Ripartiamo da un'alleanza progressista
Giuliano Girlando, 12 giugno 2009, 12:00
Dibattito Tra le numerose proposte (vedi rinascita della Rosa nel Pugno a Chianciano promossa dai radicali, vedi proposta o provocazione di Bertinotti sul partito unico della sinistra...etc.), ce n'è stata una che mi ha dato una qualche speranza propositiva. Ieri leggendo l'Unità , c'era l'editoriale di Monica Frassoni, già gruppo verde europeo e candidata nella liste della Sel, che senza giri di parole e appigli ai massimi sistemi, indicava una linea marcata per rilanciare i partiti progressisti europei contro il dilagare delle forze della destra estrema e le forze popolari: un accordo programmatico tra Pse, Verdi e Liberali
Siamo stati abituati nelle ultime tornate elettorali ad alchimie di liste e di apparentamenti costruiti per unire classi dirigenti per lo più pronte alla rottamazione senza troppi incentivi, ma la domanda che resta in piedi è: un partito o l'esigenza di un progetto di alternativa progressista ai governi neocon europei come si costruisce? Tra le numerose proposte (vedi rinascita Rosa nel Pugno a Chianciano promossa dai radicali, vedi proposta o provocazione di Bertinotti sul partito unico della sinistra...etc.), ce n'è stata una che mi ha dato una qualche speranza propositiva. Ieri leggendo l'Unità , c'era l'editoriale di Monica Frassoni, già gruppo verde europeo e candidata nella liste della Sel, un articolo molto semplice e pragmatico che senza giri di parole, appigli ai massimi sistemi, indicava una linea marcata per rilanciare i partiti progressisti europei contro il dilagare delle forze della destra estrema e le forze popolari: un accordo programmatico tra Pse, Verdi e Liberali incentrato su pochi ma essenziali punti, ovvero euroconvinti a rivedere, modificare e riproporre un trattato di Lisbona a misura di cittadinanza europea; priorità sulle tematiche ambientali per investire su energie alternative e disintossicare l'aria europea da scorie che gravano la salute dell'uomo; un sistema egualitario di welfare state e una nuova programmazione sulle politiche sociali dell'immigrazione e dell'inclusione sociale; una voce unica in politica estera nonché un riassetto del sistema fiscale e bancario che metta fine alle disastrose politiche economiche della BCE. In sostanza no alla politica del Pil, si alla politica dell'ISU (indice di sviluppo umano).
Abbiamo visto, e non a caso, che la crisi delle forze progressiste europee si è incentrata sul fallimento di politiche essenziali in europa quali la cittadinanza attiva europea, l'immigrazione, l'inclusione e la cooperazione per lo sviluppo socio-economico. Di fronte alla paura innescata dal crollo delle politiche friedmaniane neocon e oscurantiste, i cittadini di tutti gli stati nazionali si sono chiusi a riccio dimostrando tutto l'euroscetticismo possibile. Il quadro di fatto era quello che più di qualche politologo, sociologo ed economista avevano predetto: gli Stati Uniti a sinistra e l'Europa a destra.
Da un nostro male paradossalmente potrebbe scaturire un processo inverso come esempio alla sinistra europeo, ma non facendo alchimie tipo finto-uliviste, come se bastasse mettere i democratici nei socialisti piuttosto che nei liberali e risolvi il problema, tutt'altro! Si vince a progetto, si vince dandosi una nuova classe dirigente e tornando all'etica della responsabilità, cosa che è avvenuta nei verdi europei come nei casi della Francia e della Germania (sembrava impensabile che un turco tedesco portasse i verdi al 10 % o che in Francia i verdi ottenessero gli stessi voti del Ps).
In Italia il Pd deve tener conto di una sua emorragia di voti (-7%) a beneficio dell'Idv e dell'astensionismo, abbandonare la linea dell'autosufficenza, darsi una nuova classe dirigente e gettare le basi di una piattaforma (non partito) programmatica su un progetto di alternativa. Le forze della sinistra, invece, colgano l'occasione dell'iniziativa offerta dai Radicali a Chianciano per mettersi seriamente a tavolino e discutere senza troppi steccati del che fare dopo. Per fare questo Nichi Vendola abbia l'intuito di raccogliere l'eredità dei voti e la forza dei giovani resistenti della sinistra e portare una delegazione dai Radicali. La Rosa nel Pugno è un simbolo libertario di tutta la sinistra ed è stato il simbolo che Francois Mitterand usò nel 1971 a Epinay per aprire un capitolo importante per la sinistra francese... oggi siamo di fronte l'anno zero della sinistra... non esiste un'altra occasione.
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