dal blog l'internazionale
Miliband, l'alieno.
Ieri 31 ottobre 2008, 13.17.34 | noreply@blogger.com (tommi)
"Uno dei traguardi più importanti del Labour è la riduzione delle diseguaglianze economiche. Non possiamo accettare che ci siano disparità così grandi tra manager, lavoratori e impiegati. In secondo luogo, è necessario rivalutare il ruolo dello Stato per creare benessere. In un momento di crisi così forte, dobbiamo investire di più nell'educazione, nella sanità, nei trasporti.
Allo stesso tempo dobbiamo opporci al ritorno del centralismo, impegnandoci per creare un sistema amministrativo più fluido, che conceda ampia libertà di manovra alle autorità locali e che sfrutti le opportunità offerte da tecnologie come internet. Solo così riusciremo a ricucire la spaccatura che si è creata tra i cittadini e il governo".
Leggendo queste parole in un Paese come l'Italia, si potrebbe pensare che queste siano state pronunciate da un esponente alquanto radicale e disfattista nell'arco del panorama partitico. Un esponente che sfrutti la situazione italiana (sociale e di governo) per accaparrarsi voti e mettere in cattiva luce l'opposto schieramento.
In realtà queste parole sono state pronunciate da un esponente del governo britannico. Più precisamente da David Miliband (classe 1965), Ministro degli Esteri e tra i candidati più accreditati alla futura leadership del Partito laburista, nel corso di una intervista rilasciata al Prospect, un magazine mensile britannico specializzato in politica e current affairs.
La questione che vorrei sollevare è: perché per avere una visione obiettiva, concreta e coerente dello stato delle cose attuali dobbiamo sempre rivolgerci ad esponenti politici e della stampa esteri? Perché dobbiamo sempre estraniarci dalla realtà domestica per avere una visione complessiva e libera?
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