venerdì 3 aprile 2009

Cipriano-Pollio: Che succede a Milano con l'Expo?

Dal sito di SD

Che succede a Milano per e con l’Expo?
di Marco Cipriano*, Alessandro Pollio Salimbeni**
Gio, 02/04/2009 - 21:52
1. E’ passato un anno da quando l’Expo 2015 è stata assegnata a Milano e senza che nulla sia successo, almeno in apparenza.
Da un lato, davvero nulla si è mosso e il ritardo sulla tabella di marcia si è fatto preoccupante. Dall’altro, invece, è già successo di tutto: i duri contrasti politici tra attori istituzionali e forze politiche del centrodestra; la voce sempre più alta dei grandi soggetti industriali e finanziari che reclamano il controllo e la gestione della fase e dell’evento; la crescita – oggi poggiata proprio sul ritardo – delle attenzioni e dell’interesse delle componenti immobiliari.
In questo quadro quasi disastroso, spicca l’atteggiamento ondeggiante del governo, tra la tentazione di “fare da solo”, tagliando fuori i livelli del governo locale e assumendo il pieno controllo dell’Expo, e una arcigna negazione di risorse per la preoccupazione che lo sforzo finanziario possa diventare insostenibile.
L’intera vicenda, da monumento a Lady Moratti, in condominio (non amichevole) con Formigoni e Berlusconi, sta per diventare il memoriale del fallimento di una politica, di gruppi dirigenti e del ceto politico del centrodestra, compresa la Lega, che vive nel sospetto di essere tagliata fuori dai centri di decisone e confida nella carta poco segreta di Tremonti.
Il centrodestra sta dimostrando di non essere in grado di gestire questa partita. Sul piano nazionale, sono lontani i tempi della leale collaborazione e del serio impegno del governo Prodi; su quello milanese, è rimasta da tempo solo la Provincia a cercare di tenere fermi gli impegni assunti per un grande rilancio dell’area milanese e a contestare il pericoloso intreccio di interessi di gruppo e di ceto che si stanno “mangiando” l’Expo.
a. Facciamo una prima somma: conflitti di interesse, primato e anzi sostanziale monopolio delle imprese nella regìa e nella conduzione materiale, finanziamenti dal governo insufficienti, scontro aperto tra le componenti politiche del centrodestra che pure governano praticamente tutto, enorme ritardo sulle tabelle di marcia. Il risultato è peggio di zero, perché in realtà sono state pregiudicate le condizioni di partenza. L’interesse pubblico è pressoché scomparso e crescono gli allarmi, fondati su circostanze di fatto, per l’inquinamento da parte di capitali e poteri criminali.
b. Il quadro peggiora se si guarda al vuoto pressoché totale di iniziativa, di confronto, di costruzione condivisa e partecipata sul tema della alimentazione e sul piano di utilizzare l’Expo per i suoi contenuti, strategici e di lunga durata, sul piano scientifico, tecnologico, industriale e occupazionale.
c. Il terzo punto negativo è il sostanziale mistero in cui sono avvolti gli impegni di carattere internazionale assunti durante la fase di assegnazione dell’Expo: molta propaganda e netta sensazione che si sia trattato di una operazione di pura acquisizione onerosa dei consensi necessari. Può anche darsi che non sia così e che ci siano invece grandi progetti di cooperazione con reciproco vantaggio: ma allora è inaudito che non se ne sappia nulla e che anche su questo piano non siano iniziati, visibili, condivisi, piani e progetti.
2. Bisogna impedire una Caporetto annunciata. In primo luogo, i responsabili vanno indicati e se ne deve chiedere l’allontanamento. Cominciamo dal giudizio dei cittadini: a giugno si voterà per la Provincia di Milano e sarà la prima possibilità da non sprecare, sconfiggendo il centrodestra. Tra il 2010 e il 2011, gli elettori potranno giudicare prima Formigoni e poi Moratti, che fin da ora devono essere contestati e messi di fronte alle loro responsabilità. Gli avversari politici e l’obiettivo della loro sconfitta devono essere chiari da subito: questa è la vera posta in gioco fin dalle prossime elezioni di primavera. In secondo luogo, si deve dire chiaramente che Expo è a fortissimo rischio e che le condizioni perché ciò non succeda passano attraverso un varco molto stretto, oltre il quale c’è solo la rinuncia, con tutto ciò che comporta sul piano della autorevolezza, del prestigio e, alla lunga, della stessa capacità dell’area milanese e della Lombardia di contribuire all’uscita positiva e qualificata dalla crisi che stiamo attraversando. Non a caso si va estendendo la consapevolezza di quanto la situazione sia delicata, per oggi e in prospettiva, non solo nelle componenti più avvertite della collettività ma anche in settori economici rilevanti, da intellettuali e ricercatori, dai soggetti sociali a partire dalle OOSS, dal mondo delle imprese non asservite alle logiche di potere, dalla rete dei piccoli operatori economici dei più diversi settori. Il rischio più grande è che, per uscire dalle difficoltà, esploda la solita politica delle costruzioni senza fine e spesso senza scopo se non quello dell’arricchimento degli operatori e il risanamento dei loro bilanci ma con gravissimi effetti sulla vita nella metropoli.
3. Le residue possibilità di fare fronte agli impegni e rendere possibile che Expo possa essere una grande opportunità per la metropoli milanese e dunque anche per l’Italia, si appoggiano su due scelte da fare in breve tempo. Innanzitutto, si deve tornare con un diverso approccio al tema delle politiche alimentari per il pianeta. E poi si deve riprendere per intero la questione della dimensione ed anche dei luoghi fisici in cui sarà collocata l’esposizione. Siamo consapevoli e non estranei alle riflessioni sulla congruità del modello di esposizione universale ma pensiamo sia possibile ed utile realizzare qualità e tipologie compatibili e modalità coerenti con le condizioni attuali. Rimaniamo convinti che, come è accaduto per tante città e regioni in cui si sono svolti (da sempre) eventi di questa portata, Expo può essere il volano di un “rifacimento” ed anche un “rinascimento”: Barcellona, Torino, Lisbona, Genova, per fare solo qualche esempio. E, per l’area metropolitana milanese, questo significa anche rispondere alle domande su cosa sia necessario e per andare dove: questo è il tema, di cui fa parte anche il recupero dei tanti deficit accumulati sui diversi piani (sociale, infrastrutturale, ambientale, ecc.), delle strategie generali di sviluppo equilibrato e sostenibile sotto il profilo economico, sociale ed ambientale.
Dobbiamo, inoltre, renderci conto che se fra 6 anni ospiteremo il mondo, dobbiamo durante questo tempo conoscerlo e farci conoscere. Vanno bene i contatti ed i contratti internazionali ma ancora meglio se essi vivono di tante iniziative ed attività che guardano in primo luogo a tanti che già qui sono e che possono essere i migliori “ambasciatori” di Milano.
Dunque, in sintesi estrema, ripensare l’impostazione; ricentrarne l’oggetto, escludendone tutti gli altri via via sovrapposti; farne un punto di riferimento nell’ambito delle politiche industriali e per il lavoro che vanno messe in campo fin da adesso per affrontare la crisi e soprattutto per quando sarà finita. E una revisione profonda del progetto per quanto riguarda gli spazi da realizzare, gli edifici, il loro utilizzo dal 2015 in poi.
4. Per quanto riguarda l’oggetto del’Expo:
a. nutrire il pianeta: le colture e non gli OGM, il commercio globale, rapporti equi di scambio, l’ecosistema; la filiera agroalimentare italiana, la distribuzione, i prezzi; l’agricoltura e l’area metropolitana milanese.
b. le “giornate mondiali” Onu di cui è previsto lo svolgimento (ambiente, oceani, lavoro minorile, desertificazione, biodiversità, popolazione, cambiamento del clima, non violenza, risparmio…);
c. le parole chiave (contemporaneità, innovazione, universalità, multilateralismo e dialogo tra le culture, cooperazione, solidarietà, eque ragioni di scambio).
Sono i temi fondamentali sui quali l’Italia deve giocare un ruolo (i soggetti sono le grandi agenzie internazionali, in prima fila quelle che hanno sede in Italia) e su quali va indagata e costruita una specifica dimensione milanese (centri ricerca, università, soggetti non istituzionali).
Per quanto riguarda realizzazione e gestione dell’Expo:
a. costituzione di un osservatorio indipendente sul complesso dell’Expo e con particolare riferimento al monitoraggio delle risorse (pubbliche e private) e dei costi, all’andamento dei prezzi, alle condizioni di legalità degli appalti;
b. la gestione del territorio; le ricadute sull’area metropolitana in ordine al sistema della formazione, ricerca, apparato economico e industriale; il lavoro per l’Expo riguardo alla qualità, non precarietà, sicurezza;
c. le procedure di discussione pubblica e i processi di condivisione.
*vice presidente Consiglio regionale
**consiglio nazionale Sinistra Democratica

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