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Il PD e la truffa del referendum : la vocazione al suicidio non conosce limiti
di Carlo Leoni
Gio, 16/04/2009 - 07:52
La vera ragione per la quale tra gli elettori di centrosinistra c’è un clima di disillusione e di sfiducia non risiede soltanto nel fatto che l’opposizione parlamentare al Governo Berlusconi risulti fiacca e inadeguata. C’è anche questo, ovviamente. Ma la ragione principale di questo stato d’animo sta nel constatare che non si vede una via d’uscita al dominio della destra giacché non si percepisce la possibilità di un’alternativa politica in grado di conquistare il consenso della maggioranza degli elettori italiani. E questa alternativa possibile non si vede non perché manchi il consenso potenziale: in fondo con Berlusconi c’è “solo” la metà degli italiani.
Il fatto è che non è in campo una coalizione democratica unita e convincente e che il maggiore partito di opposizione raccoglierà alle prossime europee – se gli andrà bene – circa un quarto dei voti espressi. Un po’ poco per gonfiare il torace dell’autosufficienza e della “vocazione maggioritaria”.
Non bisogna essere degli scienziati della politica per capire che finché non si ricostruirà una coalizione, un nuovo centrosinistra, la destra avrà campo libero per chissà quanto tempo ancora.
Che fa invece il PD? Sponsorizza di fatto un referendum sulla legge elettorale il cui esito regalerà, assegnando il premio di maggioranza non alla coalizione ma al partito più grande, l’assicurazione sulla vita al PdL. Ci vuole tanto a capirlo ? E perché si deve fare questo regalo ad una destra che di regali ne ha ricevuti già non pochi da quelli che dovrebbero essere i suoi avversari ?
Non vogliamo entrare nella diatriba sulla data nella quale dovrà svolgersi questa consultazione referendaria soprattutto perché questa contesa ha tutte le caratteristiche di una fiera delle ipocrisie.
I promotori – e il PD con loro – sollevano un problema di costi . Forse quando raccoglievano le firme per indire il referendum pensavano sarebbe stato gratis ? In realtà stanno cercando il marchingegno, anche purtroppo usando il dramma delle popolazioni abruzzesi, per evitare la figuraccia di un quorum mancato. Figuraccia inevitabile visto che gli italiani a tutto stanno pensando di questi tempi tranne che alla legge elettorale. Gli altri, come la Lega, invocano la Costituzione in modo un po’ acrobatico solo per trovare il modo migliore per essere sicuri che il quorum non si raggiungerà.
Ci rifiutiamo di partecipare a questo balletto indegno sulle date.
Volgiamo che si parli di merito.
Il PD e i referendari stanno prendendo in giro gli italiani pensando di avere di fronte un popolo di ignoranti. Questo è evidente quando dicono che si tratta di un referendum contro il “porcellum”. Falso. La legge elettorale, se passasse il referendum abrogativo, rimarrebbe la stessa soprattutto nei suoi aspetti più gravi e maggiormente criticati dall’opinione pubblica. Tanto per dirne una le liste sarebbero comunque bloccate, senza voto di preferenza, con i parlamentari nominati dalle segreterie di partito e non eletti dai cittadini. Questa è la verità.
Il vero e unico cambiamento di rilievo sarebbe quello che assegna il premio di maggioranza non alla coalizione ma alla lista che ottiene i maggiori consensi.
E’ un effetto da scongiurare non solo perché, come abbiamo detto all’inizio, sembra ritagliato su misura per il neonato PdL, ma soprattutto perché antidemocratico. Basterebbe ad esempio che un partito si piazzasse primo con il 30% per ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento. Come è stato detto : peggio della legge Acerbo !
Si vuole introdurre con la forza dei numeri ( che tuttavia non ci saranno ) un sistema bipartitico in un Paese che esprime una ricchezza di culture politiche non comprimibile in schemi così rigidi. La frammentazione eccessiva va certamente contrastata e Sinistra e Libertà è un contributo concreto in questa direzione. Ma questo nostro Paese ha bisogno di respirare, non di essere ulteriormente ingabbiato. Ha bisogno di libertà, di spazio pubblico, di partecipazione vera.
Per questo diciamo subito che qualunque sia la data che il Governo sceglierà, noi quella scheda non la ritireremo.
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