Corriere della Sera, 14 giugno 2009
AMBIENTE, EUROPA E WELFARE
LA LEZIONE VERDE DI COHN-BENDIT
di MARIO MONTI
Come vivono, gli europei, la crisi economica? Ha ancora senso che l'Europa punti allo «sviluppo sostenibile»? Può ancora permettersi questo «lusso»? I risultati delle elezioni europee offrono indicazioni in proposito. Da anni la Ue si è data l'obiettivo dello sviluppo sostenibile: crescita economica, ma accompagnata da conseguenze sociali accettabili e condotta nella tutela dell'ambiente. Con la crisi, ci si poteva attendere che l'ambiente scendesse di priorità, con perdite per i partiti ecologisti; e che la situazione sociale favorisse le sinistre. E' avvenuto il contrario. I Verdi - in particolare in Francia, ma anche in Germania e altrove, con l'eccezione dell'Italia - hanno avuto una vistosa affermazione; le sinistre, un pesante insuccesso. Questo risultato è stato oggetto di molte analisi. Ma non se ne è pienamente colta la connessione con il modello di integrazione finora seguito dalla Ue. La protezione sociale, il welfare, sono funzioni svolte dagli Stati membri. A livello comunitario, viene invece coltivata l'integrazione, fondata sul mercato unico. Questa è essenziale per la crescita e per l'occupazione. Ma i cittadini vedono un'Europa che, mentre impone il rispetto delle regole del mercato, non «offre» il sociale. A farlo, sono gli Stati. L'Europa, se mai, rende difficile questa funzione degli Stati, perché lascia giocare la concorrenza fiscale tra gli stessi Stati, che drena risorse, avvantaggia i capitali, penalizza il lavoro. Se non si porrà freno a questa tendenza, non deve sorprendere che gli elettori si rivolgano a quei partiti che non spingono per l'integrazione e che vogliono un'Europa che protegga, che non ostacoli troppo gli Stati che proteggono i loro cittadini e le loro imprese, anche all'interno della stessa Ue. Posizioni di questo tipo, oggi, si trovano in larga misura in certi partiti di destra, oltre che in partiti dichiaratamente contrari all'integrazione. La protezione dell'ambiente, invece, si è diffusa nei Paesi europei in gran parte per impulso della Ue. Varie direttive sull'ambiente, la leadership sul piano internazionale per gli accordi di Kyoto, il pacchetto sull'energia e sul cambiamento climatico adottato in dicembre, sono tutte manifestazioni di una Ue all'avanguardia sul terreno ambientale, mentre essa appare in posizione di retroguardia sul terreno sociale. Si capisce allora che Daniel Cohn-Bendit possa trascinare un movimento ecologista alla conquista di voti con un programma che mira a rafforzare l'integrazione economica e politica e con una campagna elettorale che, caso raro, ha parlato di Europa, solo di Europa. E' necessario riconciliare l'Europa e l'attenzione sociale come già sono in armonia l'Europa e l'attenzione ambientale. E' anche possibile? Sì, in due modi. Un primo modo consisterebbe nel consentire, da parte della Ue, che ogni Stato si occupi delle istanze sociali senza riguardo all'apertura rispetto al resto della Ue, anche in violazione delle regole del mercato unico. Forse l'Europa diventerebbe meno impopolare, ma si avvierebbe a una rapida disintegrazione. Un secondo modo, invece, richiede che l'integrazione prosegua, ma si estenda ad aspetti, come il coordinamento della fiscalità, che permettano agli Stati di dare grande attenzione al sociale pur rispettando il mercato unico. E' la linea proposta su queste colonne il 10 maggio. I risultati delle elezioni ne mostrano l'opportunità .
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