“Non occorre che un papa sia credente” scrive Friedrich Dürrenmatt, uno che in vita è stato scrittore, drammaturgo e pittore, e per di più svizzero.
Insomma, proprio un essere umano quanto mai “marginale”, da non tenere certo in grande considerazione.
Ben differente risulta Joaquín Navarro-Valls, tuttora vivente, giornalista e medico, direttore della sala stampa della Santa Sede dal 1984 al 2006, membro laico della prelatura cattolica dell’Opus Dei, spagnolo.
Insomma, proprio un essere umano quanto mai “centrale”, da tenere certo in grande considerazione.
Da tempo editorialista del laico quotidiano la Repubblica, oggi (11 novembre, giorno di S. Martino) Navarro-Valls conclude un suo articolo (dedicato come spesso accade a Giovanni Paolo II, di cui fu soprattutto confidente), con una affermazione che mi ha fatto appunto rimbalzare nella mente il “paradosso” di Dürrenmatt, perché in qualche modo anche Navarro-Valls sostiene che un Papa, Papa Wojityla, prima di essere un “credente”, era nutrito di ben altra fede, che lo stesso Navarro-Valls definisce niente meno che “la vera arma atomica di cui disponeva …Giovanni Paolo II” e cioè:
“la potenza dei valori antropologici universali e la fede incrollabile nella persona umana come tale”.
Altro che fede in Dio, bensì la incrollabile fede nella persona umana come tale.
Possono dire lo stesso gli atei devoti, o i baciapile ruspanti, oppure i cinici indistruttibili, che si sono adunati sotto le insegne del nuovo partito che hanno chiamato PD?
Non mi sembra proprio, nonostante che già nel 1921 un antenato a cui a volte senza pudore si rifanno diceva:
“…nessuna formula ….sostituirà mai il possesso di un cervello, che, in contatto coi fatti e con le esperienze, ha il dovere di funzionare”.
E cosa altro è tale proposizione di Turati, se non una testimonianza di fede nei “valori antropologici universali”, che stando a Navarro-Valls è potente quanto una bomba atomica, e quanto è distante dalla “bella frase” che Edmondo Berselli ha posto in apertura e chiusura del suo ultimo saggio i “Sinistrati - Storia sentimentale di una catastrofe politica”, frase attribuita alla mente più lucida del PD, Massimo D’Alema:
“La sinistra è male. La sinistra è un male che solo la presenza della destra rende sopportabile”.
Sulla base di una tale squadernata sfiducia (anche una volta depurata del solito sarcasmo) nel possesso di un cervello da parte dei tanti che da più di due secoli si sono riconosciuti in questo “male” che è, stando a D’Alema, appunto la sinistra, quale speranza si può mai nutrire che con questi torneremo a vincere?
O la speranza la dobbiamo riporre nei “valori antropologici” custoditi da Totò “vasa vasa” Cuffaro, pardon, da Pierferdinando Casini che è il suo profeta, e con cui alleandosi, il PD vince oggi a Trento ed in un luminoso futuro anche a Corleone?
“Non occorre che un papa sia credente” scrive Friedrich Dürrenmatt, uno che in vita è stato scrittore, drammaturgo e pittore, e per di più svizzero.
Insomma, proprio un essere umano quanto mai “marginale”, da non tenere certo in grande considerazione.
Ben differente risulta Joaquín Navarro-Valls, tuttora vivente, giornalista e medico, direttore della sala stampa della Santa Sede dal 1984 al 2006, membro laico della prelatura cattolica dell’Opus Dei, spagnolo.
Insomma, proprio un essere umano quanto mai “centrale”, da tenere certo in grande considerazione.
Da tempo editorialista del laico quotidiano la Repubblica, oggi (11 novembre, giorno di S. Martino) Navarro-Valls conclude un suo articolo (dedicato come spesso accade a Giovanni Paolo II, di cui fu soprattutto confidente), con una affermazione che mi ha fatto appunto rimbalzare nella mente il “paradosso” di Dürrenmatt, perché in qualche modo anche Navarro-Valls sostiene che un Papa, Papa Wojityla, prima di essere un “credente”, era nutrito di ben altra fede, che lo stesso Navarro-Valls definisce niente meno che “la vera arma atomica di cui disponeva …Giovanni Paolo II” e cioè:
“la potenza dei valori antropologici universali e la fede incrollabile nella persona umana come tale”.
Altro che fede in Dio, bensì la incrollabile fede nella persona umana come tale.
Possono dire lo stesso gli atei devoti, o i baciapile ruspanti, oppure i cinici indistruttibili, che si sono adunati sotto le insegne del nuovo partito che hanno chiamato PD?
Non mi sembra proprio, nonostante che già nel 1921 un antenato a cui a volte senza pudore si rifanno diceva:
“…nessuna formula ….sostituirà mai il possesso di un cervello, che, in contatto coi fatti e con le esperienze, ha il dovere di funzionare”.
E cosa altro è tale proposizione di Turati, se non una testimonianza di fede nei “valori antropologici universali”, che stando a Navarro-Valls è potente quanto una bomba atomica, e quanto è distante dalla “bella frase” che Edmondo Berselli ha posto in apertura e chiusura del suo ultimo saggio i “Sinistrati - Storia sentimentale di una catastrofe politica”, frase attribuita alla mente più lucida del PD, Massimo D’Alema:
“La sinistra è male. La sinistra è un male che solo la presenza della destra rende sopportabile”.
Sulla base di una tale squadernata sfiducia (anche una volta depurata del solito sarcasmo) nel possesso di un cervello da parte dei tanti che da più di due secoli si sono riconosciuti in questo “male” che è, stando a D’Alema, appunto la sinistra, quale speranza si può mai nutrire che con questi torneremo a vincere?
O la speranza la dobbiamo riporre nei “valori antropologici” custoditi da Totò “vasa vasa” Cuffaro, pardon, da Pierferdinando Casini che è il suo profeta, e con cui alleandosi, il PD vince oggi a Trento ed in un luminoso futuro anche a Corleone?
Vittorio Melandri
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