scorso, ma per capirci, non si può pensare di incidere sulla realtà con un partito burocratico di più iscritti che elettori, con qualche piccolo gruppo elitario di intellettuali, anche capaci, ma che non è in grado a sua volta di incidere sulla burocrazia del partito a meno solo di legittimarne, agli occhi di un esterno, l'esistenza appoggiando il partito dall'interno.
Se si sta tentando di mettere in moto un processo unitario , e nelle intenzioni dei promotori anche innovatore, che consenta a basi elettorali storicamente di sinistra (e con interessi materiali comuni) teoricamente ampie (che non hanno votato SA e PS o hanno votato una e una sola volta il PD alle scorse elezioni), il PS deve farne parte.
Può darsi che vincano gli anacronismi anche in questo processo di unità, ma se non ne fa parte vinceranno sicuramente le piccole identità storiche (morte) della sinistra del secolo scorso.
Su internet sicuramente punterei molto, ma non vorrei nemmeno che si sostituisse alla realtà, perchè internet può essere utilizzato da quelle famose elite di cui parlavo sopra (e poco più), ma a molte delle persone che dovremmo coinvolgere e rappresentare, internet è ancora oscuro e soprattutto viene visto come un gioco, una cosa non reale, (giustamente in un certo senso), quando operai fanno fatica ad arrivare a fine mese, di facebook e siti internet si interessano poco.
L'organizzazione del partito deve essere sicuramente aperta e a rete, usare internet al massimo per facilitare la partecipazione, ma il partito non può essere solo un partito internet.

Roberto

Anonimo ha detto...

La socialdemocrazia svedese è una delle più avanzate realizzazioni del socialismo liberale.
Per carità, non facciamoci condizionare anche noi dall'adulterazione delle parole e dei concetti che ha portato, tra l'altro, a confondere il "socialismo liberale" con un'adesione acritica al pensiero unico. Il socialismo liberale, se le parole hanno un senso e se ci si riallaccia all'insegnamento di Bernstein e di Rosselli, non è un socialismo che si vergogna di sé e rifluisce in un liberalismo indistinto. E', al contrario, un socialismo che si riconosce erede del liberalismo (cfr. Carlo Rosselli, I miei conti col marxismo, tesi n° 6). Posizione che significa, scusate la precisazione da giurista, da un lato accettare il lascito, ma dall'altro riconoscere anche che il liberalismo, da solo, è morto: non il socialismo è morto, ma il liberalismo ! E la crisi in atto finalmente lo sta rivelando anche ai più zelanti cantori, che poi in Italia sono assai spesso entusiasti neofiti ...

Ciao.
Luciano Belli Paci