venerdì 19 giugno 2009

Francesco Somaini: Sul voto a Penati

Sul voto a Penati.

Non sono per niente un estimatore entusiasta di Filippo Penati.
In linea di massima infatti, e al di là di alcune eccezioni, non mi è
piaciuto come Penati ha governato la Provincia di Milano.

Non che abbia seguito la cosa con l'acribia che sarebbe necessaria in questi
casi. E però, da semplice osservatore, ho avuto l'impressione di
un'amministrazione francamente troppo incline a dialogare con i poteri
forti. Mi è parso infatti che Assolombarda sia stata per Penati un
interlocutore assolutamente privilegiato, e mi è parso di cogliere anche un
certo qual occhio di riguardo verso i pessimi ciellini della Compagnia della
Opere (ove è noto del resto che si trovano in posizioni di grande
responsabilità alcuni ex-miglioristi, un tempo molto vicini allo stesso
Penati).

Lo "stile Penati", in altre parole, non mi esalta.
'O presepio num me piace.
E ancora meno, se devo dirla tutta, mi piace quel che immagino che Penati ed
i suoi fans verranno fuori a dire se dovessero vincere il ballottaggio (le
solite fregnacce del tipo "è stata premiata la scelta di rompere a
Sinistra", "il buon governo paga", e via discorrendo).

Ciò premesso, riconosco però che il vecchio detto del Wyoming citato da
Martinotti ha oggettivamente una sua pregnanza e una sua validità.
C'è un orso che ci insegue.
Perciò (pur turandomi il naso) mi metterò a correre e voterò Penati senza
andare troppo per il sottile. E suggerisco a tutti di fare la stessa cosa.
Un saluto,
Francesco Somaini

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