giovedì 23 aprile 2009

Giorgio Napolitano: la lezione di Bobbio

da La Stampa

23/4/2009

La lezione di Bobbio




"No a meno diritti in nome del dovere di governare"


GIORGIO NAPOLITANO

Vorrei allargare la visuale della mia riflessione per cogliere – al di là dello specchio deformante delle dispute politiche italiane – questioni e dilemmi che attraversano, e già da tempo, il discorso sulla democrazia in Occidente.

Da decenni ormai si è aperto il dibattito generale sulla governabilità delle società democratiche: nelle quali, a una crescente complessità dei problemi e a un tendenziale moltiplicarsi delle domande e dei conflitti, non corrispondono capacità adeguate di risposta, attraverso decisioni tempestive ed efficaci, da parte delle istituzioni.

Nell’affrontare a suo tempo questo tema cruciale, Norberto Bobbio osservò che mentre all’inizio della contesa sul rapporto tra liberalismo e democrazia «il bersaglio principale era stato la tirannia della maggioranza», esso stava finendo per assumere un segno opposto, «non l’eccesso ma il difetto di potere». E Bobbio aggiunse, pur senza eludere il problema: «La denuncia della ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie». Un monito, quest’ultimo, che non si dovrebbe dimenticare mai. E dal quale va ricavata l’esigenza di tenere sempre ben ferma la validità e irrinunciabilità delle «principali istituzioni del liberalismo» - concepite in antitesi a ogni dispotismo - tra le quali -, nella classica definizione dello stesso Bobbio, «la garanzia di diritti di libertà (in primis libertà di pensiero e di stampa), la divisione dei poteri, la pluralità dei partiti, la tutela delle minoranze politiche». E sempre Bobbio metteva egualmente l’accento sulla rappresentatività del Parlamento, sull’indipendenza della magistratura, sul principio di legalità.

Tutto ciò non costituisce un bagaglio obsoleto, sacrificabile - esplicitamente o di fatto - sull’altare della governabilità, in funzione di «decisioni rapide, perentorie e definitive» da parte dei poteri pubblici. Ho evocato - ed è di certo tra gli istituti non sacrificabili - la distinzione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario); e mi sarà permesso di richiamare anche il riconoscimento del Capo dello Stato come «potere neutro», secondo il principio che, enunciato da Benjamin Constant due secoli fa, ispirò ancora i nostri padri costituenti nel disegnare la figura del Presidente della Repubblica.

Ho egualmente menzionato come essenziale la rappresentatività del Parlamento: a proposito della quale penso si possa dire che essa non viene fatalmente incrinata da regole vigenti in diversi paesi democratici, finalizzate ad evitare un’eccessiva frammentazione politica, ma rischia di risultare seriamente indebolita in assenza di valide procedure di formazione delle candidature e di meccanismi atti ad ancorare gli eletti al rapporto col territorio e con gli elettori. In definitiva, non si può ricorrere a semplificazioni di sistema e a restrizioni di diritti in nome del dovere di governare. Grande è certamente la difficoltà del governare in condizioni di pluralismo sociale, politico e istituzionale, e ancor più in presenza, oggi, della profonda crisi che ha investito le nostre economie. Ma non c’è, sul piano democratico, alternativa al confrontarsi, al combinare ascolto, mediazione e decisioni, al giungere alla sintesi con la necessaria tempestività ma senza sacrificare i diritti e l’apporto della rappresentanza.

E a ciò non si sfugge nemmeno nei sistemi politico-istituzionali che sembrano assicurare il massimo di affermazione del potere di governo affidato a una suprema autorità personale. Mi riferisco naturalmente a sistemi e modelli autenticamente democratici come quello presidenzialista degli Stati Uniti d’America: dove, al di là del mutare o dell’oscillare, nel tempo, dell’equilibrio tra Presidente e Congresso, a quest’ultimo, cioè alla rappresentanza parlamentare, nella sua netta separazione dall’esecutivo, viene riservata sempre un’ampia area di influenza e di intervento - e in definitiva l’ultima parola - nel processo deliberativo. Anche nei momenti, aggiungo, di emergenza e urgenza nazionale, come ci dicono le recenti vicende del complesso rapporto - sul terreno legislativo - tra il nuovo Presidente, la nuova Amministrazione americana, e il Congresso degli Stati Uniti.

Estratto della lectio magistralis tenuta ieri dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Teatro Regio di Torino in occasione della Biennale della Democrazia

Nessun commento: