giovedì 22 maggio 2008

Seganalazione:La posizione di sinistra democratica milano sulla questione rom

SINISTRA DEMOCRATICA, I ROM E L’IMPEGNO PER LA SICUREZZA

Milano, 19 maggio 2008


Le prese di posizione di questi giorni sui Rom non sembrano generate da una valutazione concreta della realtà. E rischiano di provocare (come già è avvenuto a Ponticelli e un anno fa a Opera) reazioni violente e psicosi collettiva. Manca solo la dichiarazione di guerra!
Siamo convinti che occorra mettere a punto misure efficaci, anziché proclami che generano paura e non favoriscono la risoluzione dei problemi. Oltre tutto, si mescolano insieme problemi che hanno origine – ed anche soluzioni – del tutto diverse: Rom e rumeni, nomadi e immigrati non sono la stessa cosa. Anche la criminalità ha tanti aspetti diversi, da quella che colpisce la popolazione più debole e indifesa alle grandi mafie. E noi siamo dalla parte delle donne ogni volta che vengono colpite nel corpo e nella mente – quasi sempre da parenti e conoscenti italiani, tra l’altro –, degli anziani truffati e dei commercianti tormentati dall’usura e dal pizzo.
Una volta per tutte: chi commette reati va punito, sia esso italiano, rumeno o di qualsiasi altra nazionalità. Anzi, è già un segno della assurdità della situazione che si debba ribadire un concetto alla base della convivenza civile. Il codice penale contiene già tutto quanto è necessario: siamo sicuri che tutti facciano davvero quanto devono?
Chi giunge in Italia in condizioni di povertà e bisogno va inserito in un percorso virtuoso che gli permetta, al tempo stesso di rispettare i doveri e di godere di diritti di cittadinanza che spesso sono semplicemente diritti umani fondamentali. E forse a questo proposito è utile riaprire la discussione, partendo anche dalla disponibilità mostrata dall’allora Presidente di An Gianfranco Fini, sulla possibilità di estendere il diritto di voto amministrativo ai cittadini stranieri regolarmente presenti da cinque anni nel nostro Paese, consentendo di rendere così più efficace il riconoscimento di diritti e di doveri da parte di tutti.
Questa è l’idea di legalità che abbiamo, di cui fa parte anche la semplice realtà che più della metà dei Rom è composta da cittadini italiani.
Per queste ragioni colpiscono toni ed argomenti usati da Penati in alcune recentissimi interviste, quasi che la Provincia di Milano non sia da molto tempo impegnata con interventi positivi: lo stesso Penati – sull’Unità – li richiama e li sottolinea, giustamente.
Non si può accettare, allora, che un tema così delicato, che può produrre guasti gravi nella comunità milanese e metropolitana, venga affrontato a colpi di slogan e di frasi rumorose: non si risolvono i problemi ma si aumentano e nemmeno si recuperano voti, se questa è il vero problema. E a proposito di reati e di severità, ricordiamo che bruciare campi (anche se abusivi) è un reato gravissimo, a Ponticelli come a Opera ed in qualsiasi altro luogo.
Responsabilità e risorse: ecco ciò che ci vuole. Questo dovrebbero sapere il sindaco Moratti e il prefetto Lombardi che pensano solo a scaricare i problemi nei comuni della provincia, chiudendosi sempre più tra le mura illusorie della città.

Coordinamento provinciale di Sinistra Democratica per il socialismo europeo

4 commenti:

Circolo Rosselli Milano ha detto...

Con pacatezza, serenamente: trovo il comunicato del Coordinamento prov. di SDpSE sui Rom e la sicurezza, complessivamente ipocrita e reticente.
Ricominciamo male.
L. Ranzani

Circolo Rosselli Milano ha detto...

Caro Luigi,
per capire: cosa non ti convince?
A me non sembrava così male...
Un caro saluto
Giovanni

Circolo Rosselli Milano ha detto...

Come nel judo, dovremmo imparare a sfruttare a nostro vantaggio le mosse incaute dell'avversario.

Ormai da anni sul tema della sicurezza siamo sotto scacco. Mentre alcuni fanno la figura dei protettori dei delinquenti, altri ci danno da pensare pensare che l'unica differenza tra le politiche di destra e quelle di sinistra sul tema sia, mantenendo entrambe la stessa direzione, solo una questione di intensità.

In realtà un fatterello di vita vissuta vi illustrerà meglio quali siano i termini della questione.

Un mio amico, titolare di una piccola industria a Sesto San Giovanni, ha subito per la seconda volta in un mese il furto dei computer aziendali. Oltre alla seccatura, la maggiore irritazione gli è sorta per le osservazioni dei carabinieri di Sesto. Che gli hanno spiegato di sapere benissimo che uno degli stabilimenti dismessi (ex Falck, credo) della zona è un covo di disperati, da cui si irradia microcriminalità in tutta la città. Ma hanno anche sostenuto che, con le leggi attuali, se anche effettuassero blitz, sgomberi e controlli i pochi delinquenti che riuscissero a prendere si ritroverebbero liberi come l'aria in poco tempo.
La beffa, poi, è venuta con l'affermazione secondo cui i carabinieri di Sesto dispongono, la notte, di una sola autopattuglia - con cui controllare il territorio di Sesto e di altri due comuni vicini (immagino Cinisello e Bresso...). E dire che, secondo la vulgata corrente l'Italia, dispone del numero maggiore di agenti delle forze dell'ordine per abitante di tutti i paesi europei, compresa la militarizzatissima Turchia...

Che c'entra il judo? C'entra, perché se sul tema della sicurezza continueremo a piagnucolare finiremo per perdere tutte le prossime elezioni da qui al 2050.
A proposito, immaginate per chi voterebbe il mio amico adesso?

Molto più utile sarebbe, invece, incalzare lo sprovveduto ministro Alfano e l'astuto Maroni sul tema del funzionamento obbrobrioso della macchina della Giustizia e sull'insufficienza del nostro sistema penitenziario. E denunciare l'inefficacia di norme sul controllo dell'immigrazione che suonano come le grida dei governatori spagnoli di Milano sbeffeggiati da Manzoni, a fronte dell'insufficienza di organico o delle carenze organizzative delle nostre forze dell'ordine.

Certo, la sociologia da Bignami è materia di cui tutti si possono impadronire (perciò una delle preferite all'esame di immaturità dalla sinistra italiana). Immaginare una seria riforma della Giustizia in Italia, invece, è tutt'altro affare. Forse un peso troppo gravoso perché le gracilissime spalle di questa nostra sinistra possano farsene carico...

Saluti,

Pierpaolo

Circolo Rosselli Milano ha detto...

Sulla questione rom o clandestini occorre un approcio razionale senza però venir meno ai principi: gli assalti ai campi tipo ponticelli sono da condannare senza se e senza ma.
Tuttavia un ingenuo approcio multietnico e multiculturale è sbagliato. Tra gli stranieri clandestini o no ci sono persone normali e delinquenti: non si può farne un mucchio indistinto. Chi fa così mi ricorda la battuta di Oscar Wilde: "Chi sono i filosemiti? Degli antisemiti che amano gli ebrei?" Chi considera gli stranieri un gruppo applica categorie razziste anche se si immola per loro.
La prima questione è il controllo del territorio. Se il territorio è fuori dal controllo si sviluppa l'illegalità, che è favorita dalla convinzioe dell'impunità. Che si tratti del divieto di sosta, dello scippo o dello spaccio di droga non fa differenza. Sui campi nomadi non si può sgomberarli con la violenza sia pure commessa da forze dell'ordine, ma non si può nemmeno consentire che esseri umani vivano nel degrado ed in condizioni igieniche da slums di Calcutta. La Regione Lombardia aveva votato una legge d'avanguardia sui campi di sosta: è tuttora in vigore ma non finanziata. Occorrono tanti piccoli campi dotati di tutti i servizi per 50 famiglie massimo, diffusi su tutto il territorio con regolamenti di ammissione ed allontamento. Il reato di immigrazione clandestina è tecnicamente una cazzata, mentre considerarlo un'aggravante è stato apprezzato anche da Giuliano Pisapia. Su questo si può organizzare un'azione pubblica tipo la costituzione di un'Associazione di tutela famiglie con badanti. Un'organizzazione di assistenza ai lavoratori stranieri, compresi quelli clandestini, LA RONDINE, sta organizzando una denuncia di presenza in territorio italiano, che in base al principio della irretroattività della norma penale tutelerebbe i clandestini già presenti. Sta nascendo un coordiamento tra associazioni per organizzare il primo sciopero dei lavoratori clandestini: alcune attività sarebbero paralizzate. Si pensi che il numero delle BADANTI E' SUPERIORE AL TOTALE DEL PERSONALE SANITARIO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE. Bisogna passare dalla solidarietà verbale, il solito bla-bla, in cui la sinistra è specializzata, all'organizzazione concreta di utilizzo di tutte le possibilità offerte dal nostro sistema giuridico. Possiamo, inoltre, proporre accordi di cooperazione con le forze di polizia dei paesi di origine dei clandestini, con selezione severa dei componenti autorizzati a venire in Italia: si deve evitare di importare la brutalità e la corruzione di tante polizie del Terzo Mondo. Mi scuso per la disorganicità delle proposte, ma ritenevo urgente segnalare un approccio riformista al gravissimo problema.
Cordialmente

Felice Besostri