Sinistra e Libertà: cominciamo a mettere i piedi nel piatto.
Oggi 13 giugno 2009, 7 ore fa | owner
Nel momento in cui da Bertinotti a Il Foglio di Ferrara siamo sollecitati a confluenze ecumeniche in un unico grande contenitore di centro sinistra, che non potrebbe non essere il PD,conviene riflettere sulle ragioni di SL e su cosa fare dopo un voto non entusiasmante,ma neppure impeditivo di possibili sviluppi costruttivi.Lasciamo da parte le dinamiche della nascita della nostra lista elettorale e le ragioni obiettive oltre che le manovre politiche che hanno determinato, nel corso della campagna elettorale, modi decisionali e comunicativi che non possono essere in alcun modo vincolanti per i futuri sviluppi di SeL.La domanda di oggi è se serve SeL nel prossimo futuro della sinistra italiana.Se può avere un ruolo che non sia solo quello di garantire a qualche frazione di ceto politico una modesta possibilità di carriera?Io direi di sì,se riusciamo a farne un nucleo con un profilo politico comprensibile,capace di condurre battaglie politiche vere e di incidere sugli equilibri di tutto il centro sinistra.Se così non fosse e dovesse diventare un piccolo movimento confuso e velleitario,allora tanto varrebbe buttarsi tutti nel calderone del PD,per chi se la sente,e giocare su quel campo le carte migliori che ognuno avrà da spendere. La prima condizione è secondo me quella di disancorare SL dalle diatribe interne alla sinistra radicale e dai postumi della scissione di Rifondazione Comunista. Se la sua immagine restasse condizionata da queste vicende e aggiungo anche dal linguaggio di quel sottosistema della sinistra radicale, non si andrebbe da nessuna parte. Non perché ai Verdi o ai Socialisti o a parte di Sinistra Democratica la cosa non interessa,bensì perché non interessa ai cittadini,a quel generico potenziale popolo di sinistra che per primo dovremmo intercettare e coinvolgere. Un’altra condizione urgente è di evitare che l’aver ottenuto il risultato più significativo nel Mezzogiorno dia a SL una impronta di meridionalismo tradizionale,contiguo al partito unico della spesa pubblica che ha alimentato clientele,malgoverno e peggio in tanta parte del sud e della classe politica locale di tutti i partiti.Un federalismo fiscale ben costruito dovrebbe essere una bandiera di SL per il Mezzogiorno e per parlare a quell’Italia del Nord in cui anche SL è pericolosamente debole. Aggiungo ora alcuni punti programmatici che ritengo prioritari e anche emblematici per il profilo che SL dovrebbe assumere.
Ritengo prioritaria una lotta dura al lavoro nero e al precariato,insomma a quel dualismo del mercato del lavoro pagato dai giovani e dalla parte più debole dei lavoratori italiani e immigrati.Un impegno che non deve escludere anche l’organizzazione di movimenti autonomi. Ma deve essere chiaro che fuori dalla semplice denuncia ,se non ci si vuole condannare alla impotenza e alla indignazione nobile ma perdente,la risposta a questi problemi si chiama flexecurity,riforma degli ammortizzatori sociali e contratto unico à la Boeri o à la Ichino.
Scuola e università garantite come dice la Costituzione ai capaci e meritevoli,anche se privi di mezzi.Ma se non vogliamo il blocco della mobilità sociale,il perpetuarsi delle discriminazioni di classe o di censo,se non vogliamo abbandonare i giovani delle classi popolari alla sottocultura delle tv trash e delle discoteche,non basta dire più risorse alla scuola pubblica, si deve anche premiare il merito e le capacità degli studenti,degli insegnanti e delle istituzioni scolastiche e universitarie.Abbiamo voluto riprenderci la parola
Ambientalismo costruttivo:la crisi internazionale ripropone le grandi opzioni della conversione ecologica,del risparmio energetico e delle energie alternative.Unisce più che mai la politica economica e la politica ambientale.Bisogna però abbandonare le politiche del no o del nimby.No alla TAV,no alle discariche,no agli inceneritori,no ai rigassificatori.Ricordiamoci la parabola della Campania e quanti interessi sporchi e parassitari si sono mossi e si muovono dietro la sconfitta di Bassolino,ma anche dei Socialisti,del Verdi e di Rifondazione Comunista!
Ultima considerazione.
Noi non perdiamo di vista il PD. I’esito del suo travaglio e della sua crisi ci riguarda e riguarda i destini del paese. Per questo intendiamo incalzarlo su questi e su tanti altri temi che qui non posso riprendere.Ma il primo tema su cui tenerlo sotto tiro e su cui correggere tracce che sono anche tra di noi,è la deriva di potere e clientelare di tanti suoi gruppi dirigenti e di tante amministrazioni locali (oggi meno di ieri, perché passate anche per questo al centro destra!). Da questa battaglia passa il riavvicinamento della gente alla politica.Da qui passa anche il nostro futuro. Se vogliamo costruire un nuovo soggetto politico,la sua prima connotazione dovrà essere il suo carattere trasparente e democratico. Se invece,anche con i migliori programmi, riproducessimo una delle tante varianti dei partiti attuali,personali o basati su piccole autocrazie sostenute dalle clientele e dall’arbitrio del potere mediatico,faremmo fallimento prima ancora di nascere,.E tradiremmo le aspettative di quei tanti giovani che in modo significativo hanno alimentato la nostra campagna elettorale in molte parti del paese.
Lanfranco Turci, Segreteria Nazionale PS (12-06-2009)
1 commento:
Turci scrive :
"" Un'altra condizione urgente è di evitare che l'aver ottenuto il risultato più
significativo nel Mezzogiorno dia a SeL una impronta di meridionalismo
tradizionale,contiguo al partito unico della spesa pubblica che ha alimentato
clientele,malgoverno e peggio in tanta parte del sud e della classe politica
locale di tutti i partiti.Un federalismo fiscale ben costruito dovrebbe essere
una bandiera di SeL per il Mezzogiorno e per parlare a quell'Italia del Nord in
cui anche SeL è pericolosamente debole.""
(http://www.sinistraeliberta.it/slcominciamo-a-mettere-i-piedi-nel-piatto/)
questo passo mi sembra sintomatico del calo delle braghe della Sinistra di
fronte alle destre .
Di fronte ad una SeL che va bene nel Sud e va male nel Nord, il ragionamento non
è quelle di proporre un cambiamento negli uomini e nelle politiche dei compagni
settentrionali ma è la paura che si riproponga un "partito della spesa pubblica"
.
questo sospetto o ha motivazioni derivate dalla conoscenza di uomini ed allora
Turci(lui per intendere chi la pensa come lui) farebbero bene a fare nome e
cognome: parlano dell'assessore socialista DiLello ? parlano del presidente di
regione Vendola?
oppure deriva dalla convinzione che vi sia una struttura meridionale
parassitaria perenne(pace all'anima di Salvemini!) ed allora il mio dubbio è se
quel vero e proprio buco nero del finanziamento pubblico che è la Fiat, sia a
Torino o a Bari. Se la grande imprenditoria stracciona ed assistita
settentrionale non condivida i fallimenti insieme ai politicastri feudatari
meridionali.
perchè mi sembra che sia penetrato una forma mentis leghista nel momento in cui
le responsabilità vengono scaricate sul meridione (e perchè no, sull'immigrato
ed un domani sulle donne).
ora al processo alle intenzioni turciano di sapore leghista ,
io vorrei contrapporre un altro ragionamento:
finchè non si presenteranno alternative al pensiero leghista nel Nord si perderà
sempre. Anche il PD ha tentato di inseguire la Lega e comunque ha perso.
perchè?
perchè tra il votare una versione blanda della Lega e votare la Lega, l'elettore
interessato a scaricare sul meridione o sull'immigrato frustrazioni e paura
preferirà votare il partito più tosto: la Lega.
tanto più se si confrontano una Lega del 15-20% ed una SeL del 3%.
quindi il primo pensiero dei compagni settentrionali, non deve essere quel: "i
meridionali non devono fare i soliti terroni"
ma deve essere di sedersi al tavolino e pensare un tema ad alto tasso di
solidarietà sociale (nazionale e locale) con cui fare guerra culturale contro la
Lega.
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