da aprile on line
A Sinistra, ritorno al futuro?
Franco Astengo, 27 aprile 2009, 09:42
Dibattito Toni Negri, in un ampio articolo apparso il 24 Aprile sulle colonne del "Manifesto", dopo aver proclamato il superamento del "contrattualismo" di Rawls ( il solo contraltare possibile, dal punto di vista del liberalismo alla linea selvaggia dei "Chicago - Boys" che ha dominato fino a pochi mesi fa e che adesso si sta trasformando, come nel "caso italiano" in colbertismo - populismo?) e preso atto della fine del socialismo sovietico, propone l'idea della pianificazione come centrale per il rilancio della sinistra
La ricostruzione di una soggettività politica rappresentativa della sinistra italiana rimane un punto all'ordine del giorno, ben al di là del risultato elettorale prossimo venturo.
Una scadenza, quella elettorale del 7 Giugno prossimo che non potrà certo, sia nell'occasione europea, sia in quella amministrativa, rappresentare un punto di partenza possibile, ma soltanto una tappa intermedia: troppe sono le contraddizioni, le difficoltà, i negativi residui del passato che attraversano il nostro corpo sociale e politico; enormi i ritardi accumulati sulla strada di un recupero di una autonomia di pensiero e di azione.
Pensiero ed azione condizionati dall'assunzione, ormai da molti anni, del concetto di governabilità quale fine esaustivo dell'agire politico che i ceti dirigenti delle formazioni operanti nel nostro Paese all'interno della sinistra, hanno introiettato in larga parte trasformandolo in una forma mentale opportunistica, di mantenimento di privilegi che ancora alligna con grande forza e che è necessario, invece, sconfiggere rapidamente.
Una forma mentale negativa che deve essere affrontata con le armi della cultura: ragionando sulle idee di fondo, non soltanto sui programmi, e - principalmente - sulle forme dell'organizzazione politica: forme dell'organizzazione politica ormai smarrite a favore della personalizzazione, dell'uso spregiudicato dei mezzi di comunicazione di massa, del "leaderismo" da salotto.
Risiede qui il vero nocciolo della "rifondazione": un termine purtroppo abusato nel linguaggio politico italiano, che è diventato difficile usare.
"Dopo la devastazione": questo potrebbe essere il titolo di un seminario nazionale dove raccogliere l'insieme di questi soggetti che intendono muoversi nella direzione che sto cercando (sicuramente con scarsa chiarezza) di indicare anche in questa occasione.
Una riflessione collettiva, organizzata al di fuori da falsi democraticismi di base, buoni soltanto come abbiamo già visto per operazioni gattopardesche, per realizzare l'avvio di una faticosa fase di studio e di selezione per una classe dirigente all'altezza delle contraddizioni che ci troviamo di fronte.
Si tratta di recuperare l'idea del "perimetro" (non del "recinto" beninteso) della sinistra. Sulla base della sua storia, delle sue tradizioni, della sua identità, recuperando l'idea della centralità del rapporto con le fratture sociali quale fattore fondamentale dell'organizzazione e dell'iniziativa politica: ebbene, in questo senso, qui in quello che è ancora Occidente avanzato (tanto per usare proprio termini "classicheggianti") la frattura principale, il "cleavages" decisivo (parafrasando Rokkan) rimane quella tra capitale e lavoro, quella dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo sulla quale si intrecciano altre contraddizioni che, forse erroneamente (in questo caso i politologi dovrebbero, a mio modesto avviso, riflettere) sono state definite "post - materialiste".
Attenzione: proprio per le ragioni appena esposte non possiamo limitarci a pensare ad un "Labour Party" in salsa post-modernista, ma serve un soggetto molto più ampio, proprio perché la crisi che stiamo attraversando, sicuramente all'interno di un drammatico quadro economico - finanziario, è molto più articolata e pervasiva nelle sue espressioni concrete.
Alla contraddizione capitale- lavoro la sinistra può rispondere riproponendo, con forza, l'idea del "piano": ecco, questo è il punto di fondo del mio ragionamento notando anche che lo stesso Toni Negri, in un ampio articolo apparso il 24 Aprile sulle colonne del "Manifesto", dopo aver proclamato il superamento del "contrattualismo" di Rawls ( il solo contraltare possibile, dal punto di vista del liberalismo alla linea selvaggia dei "Chicago - Boys" che ha dominato fino a pochi mesi fa e che adesso si sta trasformando, come nel "caso italiano" in colbertismo - populismo?) e preso atto della fine del socialismo sovietico, propone proprio l'idea della pianificazione come centrale per il rilancio della sinistra.
Aggiungo: il "piano" potrebbe costituire la sintesi teorico - progettuale di una sinistra che si pone sulla strada di affrontare la "frattura" del nuovo secolo, una frattura insieme antica e moderna; un "piano" espresso da una nuova soggettività politica, strutturata in una forma assolutamente controcorrente, attorno all'idea - cioè - del partito di massa descritto da Duverger; una struttura politica di massa riferita, ovviamente, alla costruzione di un nuovo blocco sociale del cambiamento,ad una ricerca di egemonia sul piano politico e,soprattutto, sul terreno culturale.
Siamo ai classici della socialdemocrazia di sinistra, delle "riforme di struttura", del rovesciamento del rapporto attuale tra economia e politica.
Vogliamo pensarci in profondità, senza improvvisazioni?
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