Nel giorno in cui sulla vicenda Eluana Englaro si leggono cose non solo vergognose di per sé, ma come sempre piegate ad un servilismo atavico da un lato, e ad una ferocia stupida e gretta dall’altro, mi permetto di segnalare, anche a quanti magari ricordano l’attuale leader pro tempore dell’opposizione dire che le elezioni non si vincono e non si perdono in TV, questo breve articolo passato sulle pagine del Corriere. Volendo è funzionale anche a dimostrare come sia democratica e pluralista l’informazione in Italia, ma essendo io “prevenuto” e convinto che il Corriere di oggi è peggio di quello diretto da Di Bella sotto l’alto patronato di Licio Gelli, la sua pubblicazione penso che sia per di più dettata dalla convinzione che tanto non lo leggeva nessuno.
Vittorio Melandri
Castells: democrazia delle reti contro tutte le Caste Corriere della Sera - Pagina 48 - (14 novembre 2008)
Scenari Il sociologo catalano, in un convegno della Bocconi, tesse l' elogio della self-communication
di Antonio Carioti
Prospettive
Il successo di Barack Obama dimostra le potenzialità di una strategia fondata sul ricorso diffuso a Internet
Per come la descrive Manuel Castells, teorico catalano della network society, la democrazia vive attualmente sospesa tra una condizione patologica e prospettive di rilancio abbastanza incoraggianti. Ieri a Milano per un convegno della Bocconi sul tema «Saperi e poteri», organizzato per il ventesimo anniversario della casa editrice Egea, il sociologo della University of Southern California ha tenuto una conferenza in chiaroscuro, con numerosi riferimenti all' attualità. Castells, presentato dal rettore della Bocconi Guido Tabellini, ha notato che la politica è sempre «battaglia per la conquista delle menti», in quanto nessun potere si può basare solo sulla repressione. E oggi il terreno di lotta preminente è costituito dai media, che sono lo spazio in cui si forma l' opinione pubblica. Ogni messaggio politico deve quindi adattarsi agli strumenti di comunicazione, il che impone di puntare sull’immediatezza e la personalizzazione allo scopo di «trasmettere fiducia». Dati di fatto e programmi finiscono in secondo piano. Ne consegue che le campagne elettorali sono volte soprattutto a squalificare l' avversario, a distruggerne la reputazione. Trionfa quindi, nota Castells, la «politica degli scandali», la cui conseguenza è il discredito generalizzato della classe di governo. Le polemiche sulla Casta non sono una specialità italiana: in tutto il mondo i politici sono disprezzati e le istituzioni rappresentative appaiono delegittimate. C’è però anche un rovescio della medaglia, rappresentato da ciò che Castells chiama self-communication. Un flusso che non cala dall’alto, ma si diffonde dalla base: informazione spontanea, autorganizzata, autoselezionata. Da questo punto di vista Internet e ancor più la tecnologia wireless rappresentano «un' opportunità straordinaria di contropotere», sulla quale hanno puntato i più svariati movimenti di opinione. La capacità di mobilitazione della società civile organizzata in reti ha dimostrato la propria efficacia più volte, ma ha toccato il culmine con l' ascesa di Barack Obama, che grazie ad essa è riuscito a prevalere prima sull' apparato di partito schierato con Hillary Clinton (per Castells il successo più importante) e poi sulla macchina elettorale repubblicana. Si può quindi parlare di un «risveglio democratico» già in atto, anche se rimane grave il pericolo costituito dalla tendenza dei poteri economici a monopolizzare la proprietà delle strutture di comunicazione. Sulle riflessioni di Castells si è poi sviluppata una tavola rotonda con Piergaetano Marchetti, Federico Rampini, Michele Salvati e Silvano Tagliagambe. Il presidente di Rcs Mediagroup ha sottolineato che la multimedialità mette le imprese editoriali di fronte a sfide inedite e potrebbe inoltre favorire, attraverso il binomio fiducia-paura, spinte politiche irrazionali. Servono dunque anticorpi sul piano culturale: senza una solida istruzione di base e un' informazione di qualità, ha ammonito Salvati, il sogno di una nuova democrazia fondata sulle reti rischia di rivelarsi un’illusione
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