sabato 29 novembre 2008

turci: il ruolo del PS

dal sito www.liberalsocialisti.org

Lanfranco Turci, Quale ruolo per il Partito Socialista ?

Dal sito dell'Associazione per la Rosa del Pugno del 27 novembre 2008.
"La sinistra italiana nelle sue varie articolazioni appare a prima vista in preda a una frenesia di combinazioni e scomposizioni senza fine, agitata da polemiche infuocate, da annunci di rese dei conti imminenti tali da lasciare senza respiro un osservatore esterno. E invece tutti questi movimenti non emozionano più di tanto un osservatore disincantato che in essi non vede i prodromi di una grande ripresa, bensì le manifestazioni superficiali di un sostanziale immobilismo politico e culturale.

Infatti il centro destra continua a dominare la scena,nonostante la crisi economica e finanziaria. E’ anzi interessante notare come il centro destra si stia trasformando all'interno della crisi e stia assumendo sempre più le vesti di un grande e paterno partito populista, sufficientemente "anticapitalista” , antimodernizzante e autoritario per potersi fregiare delle insegne tremontiane di "Dio, Patria e Famiglia". Non importa se questo cambiamento smentisce il "mercatismo" e l'antistatalismo della storica discesa in campo. E pazienza anche se sarà necessario prima o poi mettere la sordina a Brunetta, o alle velleità meritocratiche della Gelmini. Anche Bossi stesso sarà chiamato ad aggiustare il tiro, pena la crisi della maggioranza, perchè il suo federalismo fiscale agita i sonni del partito meridionale della spesa pubblica, passato in gran parte nelle fila del Popolo delle libertà.

Questi cambiamenti dovrebbero stimolare una riflessione aggiornata nella sinistra e una più precisa calibratura della opposizione, capace di interagire con i movimenti della scuola e dell’università e con il malessere sociale provocato dalla crisi, senza farsi incantare dalle prediche teologiche e paramarxiste di Tremonti. Ma di questo non c'è traccia.

A sinistra abbiamo invece una scissione in Rifondazione comunista annunciata e smentita a giorni alterni, in modo speculare alla nascita annunciata e smentita del nuovo raggruppamento de “La sinistra”. Abbiamo l’inossidabile PdCI di Diliberto, i Verdi allo sbando e i Radicali ospiti in sofferenza nel PD, intenti a scioperi della fame in difesa del nuovo eroe della democrazia: Riccardo Villari. E abbiamo un PD alle prese con l’ennesimo capitolo della guerra dei trent’anni fra Veltroni e D’Alema. Un capitolo ancor più indefinibile di altri del passato, ma che può arrivare sui titoli dei media solo perché il PD non offre altro e appare paralizzato, senza una linea e una strategia di opposizione riformista, capace di sfidare il governo. E proprio per questo si trova esposto alle intrusioni di Di Pietro, alle gag dei pizzini in TV e alle sceneggiate degli allievi di Mastella. In questo contesto Di Pietro si erge come un gigante nel desolato campo del centro sinistra, come il simbolo dell’antiberlusconismo duro e puro, cavalcando di tutto: dalla difesa corporativa dei magistrati, al vittimismo dell’Orlando abbandonato, ai piloti e hostess in sciopero a Fiumicino.

Ma il punto focale della crisi resta il PD. Un partito che su un versante non si distingue dall’Udc e sull’altro da Di Pietro, perché manca di una precisa identità immediatamente percepibile dall’opinione pubblica. Quella identità che il PD ha rifiutato nel momento in cui ha escluso l’opzione di un socialismo moderno, liberale, sicuro nel difendere i postulati della giustizia sociale, quanto fermo nella difesa delle libertà, dei diritti civili, del ruolo dell’individuo come protagonista responsabile e consapevole nelle istituzioni pubbliche, in quelle sociali e nel mercato. E’ una illusione, l’ennesima illusione veltroniana, cercare di colmare questo vuoto importando il nuovo mito di Obama come l’ultima reincarnazione del sogno americano.

Riemerge invece forte e incomprimibile l’esigenza di una forza riformista di matrice socialista. Proprio a questa assenza Galli Della Loggia addebitava giorni fa sul ‘Corriere della Sera’ la incapacità del PD di tenere ferma la barra sia contro la destra populista sia contro il massimalismo demagogico e giustizialista. Ma nel momento in cui da tante parti si riscontra questa anomalia, questa assenza del riformismo socialista, dove stanno e come stanno i socialisti ?

Ce n’è una bella schiera felice e gagliarda che sta con Berlusconi, tanto più contenta ora che è venuto di moda dire che il governo di centro destra fa una politica di sinistra. In verità si tratta di un pezzo ben ripagato del vecchio ceto politico socialista che ha messo la sua professionalità al servizio del centro destra, giustificandosi in nome del preteso riformismo berlusconiano e del riscatto socialista contro le ingiustizie di tangentopoli.

Poi ci sono i socialisti entrati in tempi e modi diversi nei DS e nel PD. Mi sembrano la parte più infelice della diaspora. Entrati nei DS convinti di essere a tutti gli effetti in una casa socialista, o nel PD con la speranza di poter costruire un forte polo di attrazione, si trovano oggi senza ruolo, senza spazio e senza visibilità, in un partito in cui la stessa agibilità politica è ridotta al lumicino.

Infine c’è il Partito Socialista, uscito piccolo e debole dalla Costituente socialista, per gran parte semplice prolungamento ridimensionato dell’esperienza dello SDI; anche se in esso non hanno rinunciato a tentare di innescare discorsi e dinamiche nuove compagni provenienti dal Nuovo Psi o da altre esperienze socialiste, nonché compagni provenienti dai DS e passati dall’esperienza della Rosa nel pugno.

Credo che nel PS siamo tutti convinti che non sarà attorno a noi che si potrà costituire quel grande partito del socialismo europeo che pure è il nostro obiettivo dichiarato. Il PS, nonostante i richiami dei socialisti collocati nel centro destra e le sollecitazioni terzaforziste, mantiene un saldo ancoraggio nel centro sinistra. Ma restando nel centro sinistra fatica a definire con chiarezza la sua missione politica e si trova esposto a forti sollecitazioni del PD, come dimostra la recente scelta di Gavino Angius. Quelle sollecitazioni respinte alle ultime elezioni politiche a prezzo dell’esclusione dal Parlamento, potrebbero ripresentarsi se malauguratamente dovesse cambiare la legge elettorale per le prossime europee. E comunque sono all’ordine del giorno in molte realtà territoriali con le prossime amministrative. D’altro lato se l’unica ragione della autonomia socialista dovesse ridursi a essere, come per molti quadri socialisti in effetti è, un semplice escamotage organizzativo per alzare il potere contrattuale verso il PD nelle amministrazioni locali o altrove, è evidente che sarebbe ben poca cosa, destinata a essere comunque rapidamente erosa anche dal PD in crisi profonda di oggi.

Quale può essere allora il posizionamento non puramente tattico di questo PS così piccolo e pericolante ?
Dobbiamo partire dalla considerazione che l’evoluzione della sinistra verso un grande partito del socialismo europeo,pur riguardando anche alcune parti della ex sinistra Arcobaleno, passa necessariamente attraverso la crisi e la trasformazione del PD. Stando così le cose, i socialisti del PS dovrebbero prendere a modello il piccolo partito di Ugo La Malfa della fase del centrismo. Quel piccolo partito seppe giocare un ruolo importante sia per modernizzare la politica della DC, sia per favorire l’evoluzione riformista prima del PSI poi del PCI. In tutt’altro contesto e con tutt’altri obiettivi il PS dovrebbe essere capace di una simile operazione maieutica: costruire dentro la sinistra un nucleo dotato di una rigorosa piattaforma laica, liberale e socialista in grado di muoversi con estrema libertà dentro il centro sinistra e nel confronto col governo. In questo modo potrebbe aspirare a giocare un ruolo importante anche sugli equilibri del PD, interagendo con le forze più simpatetiche al suo interno in vista del cambiamento dello stesso progetto. Per fare ciò occorrerebbe un partito la cui chiarezza strategica e la cui determinazione fossero inversamente proporzionali alla consistenza organizzativa e alla precaria collocazione extraparlamentare di oggi.”Vaste programme”per dirla con De Gaulle!

In effetti non è facile immaginare che questo PS sia capace di imboccare e mantenere una strada di questo tipo. Troppe logiche a breve, troppi microcalcoli di potere, pochissime risorse e un grave inaridimento culturale minano la possibilità di assumere un disegno di questo tipo e soprattutto la capacità di metterlo in pratica con la coerenza necessaria. Dobbiamo riconoscere che il congresso recente non ha sciolto questi nodi,il che lascia aperto il rischio che anche questo PS si riduca a un altro capitolo inconcludente della diaspora socialista, nonostante la vasta mole di iniziative messe in moto negli ultimi tempi. Per evitare questo esito non è tanto l’ennesimo sforzo di vitalismo organizzativo quello che serve. Anzi diciamoci la verità: l’abuso di un malinteso “primum vivere”sta confondendo l’immagine e la percezione del PS da parte dell’opinione pubblica.

Quello che ci serve è un vero chiarimento strategico, uno sforzo di intelligenza politica che ci consenta di trovare la vera ragion d’essere di questo partito e così assolvere a un ruolo utile per tutta la sinistra. Il tempo per questa scelta non è infinito."

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