Dal sito del Caffé
Alla base del Ps, operai e impiegati, chiedono un nuovo corso
“Noi, socialisti
piuttosto scontenti”
Clemente Mazzetta
Chi vuole un Ps più duro, chi più aperto, chi più innovativo. Fra la base dei socialisti, che domenica 14 giugno si raduneranno al Ceneri, serpeggia una certa insofferenza. “Eppure una volta arrivavamo in treno a Rivera e salivamo a piedi al Ceneri per una festa davvero partecipata; quei tempi non ci sono più…”. Inizia con Claudio Stirnimann, 66 anni, di Biasca, il viaggio fra la base del Ps. Alla ricerca dei perché “dell’estate del nostro malcontento”. Stirnimann non ha nostalgia di una festa in perdita di velocità - “Ci son sempre meno giovani che vi partecipano” -, è piuttosto critico verso un partito che non incide nella società. “Proprio in questi momenti di crisi - sostiene - ci vorrebbe un partito che sappia picchiare più duro”. Lui al Ceneri c’è sempre salito: ricorda quando alla festa partecipò Ruth Dreifuss, il ministro socialista che andava in governo con il bus. “Inutile negarlo, fra la nostra base c’è un certo malcontento - aggiunge -; la Lega cavalca temi un tempo erano nostri. Io non dico che dobbiamo svoltare verso forme di populismo, ma certo il Ps deve profilarsi maggiormente”.
Che il partito socialista debba fare di più, lo dice anche Angelo Ferrari, di Paradiso: “Si è allontanato dalla gente, dalla base - dice - deve aprirsi alla società, ai giovani, deve dare loro spazi effettivi”. Non andrà al Ceneri, al grotto, dove il Partito socialista tiene uno dei suoi raduni più significativi. Ma auspica una ventata d’aria nuova: “Dobbiamo saper parlare in modo più diretto: la gente chiede delle risposte”.
Severo il giudizio di Claudio Maina, 65 anni, di Caslano: “A livello cantonale noto una incapacità di cogliere i problemi complessi, quelli veri, e una tendenza a rifugiarsi nei dettagli”. Per Maina, psicopedagogista, occorrerebbe cambiare radicalmente l’approccio alla politica, dove prevale l’enunciazione delle differenze, invece del lavoro di costruzione delle soluzioni. Spiega: “A livello locale, a Caslano pur essendo minoranza, un gruppo composito con Verdi, comunisti, anche più a sinistra del Ps cantonale, riusciamo a essere propositivi perché collaboriamo alle soluzioni giorno dopo giorno e non sbandieriamo le nostre proposte”. Non salirà al Ceneri “se avrò qualcosa di meglio da fare”. Precisa: “Il partito non è una famiglia ma un mezzo per affrontare e risolvere i problemi”.
Che il fascino della festa al Ceneri sia in declino lo costata anche Pasquale Genasci, 54 anni, di Gorduno: “Ha perso quel valore simbolico”. Ma sarebbe sbagliato, aggiunge Genasci, rinfacciare l’attuale situazione di crisi che sta vivendo il Ps a Bertoli. È un presidente capace, al limite un po’ solo - spiega -: il Ps ticinese, e quello svizzero, vivono piuttosto la crisi che è propria delle grandi socialdemocrazie europee in un nuovo contesto internazionale, in una società individualizzata”. Per Genasci non serve rincorrere i partiti più a sinistra su posizioni nette, antagoniste: “La loro impostazione di essere maggiormente contro, ma è una risposta ancor più tradizionale - dice -: una critica alla società la si fa con proposte alternative: è su questo terreno che occorre misurarci”. Uno sforzo in questa “estate del nostro malcontento”.
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