Care compagne e cari compagni
scusatemi se vi tedio con le mie riflessioni, ma ritengo che assieme ai dati
elettorali di Torino e Provincia che vi allego possano essere utili per
iniziare una franca discussione sul futuro di noi socialisti all'interno del
centro sinistra.
Ovviamente sono le riflessioni di un socialista che ha votato SeL e pertanto
un tanticchio viziate dall'amarezza per non aver raggiunto il quorum.
Fraterni saluti
Dario
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TORINO E PROVINCIA
ELEZIONI EUROPEE 2009
ANALISI DEL VOTO E ALTRE RIFLESSIONI
La situazione è grave ma non seria, tutti analizzano il dato elettorale
percentuale che però nasconde il risultato reale.
Sulla base dei confronti dei dati assoluti delle elezioni europee 2009 emerge
un elemento incontrovertibile:
A Torino e provincia sono scomparsi 98.000 voti, che sommati ai 92.000 spariti
nelle elezioni del 2008 portano ad un aumento record delle astensioni dal
voto pari a 190.000 elettori.
Analizzando in dettaglio i dati elettorali emergono, all'interno del
Centro-Sinistra, alcune cose interessanti:
a- il PD perde, tra il 2008 e il 2009, 175.000 voti, di questi
b- 40.000 vengono recuperati dai Radicali e 44.000 da Di Pietro,
mentre
c- all'interno del raggruppamento dei partiti (PS, Sinistra arcobaleno e
comunisti vari) che si sono quest'anno raggruppati attorno alle tre liste di
sinistra (Comunisti, SeL e PCL), c'è uno scambio di voti, quasi fossero dei
vasi comunicanti.
Complessivamente il centro sinistra quest'anno perde 98.000 voti, che sommati
ai 115.000 persi lo scorso anno fanno un totale di 213.000 voti persi in due
anni.
Purtroppo nessuno si è chiesto lo scorso anno, e presumo nessuno lo farà
quest'anno, i motivi per cui non votano più, ma soprattutto nessuno si chiede
cosa fare per rappresentare questi elettori, tanto meno noi socialisti. Tutti
ci balocchiamo attorno a delle ridicole discussioni sulle percentuali.
Analizzando, all'interno di Sinistra e libertà, i voti di preferenza emerge
che il primo “socialista" (Troiano) raggiunge in Torino
città 500 voti, Pia ne raccoglie circa 300, Piras pochi di meno e Penna 40,
nessuno si piazza tra i primi, per cui se anche SeL avesse fatto il quorum
nessun “socialista” sarebbe andato in Parlamento.
É la dimostrazione plastica dell'irrilevanza dei socialisti in qualsiasi
raggruppamento elettorale, ma innanzitutto e molto onestamente dobbiamo
riconoscere di aver toppato; Penna, che era il candidato su cui valutare
la “forza” di chi tra gli aderenti al GdV votava SeL, è stato, a Torino,
l'ultimo dei socialisti.
Occorre prendere atto che le belle idee ed gli appelli diffusi telematicamente
da soli non bastano, occorre avere una struttura organizzativa minima,
presente ed attiva sul territorio.
Infine una riflessione più propriamente politica.
Sono 15 anni che i socialisti sull'onda emergenziale (per la sopravvivenza
delle varie coop) fanno alleanze elettorali. Le riassumo:
1994 – Alleanza Democratica, con Willer Bordon, Tremonti (sig!!!!) e Segni
(sig-sig!!!!!),
1996 – Rinnovamento Italiano con Dini!!!!!!!!!!!
2001 – il Girasole con i Verdi (e già allora non fu un gran risultato),
2006 – la Rosa nel pugno (primo tentativo di fare non solo una alleanza
elettorale ma lanciare un progetto politico).
In nessuno di questi casi era visibile e forte un Progetto politico dei
socialisti, anche perchè l'unico progetto di Boselli &co era farsi eleggere.
Questo processo fu interrotto nel
2008 – con la Costituente Socialista con Angius, Nigra e c. (il risultato lo
sappiamo, ma almeno era un tentativo di fare qualcosa di autonomo, purtroppo
dopo 15 anni i vecchi socialisti non c'erano più ed i nuovi non c'erano
ancora).
L'alleanza emergenziale è riemersa quest'anno con S e L, che potrebbe essere
tranquillamente ribattezzata, visti i dati elettorali, con il nome del suo
vero leader: “lista Vendola”, in cui i socialisti come sempre si sono
acconciati solo per “essere eletti” ma senza uno straccio di Progetto
politico.
Oggi mi pongo alcune domande.
1- Il PS è un mezzo utile per ricostituire un'area socialista in Italia?
A mio parere no, anzi ritengo sia un ostacolo, non ha Progetto politico, ha
una organizzazione ormai stabilizzata quale confederazione di clan locali,
non ha alcun appeal presso l'elettorato disilluso del PD e della sinistra in
generale, ha una struttura nazionale centralistica non più in grado di
comprendere la realtà e soprattutto la realtà dell'Italia del Nord.
2- Il Gruppo di Volpedo può essere il mezzo per ricostruire un Movimento dei
socialisti?
Forse si, ma occorre prendere atto che “galleggiare” sull'Appello di Volpedo
ha fatto il suo tempo, in se e per se l'Appello ha prodotto, prima di molti
altri, una analisi corretta della crisi del Partito del Socialismo Europeo e
soprattutto del suo limite di essere una Confederazione di Partiti Nazionali.
I risultati dei vari PS hanno certificato la bontà della nostra analisi.
Ripetere però tra di noi: “l'avevo detto” ormai non basta più, occorre fare un
salto di qualità, è necessario definire una proposta politica che guardi, da
un lato, verso un nuovo modello di Europa Unita e di partito transnazionale
e, dall'altro, verso un Partito dei Socialisti Italiani che, nell'attesa
della costituzione del PSE transnazionale, si strutturi su un
modello “Federale”.
Ma soprattutto dobbiamo iniziare ad offrire risposte politiche alle paure dei
cittadini, paure che non sono solo più quelle dell'immigrato delinquente, ma
anche paure portate dalla crisi e dal suo sviluppo, paure che oggi sono
ampiamente strumentalizzate dai vari partiti populistici, a destra ed
a “sinistra”, per veleggiare sulla crisi.
Il Manifesto del Gruppo è una base buona e solida, scritto bene e leggibile,
dobbiamo valorizzarlo. Senza disperderci in infinite discussioni di dettaglio
va "chiuso" ed adottato in tempi brevi, non possiamo rinviare tutto al dopo
ferie, la realtà si modifica e si muove rapidamente, non sta ad aspettare i
nostri infiniti dibattiti.
Anche il documento sul Federalismo va ripreso, discusso, emendato ed adottato,
perchè può essere una buona risposta al federalismo straccione della Lega. A
loro non possiamo e non dobbiamo rispondere che il problema di una
Italia “federale” non esiste, purtroppo i cittadini italiani, e soprattutto
quelli del Nord, ascoltano le loro sirene e non le nostre difese sempre più
labili di una Italia unitaria ma burocratica e centralistica.
Dobbiamo sfidarli sul piano di un “federalismo unitario e solidale”.
Infine dobbiamo dotarci, dopo Genova, di un documento sull'economia e
soprattutto sulle nostre proposte per l'economia del nord ovest d'Italia.
3- Quale sbocco politico dare alla nostra iniziativa?
beh innanzitutto proporrei a tutti noi socialisti di evitare di dividerci in
club pro qualcuno.
Purtroppo temo che al nostro interno siano in gestazione già diversi club:
a- ritornare alla Rosa nel Pugno,
b- andare avanti con Sinistra e Libertà,
c- fonderci in una corrente di socialisti nel PD,
d- rifondare per l'ennesima volta il PS.
Proporrei di fermarci un attimo per riflettere, nel più breve tempo possibile,
sul che fare, ben sapendo che qualsiasi soluzione ha dei pregi e dei difetti
e che nessuna può essere scartata a priori senza averla primas ben ponderata.
INFINE
4- Abbiamo la forza per produrre tutto ciò che è necessario per rafforzare il
GRUPPO DI VOLPEDO?
Purtroppo e guardando ai mesi passati sarei tentato, razionalmente, di dire di
no, dobbiamo fare un sacco di cose e temo che la nostra struttura sia troppo
gracile per reggere un impegno di questa portata, comunque facciamoci ancora
una volta guidare dalla passione e dall'ottimismo della volontà, ben sapendo
che dobbiamo superare il nostro atavico difetto: produrre grandi idee senza
preoccuparci poi di veicolarle presso l'elettorato.
L'idea di un Movimento socialista Eta Beta (proposto negli anni '90 da
Giuliano Amato) ha retto il tempo di una intervista, qualsiasi movimento per
reggere nel tempo deve avere sì un cervello grande, ma soprattutto cuore
funzionante e muscoli tonici.
Fraterni saluti
Dario Allamano
TORINO, 08/06/09
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