Gad Lerner
Ieri 21 aprile 2009, 20.23.59
Il 25 aprile di Silvio Berlusconi
Ieri 21 aprile 2009, 20.23.59 | Gad
Questo articolo è uscito su “Vanity Fair”.
Berlusconi si sentirà ormai forte abbastanza, o meglio accettato come capo naturale di tutta la nazione, da sfidare la data-simbolo del 25 aprile cui finora si era prudentemente sottratto?
E’ molto interessante il preannuncio d’interesse lasciato trapelare dal premier: per la prima volta in vita sua è tentato di partecipare a una commemorazione della Resistenza antifascista da cui nel dopoguerra scaturirono in sequenza lo Stato democratico, la Repubblica, la Costituzione . Vuol dire che ha deciso di “testare” –scusate la brutta espressione di marketing- una possibile dimensione nuova della sua leadership. Cimentandosi su un terreno per lui insidiosissimo, epperò obbligato se vuole completare il cursus honorum dello statista che incarna l’unità nazionale. Il presidente di tutti gli italiani non può ignorare quella data fondativa, liquidandola come festività paracomunista. Minimizzare l’importanza dell’esperienza partigiana dal 1943 al 1945 al fianco degli Alleati è un retaggio antico della destra italiana, rinfocolato dal revisionismo storico. Risale agli anni della guerra fredda con l’Unione Sovietica, quando gli Usa reclutavano volentieri pure i funzionari sopravvissuti del regime fascista, pur di fronteggiare il pericolo principale costituito dai comunisti. Berlusconi per età, indole e formazione -basti pensare alla loggia massonica P2- è figlio di quella cultura. Ma ha ben compreso l’importanza di superarne i limiti divisivi: non gli basta passare alla storia come il politico che “sdoganò” la destra post-fascista, facendo tesoro dei suoi voti e contribuendo a democratizzarla. Nel suo disegno ecumenico sarebbe contemplata una riconoscenza che gli giungesse pure dall’altra parte. Per fare di lui, sul serio, l’unico vero riferimento dell’unità della nazione, fin da subito, a prescindere dal Quirinale o da chissà quali altri competitori.
Quando Dario Franceschini lo invita a partecipare insieme al corteo milanese di sabato 25 aprile, per testimoniare una politica capace di ritrovarsi in dei valori comuni, sa benissimo di andare incontro a un diniego. Berlusconi, neanche il Berlusconi descamisado che finge di mescolarsi alla folla indossando discutibili maglie girocollo, mai commetterà l’errore di mettersi sullo stesso piano di un oppositore come Franceschini. Marciando di fianco in corteo, figuriamoci. Se anche deciderà di correre il “rischio 25 aprile”, il premier lo farà scegliendo una modalità che gli consenta di porgersi ancora una volta dall’alto, o meglio di riscrivere nella sua chiave un animistica una nuova interpretazione del 25 aprile e della Resistenza.
La mossa è davvero azzardata, non so se Berlusconi alla fine deciderà di giocarla davvero. Ma è indubbio che lo inducono a provarci un paio di circostanze favorevoli.
La prima. Mai la sinistra italiana è parsa tanto debole quanto oggi. Il momento è propizio per rovesciarne i codici, perfino l’epopea della Resistenza. Sostituendoli con una memoria condivisa in cui davvero si sdrammatizzi il conflitto fascismo-antifascismo, entrambi recuperati e sterilizzati.
La seconda circostanza che incoraggia Berlusconi a osare l’ultima scalata ai vertici del consenso nazionale, è il successo popolare conseguito nell’Abruzzo del dopo terremoto e spasmodicamente amplificato dal coro televisivo. Più che mai in passato, il Berlusconi che ha potuto seguire i funerali delle vittime del sisma in mezzo ai parenti delle vittime, senza tema di riceverne espressioni di ostilità, forse ritiene di poter azzardare una presenza altrettanto rispettata sotto i gonfaloni dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia).
Già me lo vedo che canta “Bella ciao” tra gli anziani col fazzoletto al collo, e il sorriso a quattro carati di chi ce l’ha fatta.
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