martedì 14 aprile 2009

Fulvia Bandoli (a cura di), La cultura del territorio

La cultura del territorio
Costruire in Italia una cultura condivisa del territorio inteso come bene comune, che se ben gestito garantisce la sicurezza dei cittadini ( la sicurezza non è solo ordine pubblico e lotta alla criminalità, ma ha tante altre accezioni, quella di vivere in territori, scuole, case e ospedali SICURI è una di queste ed è fondamentale). Ma il territorio garantisce anche la ricchezza perché un paese come l’Italia che ha nel turismo di qualità una delle sue prime risorse: vanno dunque salvaguardate le coste il mare i centri storici e i beni culturali.
Per affermare questa cultura alcune cose sono importantissime:
contrastare sempre e in ogni modo l'abusivismo edilizio e soprattutto al Sud dove ci sono le aree sismiche più numerose e pericolose. Non vanno mai fatti e sono dunque stati errori enormi i vari condoni dell'abusivismo edilizio ( due solo negli ultimi 15 anni) perchè hanno fatto crescere case e strutture laddove non dovevano essere. L'esempio più macroscopico è quello dell'area vesuviana e dei campi Flegrei dove alle pendici del vulcano vivono a rischio della vita circa 900.000 persone.
non consumare, cementificandolo, altro terreno agricolo .L'italia è uno dei paesi più cementificati d'europa ( e con il più alto consumo di cemento pro capite per abitante....più degli Usa) e dunque molto impermeabilizzato e di conseguenza più a rischio quando piove, anche normalmente, perchè il terreno agricolo che può assorbire l'acqua è sempre più scarso.

abolire gli appalti al massimo ribasso che sono un vero e proprio cancro per la qualità dell'edilizia e delle opere pubbliche, un incentivo a fare male le opere..perchè vince l'appalto l'impresa che fa l'offerta più bassa ( e per farla più bassa risparmia sui materiali, sull'armatura del cemento...non rispetta le norme antisismiche..)...salvo poi rivedere i costi più e più volte in corso d'opera e a dare come esito finale una lievitazione dei costi enormi e tempi di realizzazione lunghissimi ( un esempio recente e doloroso è l'ospedale dell'Aquila costato 9 volte più di quanto fosse nella previsione iniziale e costruito in tempi biblici)
Controllare che gli edifici vengano costruiti nel rispetto delle norme antisismiche….le norme e le leggi antisismiche non c’erano ma negli ultimi 15 anni le abbiamo fatte, dunque il problema è la loro applicazione. Chi deve controllare? Amministratori locali, genio civile che invece è stato praticamente estromesso dai controlli, e da ultimo anche la magistratura. Si parla molto di snellimento delle procedure e a volte per snellire si saltano controlli vitali per la sicurezza dei cittadini. Non si può dire il lunedì che le procedure vanno snellite e dopo una settimana, di fronte ad una catastrofe, lamentarsi sui controlli che mancano. Fino a che non risolveremo tutte le criticità strutturali del territorio non possiamo abbassare la guardia sui controlli. E questo andrebbe detto e fatto una volta per tutte.
Creare un'unica autorità per il controllo del territorio:
oggi il servizio idrogeologico sta al ministero Ambiente, quello sismico alla protezione Civile, quello dighe è stato smantellato
Due regole per la ricostruzione:
Recuperare il massimo possibile e non costruire tutto ex novo in luoghi diversi.
Berlusconi propone New Town da fare attorno all'Aquila...nuove piccole città, nuove "milano 2" ( un esperianza che può funzionare forse a Milano ma non qui....qui andrebbbero fatte come alcuni hanno proposto casette dignitose di legno per gli sfollati e andrebbe ricostruito il centro storico della città, perchè è la cultura di quella città, le sue radici, la sua storia che andrebbe recuperata per ridare identità a chi l'ha persa.
Circoscrivere e definire in tempi brevi le aree colpite, decidere le opere di ricostruzione da fare, quantificare le risorse necessarie e controllare come vengono gestiti i fondi
Purtroppo un terremoto diventa quasi sempre un affare che dura decenni....piano piano si allarga l'area interessata dagli aiuti e si fanno opere che non hanno nulla a che vedere con la ricostruzione....l'esempio ultimo è san giuliano....crollò solo una scuola ma pochi mesi dopo e ancora oggi un’area vastissima era ed è interessata da opere di ricostruzione ,compreso un mega viadotto che ancora non terminato e di nessuna utilità, tranne che per l’impresa che lo sta costruendo....ma lo stesso si può dire per il Belice che riceve ancora aiuti per opere imprecisate .....
Chiarire cosa è una grande opera in un paese civile e moderno...
non è una "opera grande "per dimensione o per la mole di appalti che muove...è quella che interessa milioni di persone e la qualità della loro vita, e che fa fare un salto di qualità e di civiltà a tutto il paese.
Mettere in sicurezza edifici pubblici e privati, rifare le reti idriche che hanno un secolo, le fognature e i canali di scolo ( ricordiamo la frana di Sarno che fu così devastante proprio perché mancavano canali di scolo moderni?), riforestare con alberi particolari che abbiano radici solide nel terreno….questa è una grandissima opera pubblica ed è quella della quale l’Italia ha più urgente bisogno.
Ecco perchè secondo noi la più grande opera pubblica in assoluto per l'Italia( e lo diciamo da diversi decenni) è la messa in sicurezza del territorio dai rischi sismici, idrogeologici e vulcanici. Un opera che interessa milioni di persone, quasi la metà della popolazione italiana, che darebbe lavoro e occupazione, che darebbe sicurezza a chi non ce l'ha mai avuta, che salverebbe vite umane, e che consentirebbe anche alle imprese edili di riconvertirsi su modelli qualitativi come avviene in tanti altri paesi del mondo. Un opera più grande e civile nel senso alto del termine non esiste.
Per questa ragioni ( per cominciare a mettere mano a questa grandissima opera pubblica prioritaria) abbiamo proposto e proponiamo di iniziare stornando verso la ricostruzione dell'Abruzzo e verso la messa in sicurezza di scuole e ospedali in tutte le aree sismiche i fondi pubblici già destinati al Ponte sullo Stretto. Non per riaprire un dibattito ideologico che sarebbe solo stucchevole. Anche se fosse fattibile e ambientalmente e finanziariamente sostenibile ( e secondo noi non lo è ma secondo altri potrebbe esserlo) questa opera sicuramente non è prioritaria. Non lo è se vogliamo cominciare a risolvere gap strutturali enormi e di base . Noi , diversamente dal centro destra , proponiamo altre priorità perchè le risorse sono limitate e un governo e uno stato devono essere in grado di fare scelte chiare e in favore di milioni di cittadini.
Anche il Piano Casa proposto dal Governo era sbagliato prima del terremoto e non ci voleva un terremoto per capirlo , gli incentivi fiscali o i bonus non vanno dati per aumentare le cubature ma per mettere a norma sismica le abitazioni o per il risparmio energetico, per questo continuiamo a chiedere con precise proposte che quel piano cambi radicalmente. Guardiamo all’esempio del Friuli, una regione che dopo il terremoto ha ricostruito bene e in fretta ma dando agevolazioni rigorosamente solo a seguito di adeguamenti antisismici.
Noi proponiamo un PIANO DECENNALE PER LA MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO DA TUTTI I RISCHI, CHE PREVEDA MOMENTI DI VERIFICA ANNUALE DELLO STATO DI AVANZAMENTO DA PARTE DEL PARLAMENTO, UNITAMENTE ALLE REGIONI. SEMBRA UNA DATA LONTANA MA PER UN PAESE CHE NON E’ MAI PARTITO LA COSA IMPORTANTE è PARTIRE E ARRIVARE A CONCLUSIONE IN UNA DATA CERTA. ANCHE SE CI ACCORGESSIMO CHE DI ANNI NE SERVONO VENTI SAREBBE SEMPRE UN ORDINE DI GRANDEZZA ACCETTABILE….RISPETTO AGLI 80-90 ANNI DI IMMOBILISMO CHE ABBIAMO ALLE SPALLE. POTER DIRE CHE LAVORIAMO PERCHE’ TRA QUINDICI ANNI UN TERREMOTO o UNA ALLUVIONE NON FACCIANO PIU’ VITTIME MI PARE UNA COSA ENORME.
La spesa per mettere in sicurezza è una spesa enorme ma intervenire a valle, dopo il disastro, costa ancora di più. Certamente ci è costato cifre impressionanti nel corso di un secolo o anche solo negli ultimi 50 anni. Così ci dicono gli economisti….non solo gli ecologisti. Se avessimo iniziato la messa in sicurezza e la prevenzione dieci o venti o trenta anni or sono alla fine avremmo risparmiato tante vite, tanto territorio e tantissimo denaro. E oggi avremmo un paese più sicuro e persone più felici. Come ci dicono gli economisti se non si interviene sulla prevenzione andrebbero messi nel bilancio annuale i cosiddetti “ COSTI DEI DANNI ATTESI” perché è ovvio purtroppo che ogni anno una o due alluvioni, un terremoto e qualche frana sarà prevedibile.
La spesa per la messa in sicurezza non è solo una spesa di civiltà e a salvaguardia della vita dei cittadini e della loro sicurezza ma è anche un buon investimento economico a lungo termine.
Dati Numerici ( fonti :Protezione Civile, Eurispes, Cnr )
Mappa sommaria del rischio ( l’Italia è dopo la California e il Giappone la terza area del mondo a rischio) , il 40% della popolazione ( oltre 25 milioni di persone) vive in aree a rischio, il 64% degli edifici sono stati costruiti prima delle norme sismiche e della loro classificazione.
Rischio sismico
200 terremoti distruttivi a partire dall’anno 1000
Oltre 121.000 vittime nell’ultimo secolo
Ricordiamone alcuni
Nel 1908 Messina 85.000 vittime
Nel 1915 Avezzano 32.000 vittime
Nel 1968 Belice 300 vittime
Nel 1976 Friuli 970 vittime
Nel 1980 Irpinia 2750 vittime
oggi l’Abruzzo con oltre 270 vittime
Danni per 120.000 miliardi di lire ( 62 miliardi euro) solo negli ultimi 20 anni
Rischio idrogeologico
5400 alluvioni e 11.400 frane negli ultimi 80 anni
La calabria ha l’82% del suo territorio a rischio, la Liguria il 69%, la Sicilia il 60%, le marche l’84%, la Toscana il 61%,, l’emilia il 45%, il Friuli il 53% il Piemonte il 38% ...e cosi via…..
30.000 miliardi di lire di danni solo negli ultimi 20 anni In ottantanni la cifra si quadruplica.
100 vittime solo negli ultimi 3 anni, ma nel 93 per esempio solo in un anno ci furono 343 vittime.
A reggio Calabria si continua a costruire nel letto delle fiumare, un anno fa il paesino di Cavallerizzo, prov Cosenza, fu inghiottito da una frana, sul Po continuano estrazioni abusive di inerti e nell’area di esondazione del Piave ci sono vari importanti insediamenti industriali.
Rischio Vulcanico
2 milioni di persone vivono in aree a rischio vulcanico
delle quali 1 milione solo nell’area Vesuvio e Campi Flegrei.
Altri dati:
La protezione civile calcola che siano 80.000 gli EDIFICI PUBBLICI vulnerabili( scuole, ospedali, uffici, caserme) a cui si aggiungono strade ponti e ferrovie.
Le SCUOLE edificate in aree a rischio sono 22.000 ( 16.000 delle quali in aree ad altissimo rischio e di queste 9.000 non sono state costruite rispettando i criteri antisismici). Significa che circa 8-9 milioni di bambini e ragazzi ogni mattina entrano in classi dove non ci sono i requisiti di sicurezza previsti dalla legge. Per mettere in sicurezza le scuole servirebbero 4 miliardi di euro, attualmente sono stati stanziati dal Cipe
solo 494 milioni di euro per intervenire su circa 1500 scuole su 9000. Di tutte le scuole italiane solamente il 32 per cento ha certificati di agibilità statica. ( in Abruzzo l’8,51%, in lombardia il 31%, in Piemonte il 38% e così via…) Dati Legambiente pubblicati sul Sole 24 ore.
Gli OSPEDALI da mettere a norma nelle aree a rischio sono 500
A questi si aggiungono circa 7 milioni di CASE PRIVATE a rischiO.
3 milioni di italiani vivono in aree ad alta sismicità, 21 milioni a media sismicità, 15 a bassa sismicità, 20 milioni a sismicità minima.

Nessun commento: