Parliamo della paura. Quell’elemento che è stato definito “l’inquinante della paura”.
La paura radica un senso di sfiducia verso il mondo e chi lo abita. È come un’offesa, poiché produce ribellione irrazionale e reazioni scomposte. Peggio di un’offesa: è un sentimento indifferenziato, rivolto verso “i”: i clandestini, i migranti, i tossicodipendenti, gli zingari. Spesso nelle inchieste si ascoltano le certezze di chi parla di criminalità in aumento, di furti rapine violenze orami giunte al limite, e che, a precisa domanda sugli episodi criminosi di cui sia stato vittima, risponde “nessuno”.
Paura dei fantasmi. Della notte, del buio, dell’ombra, di cosa non ha confini certi, non si conosce bene, non ha contorni definiti.
Fare leva sulla paura altrui a scopi di propaganda politica è criminoso e demenziale. Criminoso perché spesso di tratta di un vero e proprio procurato allarme; demenziale, perché la paura blocca le energie migliori, fa rinchiudere, fa isolare. Ma – ed è qui il punto – fa asservire. Fa controllare.
La censura delle espressioni di protesta su blog web eccetera (ddl D’Alia) è il contrappunto delle ronde nere: sorvegliare e punire, impaurire e controllare.
Giova ricordare, a proposito delle ronde nere o di qualsivoglia altro colore (che non sia quello della splendida “Ronda di notte” di Rembrandt, unica ronda accettabile), questo brano di Emilio Lussu, tratto da “Marcia su Roma e dintorni”.
Prima guerra mondiale, la Conferenza della Pace a Parigi. Si apre la questione della “vittoria mutilata”. “Vi furono, fra ufficiali, molte discussioni nel mio settore. Persino il comandante della mia Brigata, che era un generale, ma si interessava di problemi di politica estera ed era amico di Bissolati e quindi un democratico come può essere un generale in Italia, sentì il bisogno di dire a un gran rapporto di ufficiali: - È certo che noi abbiamo vinto la guerra, ma quei signori finiranno per darci la sensazione di averla perduta”.
Quel “dare la sensazione”, nelle vicende umane, e ancora più nelle democrazie mature, con tutta la questione del peso dei mass media, è di importanza fondamentale. Può essere giostrato a piacimento, ove non ci siano orizzonti politici e culturali di riferimento e la “sensazione” la vinca sulla conoscenza e sull’analisi.
Così si finisce con il leggere: “Le cosiddette ‘ronde nere’ prendono le distanze dalla politica sottolineando di guardare solo alla sicurezza dei cittadini: spiega Giuseppe Giganti, coordinatore nazionale delle Guardie: “Costituiamo una onlus, inquadrata come Protezione civile, a cui tutti possono accedere, anche chi è di sinistra perché la politica non c’entra”.
Temi come sicurezza, presidio del territorio, apparati di controllo: la politica non c’entra? Ma come?
E a proposito: la sensazione della vittoria mutilata precedette di poco la certezza di un fatto storico: marcia su Roma, appunto, 28 ottobre 1922.
P.M. 17.06.09
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